Mentre, in Italia, il presidente nazionale di Confindustria, lamentandosi dello scarso sviluppo delle “grandi opere”, rimprovera il Governo accusandolo di pensare solo alle “piste ciclabili”, in Europa le aziende leader del settore ciclistico fondano la nuova associazione “Cycling Industries Europe” (CIE), che sostituisce il “Cycling Industry Club” dell’European Cyclists’ Federation (ECF). Questa nuova associazione riunirà aziende, fornitori di biciclette e accessori con operatori di condivisione di biciclette, società di consegna di biciclette, consulenti e fornitori di servizi digitali.
Il lancio della CIE si è svolto alla conferenza “Future Cycling” a Bruxelles, l’11 ottobre, organizzata da ECF e CIE. Tony Grimaldi, Amministratore Delegato della società ciclistica multinazionale Cycleurope, è stato eletto presidente fondatore della CIE. Ha ringraziato ECF per la sua leadership nella lobby ciclistica di Bruxelles negli ultimi anni e ha dichiarato: “Sono molto orgoglioso di ciò che abbiamo raggiunto con lo sviluppo di e-bike e bike sharing, che stanno contribuendo alla nuova mobilità in Europa. Ora è giunto il momento che le industrie ciclistiche aumentino, noi faremo la nostra parte di sostegno pubblico a Bruxelles e porteremo le voci delle nostre aziende accanto a quella della ECF “.
Nel suo discorso di apertura come presidente eletto del CIE, Grimaldi ha sottolineato l’importanza della cooperazione all’interno l’industria. “Prima di entrare nell’associazone predecessore della CIE, il “Cycling Industry Club”, non ero molto interessato a questa collaborazione tra organizzazioni. Ma dalla fondazione del Cycling Industry Club, sono più che convinto che la cooperazione ti renda più forte nella difesa e nella promozione dei temi della ciclabilità“. Gli obiettivi fondamentali della CIE includono il sostegno della strategia europea per la ciclabilità (EUCS) con l’innovazione industriale e il valore aggiunto delle aziende nel campo della promozione della mobilità ciclistica. Lo sviluppo di EUCS è stato guidato da ECF, che ha lavorato con un gruppo di stakeholder coinvolgendo oltre 1000 collaboratori.
ECF dà il benvenuto alla fondazione del CIE. Christophe Najdovski, presidente di ECF e vice sindaco di Parigi con delega ai trasporti, alla mobilità, alla viabilità e allo spazio pubblico, ha affermato nel suo intervento alla conferenza: “È stato grandioso quando i leader dell’industria ciclistica hanno creato con noi, nel 2011, l’ECF Cycling Industry Club. Siamo grati a questi leader e a tutti gli attuali membri del club per la collaborazione di successo e non vediamo l’ora di continuare questa collaborazione. Sosteniamo pienamente il passo compiuto dalle aziende leader del settore ciclistico per creare la propria associazione, la CIE, fuori dal Circolo dell’industria ciclistica dell’ECF. La difesa della ciclabilità in ambito europeo richiede forti voci dal settore della società civile e dal settore privato“.
Christophe Najdovski ha ribadito che ECF si aspetta la continuazione di una buona collaborazione con l’industria del ciclismo e ha dichiarato: “Creiamo una sinergia per la nostra futura collaborazione come due associazioni indipendenti e anche per una struttura permanente. Nella nostra ECF Vision 2030 vogliamo definire questa struttura “Organizzazione europea del settore della ciclabilità”. La ciclabilità in ambito europeo ha bisogno di forti voci e investimenti da parte di enti pubblici, società civile e settore privato “.
In occasione della conferenza “Future Cycling” a Bruxelles, la dichiarazione della fondazione di Cycling Industries Europe è stata firmata dai rappresentanti di ECF, del nuovo CIE e altre parti interessate del settore pubblico, civile e industriale. In campo europeo, quindi, si sottolinea ancora una volta l’importanza, anche economica, della ciclabilità, e in particolare dell’industria legata al settore ciclistico.
D’altra parte l’Italia detiene il primato europeo per valore della produzione e delle esportazioni di biciclette, come evidenziato dal rapporto Artibici 2018 realizzato da Confartigianato, presentato il marzo scorso in occasione del forum L’economia della bicicletta: numeri, storie e strategie per crescere organizzato nell’ambito delle attività di Innovation and Craft Society, il club voluto da Banca IFIS per raccontare ed esaltare le eccellenze del Made in Italy.
Nel 2017 sono state esportate, nel mondo, 1.729.948 biciclette realizzate in Italia, con un aumento del 15,2% a fronte del +2,5% della media Ue a 28. Un export che corre al ritmo di 3 bici al minuto vendute all’estero durante lo scorso anno. Un primato che conferma la qualità della produzione italiana ad opera di 3.098 imprese con 7.741 addetti. Un piccolo ma agguerrito esercito in cui dominano gli artigiani con 2.062 imprese e 3.862 addetti.
ll valore della produzione delle biciclette italiane, 1.263 milioni di euro, supera quello di nostri storici rivali come Germania (1.156 milioni), Francia (458 milioni) e Polonia (367 milioni). Le imprese italiane attive nelle due ruote a pedale sono aumentate del 5,4% negli ultimi 5 anni. Bene anche le esportazioni di bici complete e componentistica: nel 2017, hanno fatto registrare un balzo del 2,7%, a fronte del +1,6% della media Ue, totalizzando un valore di 600 milioni di euro, di cui 200 milioni per le biciclette complete e 400 milioni per la componentistica. Tra i nostri migliori clienti vi sono il Giappone, dove l’export di bici italiane nel 2017 è aumentato del 24,2%, e la Francia (+14,7%).
Non a caso Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato, in occasione della presentazione del rapporto, ha dichiarato “Quello delle biciclette è uno dei settori in cui gli imprenditori artigiani sono stati artefici della rinascita e del rilancio della qualità manifatturiera italiana. Dopo l’abbandono di questa produzione nel nostro Paese e l’invasione di prodotti esteri di bassa qualità, proprio negli anni della crisi gli artigiani italiani sono stati capofila del ritorno alla bicicletta sofisticata, realizzando capolavori che esprimono tradizione, innovazione, talento, gusto e creatività“.
Fenomeno economico, sottolinea ancora il rapporto Artibici, che ha ricadute anche sui cittadini, che sembrano apprezzare questo momento florido per il comparto. La passione per la bicicletta, infatti, cresce tra gli italiani: sono 1.066.000 le persone che la usano per andare al lavoro ed a scuola, pari a 18 utilizzatori ogni 1.000 abitanti, mentre 2.414.000 persone praticano il ciclismo a livello agonistico e amatoriale. Anche il turismo in bicicletta ha numeri di tutto rispetto, con 44 miliardi di euro di ricadute in Europa nel 2012 (fonte Unione Europea) e 180 miliardi di dollari negli Stati Uniti nel 2017 (fonte Outdoor Industry Association), ricadute economiche che, in Italia, potrebbero aumentare, di molto, se, realmente, si pensasse alle infrastrutture e ai servizi per la ciclabilità.
Quindi, altro che “piste ciclabili” come esempio di opere inutili e di poco conto. Se il Governo, di qualunque colore politico sia, e l’Industria, puntassero di più sulla ciclabilità, l’economia italiana ne gioverebbe, e di molto.