«Frau Merkel, non c’è bisogno che pedali anche Lei, ma che si occupi di ciclabilità sì».
Così viene richiamata la cancelliera dal Presidente dell’ADFC, la federazione tedesca sorella di Fiab.
Bacchettate da più parti anche al crociato anti-“cicloteppisti” che aveva fatto notizia in Italia.
Berlin (dapd). In una notizia di agenzia ripresa da vari media tedeschi la cancelliera Merkel viene “richiamata” a dare un personale impegno a favore della mobilità in bicicletta. A farlo è U. Syberg, presidente dell’ADFC, federazione sorella di Fiab (la maggiore del mondo con i suoi 140.000 iscritti). “Fino a che Frau Merkel non avrà niente a che fare con la bici ben poco si muoverà a favore della ciclabilità”. “Farei volentieri due chiacchiere con la Merkel sulla ciclabilità. Non c’è bisogno che pedali lei stessa”, la punzecchia, “ma dovrebbe almeno parlarne”. “L’interesse deve venire dai massimi livelli perchè il tema abbia più peso. E’ già qualcosa che personaggi autorevoli comincino a farsi vedere in bici”. Secondo Syberg ci sono ancora troppe città tedesche che trascurano la creazione di migliori condizioni per la ciclabilità.
Vista dall’Italia la cosa può sembrare paradossale. La Germania ha nell’ultimo decennio fatto enormi passi per avvicinarsi alle nazioni più ciclabili, Olanda e Danimarca ed è anni luce avanti a noi. Ha per es. un “piano nazionale della ciclabilità”, strutture apposite nel Ministero dei Trasporti ed in quello dell’Ambiente (vedi il sito ministeriale dedicato), adeguamenti normativi all’avanguardia, applicati in modo vastissimo (“sensi unici eccetto bici”, etc) e numerose città piccole medie e grandi al top mondiale della ciclabilità (vedi per es. il reportage sulla metropoli berlinese e quelli che verranno su altre città). In effetti il prossimo governo italiano ed il suo premier farebbero bene ad agire in prima persona a favore della bici, con parole, legislazione, stanziamenti.
Altre sonore bacchettate riceve anche l’inventore dei “cicloteppisti”, già abbondantemente smentito da esperti del settore, e che aveva dovuto prontamente “relativizzare” le sue affermazioni in una sostanziale retromarcia per salvare almeno l’onore. Fra le smentite quella sull’autorevolissimo settimanale “Die Zeit” in un articolo della rubrica “auto” che gli da del “populista”.
Smentite e bacchettate che non hanno avuto echi di sorta nelle agenzie di stampa italiche, prontissime invece a riportare bufale varie che rientrano nelle loro visioni provinciali.