Bell’Italia in bicicletta
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L’Italia in bicicletta? Imbattibile. Ciclovie come l’Alpe Adria o SIBIT, ma anche territori ciclabili per vocazione come il Salento, ci fanno capire che realizzare itinerari e promuovere questa forma di turismo nel nostro Paese può dare grandi risultati. Percorsi vari e movimentati ricchi di centri più o meno grandi, veri tesori di storia ed arte, oltre ad una varietà di paesaggio mai monotona. Inoltre, last but not least, l’eno-gastronomia italiana. Le grandi reti cicloturistiche del nord Europa, oggi mete quasi esclusiva del cicloturismo, non reggono il confronto. L’esperienza di Laura Bertinetti.

 

Quest’anno, per le mie ciclovacanze, ho privilegiato l’ Italia, a parte le 2 tappe in Carinzia della ciclovia Alpe Adria. L’anno scorso, dopo la mitica Avenue Verte Parigi-Londra, in me era cresciuto l’interesse per scoprire analoghe soluzioni su itinerari di lungo respiro anche da noi in Italia.

 

 

Partendo dagli assunti di Bicitalia, non è necessario che siano ciclopiste riservate ma ci sono un sacco di strade secondarie a bassissimo traffico ideali per la bici. Stefano Gerosa scrive sul sito Fiab che, cosa serve veramente per il cicloturismo in Italia è: segnalare strade a bassa intensità di traffico, realizzare collegamenti di raccordo, riqualificare itinerari di pregio ambientale e paesaggistico. E bisogna cominciare subito, sfruttando l’esistente e promuovendolo. Infatti il recupero ad uso ciclabile comporta spesso la riqualificazione e la tutela di zone di pregio ambientale o manufatti di valore storico e paesaggistico. Si pensi agli argini di fiumi e canali, alle ferrovie dismesse, ai viadotti storici abbandonati.
Ovvio che questi interventi possono anche avere un costo importante ma qui la pista ciclabile diventa un’opportunità per sottrarre aree al degrado e valorizzarle, restituendo ambienti e paesaggi alla frequentazione e alla vigilanza della gente, siano ciclisti locali o un turismo pedalante a zero impatto ambientale. Già oggi in Italia abbiamo esempi di ottime greenways di questo genere.

 

 

Penso ad esempio, al secondo mio cicloviaggio di quest’anno, di avvicinamento al XXVI cicloraduno nazionale a Marina di Ragusa; abbiamo percorso oltre 150 km da Siracusa e Marina di Ragusa su SIBIT – Sustainable Interregional Bike Tourism, un progetto cofinanziato dall’Unione Europea e dal FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), all’interno del P.O. Italia-Malta 2007-2013.

 

Il progetto, attraverso l’individuazione e la predisposizione di un intreccio di itinerari ciclabili e la creazione di una rete adeguata di Bike Hotel, ha permesso di ideare e promuovere, a livello internazionale, il nuovo prodotto cicloturistico “Sicilia-Malta”. Garantisco che trovare cartelli con destinazioni e distanze chilometriche, dedicati e ad ogni bivio, è stata più che una piacevole sorpresa, una grande soddisfazione.

 

 

 

 

 

Altrettanto dicasi della Ciclovia Alpe Adria CAAR, anche questo un progetto cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale nell’ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera Interreg IV Italia-Austria 2007-2013.

 

Un esempio di cooperazione per lo sviluppo della mobilità sostenibile che nasce dalla comune volontà delle tre regioni partecipanti (Regione Friuli Venezia Giulia, Land Salisburgo e Land Carinzia) di individuare un itinerario ciclabile transfrontaliero che, congiungendo Salisburgo con Villach, Udine, Aquileia e Grado, superi il confine fisico costituito dalle Alpi e realizzi un collegamento diretto tra la rete ciclabile centro europea e il mare Adriatico.

Le tre regioni coinvolte hanno eseguito importanti interventi infrastrutturali portando alla definizione di un percorso di oltre 400 chilometri, completamente mappato, che congiunge Salisburgo allalaguna di Grado, passando per Villach, Tarvisio, Gemona, Udine e Aquileia. Un lungo itinerario attraverso paesaggi suggestivi, tra natura incontaminata, caratteristici borghi e luoghi ricchi di storia millenaria, che è dettagliatamente descritto nel sito web trilingue www.alpe-adria-radweg.com.

Costato in totale un milione e duecentomila euro, cifra assolutamente ragionevole, se si pensa ai ritorni in termini di turismo ed occasioni di sviluppo dell’economia. Il progetto è “Pedalare senza confini”, tema ispiratore dell’infrastruttura che unisce le tre regioni, che oggi chiunque, inforcando una bici, può attraversare ed esplorare.

 

In entrambi i casi un ottima segnaletica, il recupero di ferrovie dismesse (la Pontebbana per oltre 40 km in Friuli), il riutilizzo e la valorizzazione delle infrastrutture esistenti, permettono a chiunque di affrontare un itinerario di un solo giorno o un vero viaggio in territori paesaggisticamente e naturalisticamente di pregio oltre che luoghi ricchi di storia e di arte, come solo in Italia si riescono a trovare.

 

Il Salento, che è stato il mio terzo ciclo-viaggio dell’anno, dal punto di vista dell’infrastruttura è molto meno organizzato, comunque sfruttando strade secondarie a bassa intensità di traffico, tra ulivi, scogliere, mare turchese e città barocche, ha una grande potenzialità tutta da sfruttare, anche solo con un road book dettagliato e qualche cartello informativo.

 

A chi mi chiede: tra la Parigi-Londra del 2013 e l’Alpe Adria del 2014 quale ti è piaciuta di più? Rispondo senz’altro l’ Alpe Adria. Il fascino e la bellezza delle 2 capitali, senza dubbio sostengono la ragion d’essere del percorso che le unisce, che però risulta abbastanza costante nella suo paesaggio, si attraversano, in particolare in Francia, aree decisamente poco popolate e molto campestri e boschive in Inghilterra. L’Alpe Adria, invece, unisce le Alpi al mare su un percorso molto vario e movimentato ricco di centri più o meno grandi, veri tesori di storia ed arte, oltre ad una varietà di paesaggio mai monotona. Inoltre, last but not least, l’eno-gastronomia italiana, e non aggiungo altro.

 

Laura Bertinetti