I percorsi ciclopedonali lodigiani sono infestati da una quantità da record di cartelli, molti dei quali posizionati nel centro, inutili o pericolosi. Tanti gli incidenti capitati ai ciclisti che hanno urtato questi cartelli e, a luglio del 2014, un ciclista è morto.
FIAB-Lodi ha realizzato un dossier.
Il problema purtroppo non riguarda solo il Lodigiano. Molte ciclabili in Italia sono fatte male; le frequenti interruzioni contraddicono il Codice della Strada e la normativa tecnica di garantire continuità ai percorsi ciclabili e non aumentano la sicurezza.
I percorsi ciclopedonali lodigiani sono infestati da una quantità da record di cartelli, molti dei quali posizionati nel centro dei percorsi ciclabili, spesso inutili o pericolosi per la sicurezza dei ciclisti. Tanti sono stati gli incidenti capitati ai ciclisti che hanno urtato questi cartelli; dopo tante contusioni, fratture, nei primi giorni di luglio del 2014 un ciclista – socio FIAB – è morto dopo essere caduto urtando un cartello.
FIAB Lodi Ciclodi, la principale associazione lodigiana della FIAB, che in passato aveva più volte richiesto lo spostamento dei cartelli, ha deciso di fare di più, e ha realizzato un dossier consegnato al nuovo Presidente della Provincia di Lodi. Intitolato “MENO CARTELLI = PIÙ SICUREZZA. RIMUOVIAMO GLI OSTACOLI SULLE CICLABILI. Proposta di eliminazione o spostamento di cartelli segnaletici pericolosi sul percorso ciclopedonale da Lodi a Cavacurta”, consiste in una ricognizione attenta della situazione dei cartelli in uno dei percorsi ciclabili più frequentati della Provincia, da Lodi a Cavacurta.
Autori i soci FIAB Domenico Carminati, Paolo Saccani e Stefano Caserini, che hanno valutato nel dettaglio ognuno dei 41 casi, accompagnandolo con una foto e una specifica richiesta, di rimozione dei cartelli inutili o pericolosi, di spostamento a lato della carreggiata della segnalazione o – in pochi casi – dal confermare quanto esistente con eventuali piccoli accorgimenti. In alcuni casi sono stati rilevati cartelli doppi, a volte che forniscono – contemporaneamente – messaggi opposti.
Su un tratto complessivo di 21 km di percorso, FIAB Lodi Ciclodi chiede di rimuovere 86 cartelli disposti su 16 pali e 27 U rovesciate, di installare a fianco della carreggiata 34 cartelli su 16 pali. Avanzano 54 cartelli e 27 U, che potranno essere utilizzati per altri futuri percorsi ciclabili.
Il tratto considerato è solo un esempio del comportamento da seguire in altri casi: FIAB Lodi Ciclodi propone agli organi politici e tecnici della Provincia di Lodi, di rimuovere tutti i cartelli giudicati inutili e pericolosi, sulla base degli stessi criteri, in tutti i percorsi ciclopedonali della provincia.
I cartelli che interrompono le piste ciclopedonali e in cui avvengono gli incidenti riguardano spesso strade con traffico molto scarso, ma anche passi carrai; ci sono ancora sulle piste ciclopedonali lodigiane cartelli che addirittura interrompono la pista ciclabile in corrispondenza degli accessi a terreni agricoli, in cui i passaggi non sono di pochi veicoli al giorno, ma di pochi veicoli all’anno.
Le frequenti interruzioni delle piste ciclabili contraddicono le richieste del Codice della Strada e della normativa tecnica di garantire continuità ai percorsi ciclabili e ciclopedonali e non aumentano la sicurezza dei ciclisti e in generale del traffico.
Il modo corretto di realizzare le intersezioni con strade poco trafficate, passi carrai o terreni agricoli è realizzare un “attraversamento ciclabile”, previsto dal Codice della Strada: in questo caso non occorrono cartelli di fine e pista ciclabile (parere Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 2339 del 1/9/2004); l’interruzione delle piste ciclabili o ciclopedonali deve essere limitata ai casi di intersezioni con strade trafficate.
In tanti casi in Italia sono stati realizzati attraversamenti ciclabili lungo piste ciclabili o ciclopedonali extraurbane, senza prevedere l’interruzione della pista stessa, senza che siano derivati conflitti giuridici inerenti la sicurezza degli attraversamenti. La continuità dei percorsi ciclabili è una caratteristica saliente della letteratura internazionale in materia e della realizzazione dei percorsi ciclabili in tutta Europa.
L’interruzione di una pista ciclabile nei pressi di carrai o strade poco trafficate è spesso motivata in passato con la necessità di facilitare la svolta dei veicoli motorizzati che percorrono strade ad essa parallela, e che con la svolta incrociano la pista stessa, in quanto la fermata degli autoveicoli lungo la strada potrebbe aumentare la pericolosità della stessa. In realtà l’interruzione può essere limitata a singoli casi sporadici in cui la visibilità delle biciclette da parte dell’automobilista sia limitata (ad esempio perché in curva o perché nascosta da alberi). In tutti gli altri casi, l’auto che deve svoltare deve restare in carreggiata per dare il passo al ciclista, di cui ha visibilità, adottando le normali regole di prudenza ed attenzione quali sono richieste obbligatoriamente a tutti i conducenti. D’altronde, lo stesso tipo di pericolo si ha in caso di svolta a sinistra delle auto che devono impegnare le intersezioni ed i passi carrai laterali, che a logica dovrebbe essere egualmente impedita.
Dall’analisi dei casi concreti in cui le interruzioni sono stati posti cartelli in mezzo alle ciclabili, si può verificare che gli automobilisti, se vedono ciclisti nei pressi degli attraversamenti, comunque si fermano in carreggiata prima di effettuare la svolta, in quanto non certi del proprio diritto di precedenza, in particolare quando, pur non esistendo l’attraversamento ciclabile, il fondo viene pitturato di rosso.
È inoltre molto discutibile che numerose interruzioni create artificialmente aumentino la sicurezza generale del traffico. Quando i flussi motorizzati nell’intersezione sono quasi nulli (ad esempio le interruzioni per stradine transitate dai soli mezzi agricoli) i ciclisti tendono a non considerare le interruzioni ripetute, se non in quanto elemento decorativo (nel caso che i cartelli di fine pista siano posti in fianco alla carreggiata ciclabile) o di fastidio (nel caso che i cartelli siano nel centro della carreggiata); di conseguenza riducono l’attenzione per le interruzioni, in quanto non percepiscono (giustamente) agli attraversamenti come pericolosi. La conseguenza è che l’abbassamento della soglia di attenzione riguarda anche le interruzioni effettivamente giustificate, magari con strade trafficate, aumentando nel complesso i pericoli di incidentalità.
Il rapporto si chiude con un esempio di una buona pratica, una segnaletica verticale ed orizzontale di preavviso, con bande ottiche di rallentamento, zebrata a terra, paletto imbottito (foto M. Passigato).
Stefano Caserini
Dossier di FIAB CICLODI: MENO CARTELLI = PIÙ SICUREZZA – Rimuoviamo gli ostacoli sulle ciclabili (PDF)