Con questo primo articolo diamo il via a una nuova rubrica sul sito della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. “Com’è pedalare a…” vuole essere un appuntamento ricorrente con la nostra community e con tutte le persone che si interessano di mobilità ciclistica e mobilità attiva per fare il punto su una città in particolare. Lo faremo intervistando una persona che rappresenta FIAB sul territorio, grazie alla fitta rete di associazioni diffuse da nord a sud, nei grandi e nei piccoli comuni.

Stefano Druetta / FIAB Torino Bike Pride
Cominciamo con Torino, una città che conta tre associazioni – Bike Pride, Bici&Dintorni e Pedaliamo Insieme – e che negli ultimi anni ha registrato numeri importanti. Cogliendo l’occasione dell’ultima parata organizzata da FIAB Torino Bike Pride abbiamo raccolto spunti, dati e considerazioni da Ammj Traore, la presidente di FIAB Torino Bike Pride.
Pedalare a Torino: i dati, le infrastrutture, la community
Come si pedala a Torino?
A Torino si pedala sempre più, ma il cambiamento è ancora in corso e richiede pazienza e determinazione. Secondo i dati della Città di Torino (qui e qui), dal 2019 a oggi sono stati registrati oltre 20 milioni di passaggi in bici sulle ciclabili monitorate, con un aumento dell’83 % in cinque anni su alcuni tratti. Circa il 7% degli spostamenti in città avviene in bicicletta, mentre l’obiettivo del Biciplan 2013 era del 15% in dieci anni. Le cifre ci dicono che stiamo andando nella giusta direzione, ma anche che non possiamo accontentarci. La rete è lunga quasi 280 km, ma molti tratti sono condivisi – è comune trovare ciclopedonali – o non correttamente protetti.

Quali sono i punti di forza della città per chi si sposta in bicicletta?
Non significa solo andare dal punto A al punto B ma abitarla e immergersi completamente nel suo ambiente. Per questo la strada deve essere curata, accogliente e accessibile per chiunque. Pedaliamo in una città che offre molto ma che può dare molto di più.

Torino è una città con tre associazioni FIAB. Come funziona il lavoro di squadra?
Ognuna delle tre associazioni FIAB torinesi – Bike Pride, Bici&Dintorni e Pedaliamo Insieme – ha un proprio approccio, ma ci confrontiamo e collaboriamo su campagne, tavoli istituzionali e iniziative condivise. È una ricchezza, più voci significano più prospettive per una stessa causa.

Capitolo urgenze: cosa serve di più oggi a Torino per migliorare la ciclabilità?
Possiamo riassumere in tre cose: manutenzione, continuità e inclusività. La rete ciclabile esiste ma ha ancora dei vuoti, disconnessioni e barriere fisiche. Serve una manutenzione costante, una segnaletica chiara e piste e corsie abbastanza ampie da accogliere anche cargobike, handbike, tricicli, sedie a ruote e simili. Il Biciplan del 2013 non è stato completato ma è in atto la sua revisione. La Consulta Mobilità Ciclistica e Moderazione del Traffico, di cui noi facciamo parte e che nasce da una richiesta politica del Bike Pride 2016, ha presentato una lista di proposte con alcune priorità da considerare necessarie al completamento della rete attuale. Per noi si tratta di ripensare le strade come spazi condivisi e sicuri per tutte le persone. La moderazione della velocità è un punto centrale di questa nostra visione.

Stefano Druetta / FIAB Torino Bike Pride
A Torino c’è uno degli esempi più belli di community in bici, la parata di Bike Pride.
Il Bike Pride è, prima di tutto, una festa collettiva, un momento in cui la città si riappropria dello spazio pubblico per viverlo in modo diverso, con una velocità naturale, con libertà, e con un sorriso. Ma il Bike Pride non è solo una giornata di festa. Infatti, è anche un’occasione per riflettere su come vogliamo muoverci e convivere nello spazio urbano, e su cosa significa davvero avere una città accessibile a tutte e tutti. Ogni anno scegliamo un tema che ci aiuti a leggere la città attraverso la lente della mobilità sostenibile, e quest’anno abbiamo deciso di parlare di velomobilità, ovvero di tutte le forme di movimento attivo, leggere, a pedali o assistite elettricamente. Il titolo di questa edizione, “Velomobilità. Una città per tutte le ruote”, vuole ricordarci che la bicicletta e i suoi compagni non sono solo mezzi, ma simboli di autonomia, equità e accessibilità.

Stefano Druetta / FIAB Torino Bike Pride
Un esempio, quello della Bike Pride, ripreso anche a Verona. Come ha funzionato questo effetto viralità?
Negli anni è diventato un modello replicabile perché unisce forma e sostanza. È gratuito, ha messaggi chiari e un’estetica gioiosa che facilita l’adesione. Mette in rete gruppi diversi, costruisce fiducia con le istituzioni, rende visibile un modo di muoversi che spesso resta in secondo piano. Simone Paoli, designer e nostro socio attivista, ha redatto il manuale organizzativo del Bike Pride: un documento che condensa l’esperienza maturata da FIAB Torino Bike Pride nell’organizzazione dell’evento. Il manuale è stato realizzato come tesina finale dell’11ª edizione del Corso di perfezionamento e aggiornamento professionale per Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica dell’Università di Verona, a cui Simone ha partecipato nel 2024. Questo lavoro è a disposizione di tutte le realtà.
Una lezione che avete imparato e che vi sentite di dare ad altre associazioni FIAB per crescere.
La forza è nella costanza e nella cura delle relazioni. Fare attivismo sulla mobilità è un lavoro di pazienza. Servono idee, ma anche ascolto, rispetto dei tempi istituzionali e capacità di fare rete con soggetti diversi. Non si tratta solo di biciclette, ma di restituire senso allo spazio pubblico, di mostrare che la mobilità sostenibile non è una bandiera di categoria, ma un modo più giusto e umano di condividere la strada.
