Chi fa cicloturismo non fa autoturismo

Chi fa cicloturismo non fa autoturismo

Condividi!

Una risposta all’articolo di Stefano Gerosa “Sbandare con le gite? Attenti, FIAB non è un’associazione ricreativa”. Anche scegliere di passare il proprio tempo libero in bicicletta è una scelta di stile di vista sostenibile e positiva. I turisti in auto privata portano con sè code inenarrabili, ingorghi in ingresso e uscita dai centri urbani, parcheggio selvaggio, inquinamento, ecc.

Sono attivo in FIAB da molto tempo, non solo come promotore di attività cicloturistiche. Ho accettato l’incarico di “responsabile dell’attività cicloturistica” per FIAB-Milano, perchè mi permetteva di fare qualcosa senza una presenza forte sul territorio, che non avrei altrimenti potuto mettere in campo. Mentre a Torino svolgo anche un’intensa attività sulla promozione e governance della mobilità sostenibile, tramite il ruolo che ho ormai da quasi un anno di responsabile per l’Università di Torino del GREEN OFFICE lato mobilità, dove tra l’altro evidenzio in tutti i contesti il mio ruolo e la mia appartenenza a FIAB.

Condivido quanto osserva Stefano Gerosa nel suo articolo. L’unica sfumatura che ritengo non completamente presente è che certamente il cicloturismo è “facile” da vendere, perchè resta un’attività piacevole e di svago (se ben condotta e organizzata), ma questo non toglie che anche scegliere di passare il proprio tempo libero in questo modo è una scelta di stile di vista sostenibile e positiva.

Chi fa cicloturismo non fa, o fa molto meno, “autoturismo”, intendo.

L’impatto della motorizzazione privata selvaggia in ambito urbano, specie per i “cittadini” che risiedono in aree fortemente urbanizzate, è evidente e quotidiano. Ma non è l’unico impatto: anche le attività di turismo ed escursione, ormai assolutamente di massa in una società come la nostra, hanno conseguenze forti sulla sostenibilità del nostro modo di vivere.

Forse a Milano, città non a grande richiamo turistico, sentiamo meno la cosa, ma volgete lo sguardo alle città che sono un magnete per chi viaggia e pensate quale impatto hanno le scelte di mobilità di chi le visita!

I turisti in auto privata portano con sè code inenarrabili sulle grandi arterie stradali, ingorghi in ingresso e uscita dai centri urbani, parcheggio selvaggio ma spesso tollerato perchè il turista porta soldi, e poi ovviamente inquinamento atmosferico acustico ecc. ecc.

E ancora, pensate quanto sia ancor più diverso l’impatto del cicloturismo quando la scelte della modalità di viaggio od escursione è rivolta alla visita di zone ad alto pregio naturalistico-ambientale, dove l’assalto dei gitanti automuniti è spesso paragonabile ad un flagello stile cavallette.

Concludendo quindi: sacrosanto non dimenticare uno dei due “fronti” della nostra iniziativa, ma questo deve valere in entrambi i sensi.

Paradossalmente, una associazione FIAB che si dedicasse esclusivamente alla ciclabilità urbana, sarebbe altrettanto “monca” di una che si occupa solamente di gite e viaggi.

L’importante – è questo che è cruciale – è che in tutte le nostre attività vengano sottolineati ai partecipanti, specie nuovi, gli aspetti che ne fanno attività di un’associazione ambientalista, e non un dopolavoro.  E che si parli, non appena è possibile, anche delle altre iniziative dell’associazione a tutto tondo.