E finalmente il 25 aprile, alle 12.30, puntualissimi (o quasi!) i 5 ciclocortei arrivano davanti all’Arena. Il primo, e il più imponente per la partecipazione di più di 200 persone, è quello che proviene dal giro cittadino dedicato a ‘Resistere, Pedalare, Resistere’: un ricordo della Resistenza che quest’anno abbiamo voluto legare alla necessità di dare un nuovo impulso ad una vera politica di pace.
Poi ecco arrivare anche il gruppo proveniente da Sommacampagna, ecco gli amici di Isola della Scala, quelli di Tregnago e Illasi ed il gruppo partito da Cavaion. Alcuni amici ci raggiungono anche dalla Valpolicella, sorpassati in corsa dalla sezione Fiab trentina che ha organizzato una treno + bici.
Francesca e Franca mi raccontano che è stato simpatico accogliere a Sommacampagna gli amici di Modena, arrivati alla meta dopo tre giorni di ciclocammino e una notte a Cà Fornelletti, e quelli saliti in sella la mattina presto a Brescia. Molti si sono riconosciuti avendo partecipato ad una Paciclica, pedalata di avvicinamento alla marcia Perugia-Assisi (a proposito: anche quest’anno si ripeterà l’impresa!).
Insomma, centinaia di biciclette sono sbucate da varie direzioni invadendo piazza Brà. Eppure… l’effetto non è stato così visibile come avevo immaginato. Per forza: la piazza era già affollatissima. Lasciate le bici nel cortile delle scuole Segala sotto la gentile sorveglianza di tre giovani volontari (che organizzazione!), ci siamo confusi nella folla ed avvicinati ad uno degli arcovoli, dove si sono alternati gli interventi dei rappresentanti delle decine di associazioni coinvolte in questo straordinario evento.
Perché la Fiab abbia prontamente aderito e partecipato attivamente all’Arena di Pace l’ha chiarito Stefano Gerosa: “nata 25 anni fa nell’ambito del movimento ambientalista, la Fiab non solo ha scritto nel proprio statuto di ispirarsi alla nonviolenza, ma in tutti questi anni ha portato avanti la propria mission specifica coniugandola con un impegno civile di più ampio respiro. E la bicicletta, mezzo ecologico e disarmato per antonomasia, si è dimostrata un formidabile veicolo anche per questo genere di iniziative.”
Stefano indossa una ‘strana’ maglietta, dove l’arcobaleno della pace fa da sfondo ad un cartello che impone una “zona 30”. Ne spiega il senso affermando che sulle nostre strade c’è quotidianamente una “guerra silenziosa” che ormai, da decenni, è accettata con rassegnazione e che solo occasionalmente fa scalpore. Una guerra sanguinosa che uccide in particolare gli utenti “fragili” della strada: pedoni, ciclisti, bambini, anziani, insieme a tanti conducenti e passeggeri di autoveicoli; una guerra alla quale noi continuiamo a reagire con indignazione e proposte concrete.
“Dobbiamo fare pace con l’ambiente”, continua Stefano, “ma come non ha senso parlare genericamente di pace senza parlare di disarmo, noi non possiamo limitarci a parlare biciclette e diciamo che bisogna togliere un po’ di spazio alle auto, impedirne fisicamente la velocità ed imporre in città il limite dei 30 km/h. Anche se è un discorso difficile, che suscita perplessità”.
Ma è ora di entrare: l’Arena si sta riempiendo e si sta scaldando. Sulla pelle, (in barba a tutte le previsioni) scotta uno splendido sole. L’aria vibra già al suono dei contributi dei musicisti dei più diversi generi. Negli occhi i colori di migliaia di persone, degli striscioni e delle bandiere. Intorno si riconoscono qua e là amici persi di vista da tempo.
Ma in realtà non c’è bisogno dei vecchi amici: nessuno si può sentire solo qui, anche ‘perdendosi’ nell’anfiteatro. Il clima si scalda ancora di più, restando in un atmosfera di ascolto e di festa, quando sul palco si alternano gli interventi: quelli di Lidia Menapace, Alex Zanotelli, Luigi Ciotti, Gad Lerner, o del sindaco di Messina Renato Accorinti per citare alcuni degli ospiti più conosciuti e trascinanti. Ma anche tante testimonianze dirette, concrete e toccanti come quella dei giovani aderenti ai Corpi Civili di Pace, capaci di portare una presenza nonviolenta – e, a vederli oggi, incredibilmente serena e carica di speranza – proprio nelle zone del mondo dove si vivono i più drammatici conflitti.
Stavolta però non annoto nulla, mi lascio semplicemente cullare da quest’ atmosfera al tempo stesso consapevole e festosa.
E plano un po’ anch’io, col mio aeroplanino di carta, sulle centinaia di persone sotto di me. Il mio jet si confonde tra gli altri 13.000 vettori colorati che vanno a ruba tra i bambini per essere rilanciati ancora e ancora.
Penso che alla loro età non ho mai lanciato aeroplani di carta, mi sa che è il primo che costruisco in vita mia. Forse ne aspettavo proprio uno con scritto sopra ‘No F35’.
Intervento di Stefano Gerosa (vice – Presidente FIAB) alla conferenza stampa di presentazione Sono qui in rappresentanza di FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Una delle molte realtà associative oggi qui presenti, che fanno cose diverse ma solo apparentemente “scollegate”. Siamo qui insieme a parlare di “Pace”, non per un generico afflato pacifista, ma perché c’è un percorso comune che parte dalla nonviolenza, scritta unita, senza trattino, perché non è una negazione ma un’affermazione, un programma costruttivo; scaturisce da una “tensione” che non ammette rassegnazione, non ci fa accettare il mondo così com’è, ci fa lavorare per cambiarlo. FIAB, nata 25 anni fa nell’ambito del movimento ambientalista, non solo ha scritto nel proprio statuto di ispirarsi alla nonviolenza, ma in tutti questi anni ha portato avanti la propria mission specifica coniugandola anche con un impegno civile di più ampio respiro. E la bicicletta, mezzo disarmato ed ecologico, si è dimostrata un formidabile veicolo anche per questo genere di iniziative. Tra le tante ricordo Paciclica: nelle ultime edizioni gruppi di ciclisti sono partiti da diverse città per raggiungere Perugia e partecipare alla “Marcia per la pace Perugia Assisi”. L’altra è “Resistere Pedalare Resistere”. Anche quest’anno il 25 aprile FIAB organizza in tutta Italia visite in bicicletta ai luoghi della Resistenza. Oggi aggiorniamo il concetto di “resistenza” e “liberazione”, partecipando ad Arena di Pace. Per venire qui sono partiti cortei in bici da tutta la Provincia di Verona, ma anche da Trento, Brescia. Da Modena addirittura 3 giorni fa. La nostra “mission” principale, per chi non ci conosce, è quella di partire dalla bicicletta per proporre una mobilità nuova, per tutti (anche magari per chi in bici non ci può andare), per arrivare ad incidere sulle nostre città, che vorremmo più a misura d’uomo. C’è la necessità di “fare pace con l’ambiente”, cambiare i nostri stili di vita e il nostro modello di sviluppo, contro i cambiamenti climatici e lo spreco delle risorse naturali. Non c’è il tempo di parlarvi di tutte le nostre numerose campagne ed iniziative per la mobilità ciclistica. Voglio però parlarvi di una guerra sanguinosa, che chiediamo a tutti voi di aiutarci a fermare. Ogni giorno sulle strade muoiono pedoni, ciclisti, bambini, anziani, tutti utenti “fragili” della strada, così come muoiono conducenti e passeggeri degli autoveicoli; vittime di un sistema dove la velocità è considerato un diritto (che sembra indiscutibile), la vita un po’ meno. Noi non li chiamiamo incidenti ma “omicidi stradali”; hai un’arma letale, la tieni sempre carica e puntata ad altezza d’uomo, se parte un colpo e uccidi … lo vogliamo chiamare incidente? E’ una guerra “silenziosa”, occasionalmente fa scalpore se l’investitore è alterato, ma la maggioranza degli omicidi stradali non è dovuta a ubriachezza o tragica fatalità ma alla velocità degli autoveicoli. Cari amici … finché parliamo di biciclette siamo “simpatici”, quando diciamo che bisogna togliere un po’ di spazio alle auto, impedirne fisicamente la velocità ed imporre in città il limite dei 30 km …. solleviamo scandalo e perplessità. Lo sapete bene come funziona, è la stessa differenza tra parlare genericamente di pace e chiedere concretamente il disarmo. Ma noi però non ci rassegniamo. Il vero scandalo è questa carneficina non chiedere di moderare la velocità, così come il vero scandalo sono le guerre o anche solo gli enormi sprechi in armamenti a fronte della povertà dilagante, lo scandalo non è chiedere il disarmo. Arena di Pace, ci auguriamo, sia oggi un momento di ritrovo, di riflessione ma anche di gioia e di festa, per tutti coloro che non accettano di soccombere alla rassegnazione e al fatalismo, che sanno ancora indignarsi di fronte a questa cultura imperante di morte, per tutti coloro che cercano di dare importanza a valori fondamentali, come la solidarietà, l’ambiente, la cultura, la convivialità. Ringrazio anche a nome della Federazione che rappresento gli organizzatori di questo evento, camminiamo e pedaliamo insieme per un futuro migliore. |