Bici in montagna. L’Austria apre alle bici gli impianti di risalita.
Condividi!

di Riccardo Lucatti – Segretario FIAB Trento, iscritto al CAI da 50 anni, già aiuto istruttore sezionale di alpinismo.

 

Il CAI Centrale – Club Alpino Italiano, nel 20102 ha pubblicato Q11- Quaderno di ciclo escursionismo, reperibile in internet, 60 pagine per regolare e non per vietare l’utilizzo delle biciclette in montagna.

 

Sulla rivista BC-La rivista della FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, anno 4, n. 5 di settembre-ottobre 2014, alle pagine 36-39 si dà notizia che in Austria è stata attivata una rete di ben 17 funivie che portano in quota i ciclo – escursionisti per farli planare su di una rete di 660 km di ciclopiste: progetto, ormai realizzato,denominato  “Tirol Mountain Bike Safari”. Ogni maggior dettaglio è reperibile in internet.

 

Il recente Bikefestival di Riva del Garda avrebbe dovuto essere chiamato “Mountainbike Festival” in quanto le mtb (anche elettriche) occupavano il 90% delle aree espositive.

 

In Trentino già molte società di impianti di risalita sono in perdita, in quanto utilizzate solo in inverno. E’ in atto una politica provinciale di riaccorpamento per ridurre le spese gestionali e per compensare con gli utili di alcune di esse le perdite di altre.

 

Se ragioniamo sui quattro aspetti sopra elencati, ci domandiamo se non sia da porsi come obiettivo FIAB anche una politica di razionalizzazione del sistema “bicinmontagna”, superando il veto ideologico di chi si limita a dire “niente bici sui sentieri”. Infatti non si tratterebbe di inquinare la montagna liberalizzandone l’uso ciclistico, bensì, al contrario, di “bonificarla” da un uso indiscriminato e non regolamentato da parte dei ciclo escursionisti, realizzando apposite piste di salita/discesa entro le quali indirizzare necessariamente quel tipo di utilizzo. Come modello si potrebbe studiare, adattare e adottare quello austriaco. In tal modo, si darebbe un ulteriore incremento all’utilizzo delle piste ciclabili di fondo valle mettendole in rete attraverso risalite e discese sui versanti di vallate diverse; si ridurrebbe il traffico automobilistico di trasferimento dei ciclisti da una valle all’altra e si concorrerebbe al pareggio economico dei bilanci delle società impiantistiche.

 

In Trentino vi sono già alcune centinaia di km di piste ciclabili e sono allo studio o in esecuzione i collegamenti ancora mancanti fra le principali direttrici, fra i quali spiccano il tratto Trento-Cadine Valle dei Laghi e Trento-Pergine Valsugana.

Oltre questi collegamenti, ci aspettiamo che sia riattivato il vecchio, breve ma importante  collegamento funiviario Zambana Vecchia-Fai della Paganella: in tal modo, il sistema degli impianti di risalita così completato consentirebbe di portare i ciclo escursionisti fino alla Cima Paganella (m. 2125!) dalla quale potrebbero planare verso la Valle dell’Adige, la Val di Non, Andalo, il Lago di Molveno, la Valle dei Laghi, Riva del Garda, il sistema delle ciclabili delle Giudicarie esteriori che conducono alle porte della splendida Val di Genova.

A seguito di ciò, il Trentino sarebbe a buona ragione la prima Bikeland del Paese, modello per le altre regioni, attirerebbe masse crescenti di ciclo escursionisti e ciclo turisti e contribuirebbe in modo sostanziale alla diffusione del “vivere la bicicletta”.