Nuova puntata del nostro giro in Italia in “Come si pedala a…”. Ci spostiamo a Cagliari, dove abbiamo intervistato Virgilio Scanu, presidente di FIAB Cagliari, che ci ha restituito alcune istantanee di come è pedalare nel capoluogo sardo. A differenza di altre realtà italiane, dove il clima spesso disincentiva le persone a pedalare quando fa più freddo, sull’isola temperature e meteo sono invidiabili. Il problema, come registrato in altri comuni, sono le infrastrutture non sempre adeguate. Ma facciamocelo raccontare da Scanu.

Come si pedala a Cagliari?
Non tanto bene e ancora pochi utenti con tante criticità, pur avendo una enorme potenzialità.
Quali sono i punti di forza della ciclabilità in città?
I punti di forza maggiori sono dati dalla presenza in città e nell’area metropolitana di tanti parchi comunali e regionali, dalla lunghissima spiaggia del Poetto e dalle condizioni ambientali e climatiche.

E quali sono invece le lacune?
Pur con una discreta presenza chilometrica di ciclabili, le piste non sono in continuità e sono presenti solo parzialmente in città e i quartieri ne sono esclusi. I comuni limitrofi non sono collegati, le piste di non sono raccordate e sono di scarsa qualità. Inoltre mancano quasi del tutto i servizi, è scarsissima la presenza delle rastrelliere. Nessuna velostazione anche se sarebbero programmate da tanti anni. Notiamo troppe auto private in circolazione e una mancanza di dialogo e confronto da parte delle amministrazioni con le associazioni del settore.

La città ha fatto notizia perché il Consiglio di Stato ha respinto il vostro ricorso contro il Comune di Cagliari in merito alle multe a chi lega le bici ai pali e tutto quello che non è rastrelliera. Ci puoi dare qualche aggiornamento?
A seguito dell’approvazione del Regolamento di polizia e sicurezza urbana e del primo nostro ricorso al TAR con la precedente amministrazione (Giunta Truzzu), ci si aspettava una cancellazione o modifica del comma dell’articolo 19, da parte della nuova amministrazione in carica (Giunta Zedda). Ma pur con impegni verbali di diversi consiglieri in campagna elettorale, nel concreto dopo oltre un anno niente è cambiato. Anzi, non essendo intervenuti tempestivamente, si rischia di esserne considerati in parte corresponsabili, nel non aver evitato la nuova sentenza del Consiglio di Stato. La stessa ci ha lasciato assai insoddisfatti, perché ancora una volta ha risposto solo in parte ai nostri quesiti posti, motivo per cui stiamo valutando un ulteriore ricorso alla Corte Europea. Si ringrazia solo il comando e gli agenti della Polizia locale che si sono dimostrati molto corretti e responsabili, non avendo mai applicato la norma del regolamento citato. All’amministrazione comunale, con la quale continuano le difficoltà di dialogo e confronto, continuiamo a richiedere, oltre all’installazione diffusa delle rastrelliere in città e nei quartieri, la rammagliatura delle piste ciclabili esistenti e delle piccole infrastrutture che permetterebbero il superamento di diverse criticità presenti in alcune zone cittadine e metropolitane.

Qual è il più grande risultato che come FIAB locale avete ottenuto in questi anni?
La FIAB ora, Città Ciclabile in origine, la prima associazione cittadina nata nei primi anni novanta, ha sempre promosso iniziative e dibattiti sulla mobilità ciclistica cittadina e metropolitana. Chiaramente c’era stato un enorme entusiasmo quando 15 anni fa, si erano iniziate a realizzare le prime piste ciclabili nel centro cittadino: il volto della città e della mobilità aveva iniziato a cambiare. Negli anni successivi le stesse piste ciclabili sono state integrate in alcune aree cittadine, ma senza un piano e una visione complessiva con scarsi obiettivi. Nel concreto negli ultimi anni ci siamo maggiormente impegnati a vigilare l’effettiva realizzazione delle piste ciclabili, progettate negli anni precedenti, senza riscontrare da parte nostra grandi risultati, anche perché alla realizzazione delle piste ciclabili, non ha mai fatto seguito da parte delle amministrazioni comunali, quella visione complessiva e il dovuto coraggio nella realizzazione del sistema con una vera e propria campagna di comunicazione e promozione della mobilità ciclistica, riscontrando purtroppo che ad oggi non c’è stata quella crescita dell’utenza della bicicletta da noi tanto auspicata. Dal punto di vista associativo, lo riteniamo un buon risultato, aver organizzato quest’anno abbastanza bene il Cicloraduno nazionale FIAB a Cagliari, con tantissimi partecipanti da tutta Italia.

Per il futuro che piani avete?
Ho avuto modo negli ultimi anni, girando per l’Italia, di vedere diverse belle iniziative e piccole infrastrutture bike friendly, che a Cagliari e in Sardegna, si stanno iniziando ad intravedere, riscontrando anche delle difficoltà a metterle in atto. Attendiamo prima possibile nuove forze e tempi migliori.
