La cultura della bicicletta spina dorsale dell’identità nazionale in Danimarca

La cultura della bicicletta spina dorsale dell’identità nazionale in Danimarca

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di Klaus Bondam, direttore di Cyklistforbundet (traduzione di Francesco Baroncini – Direttore FIAB)

Quante volte ci siamo sentiti dire “Ah, ma noi non siamo Danesi. Loro ce l’hanno nel sangue”? Il Ministro della Cultura in parte ce lo conferma, ma dice anche molto di più. Vale la pena leggere, non per invidiare o rassegnarsi al fatto che “noi siamo Italiani, mica Danesi”, quanto per capire l’importanza di investire in cultura della bici, perché la cultura della bici è fonte di cambiamenti positivi verso il futuro e risposta ai problemi di oggi.

Al ministro danese della Cultura è stato chiesto: “quali valori sociali e le tradizioni – che ci hanno modellato – ci porteremo nella società di domani?” La risposta è la seguente:

Chiedendo a un qualsiasi turista “come sono i Danesi?” probabilmente la risposta sarà un entusiasta “Danesi, sono sempre in bicicletta!”. La bici è per la Danimarca quello che la bombetta è in Inghilterra, il samba in Brasile e la kalinka per la Russia, ovvero un marchio di riconoscimento. Ma è anche molto di più. La cultura della bici Danese è una parte della nostra identità nazionale.

La Danimarca è una delle nazioni al mondo con più ciclisti e possiede una cultura della ciclabilità unica, del tutto eccezionale nel mondo. Ed è qualcosa che ci caratterizza e ci distingue dalla maggior parte del mondo. Poche nazioni hanno quello che abbiamo noi Danesi. La cultura della bici è così radicata nei Danesi che è quasi parte della nostra identità genetica. Anche in un freddo giorno d’inverno vedrete coraggiosi Vichinghi sfidare la neve e il vento gelido pedalando sulle loro bici verso la loro destinazione finale. E’ tutto nel DNA culturale dei Danesi.

La nostra cultura della bici ha più di 100 anni e non deve essere vista esclusivamente come una questione di mezzi di trasporto. Ritrae sia chi siamo e da dove veniamo e anche come abbiamo creato la nostra società attuale. La nostra società del benessere sociale è basata su una certa mentalità, e al fine di comprendere appieno questa mentalità, si deve guardare la cultura della bicicletta come uno dei componenti, che ci spiega perché e come è possibile realizzare la società del welfare danese.

La cultura ciclistica riflette la nostra democrazia e l’uguaglianza

La cultura della bici è l’impronta della nostra democrazia, dell’uguaglianza e della solidarietà. Lega la nostra vita dai primi anni di vita alla vecchiaia ed è una delle poche cose che ci portiamo dietro lungo tutto il percorso, da soli e insieme agli altri. Da bambini abbiamo pedalato per andare a scuola, più avanti verso l’università o corsi di formazione, poi da adulti per andare a lavoro e raggiungere i luoghi dello sport. Da anziani usiamo la bici per andare a fare spese, andare in biblioteca e anche soltanto per mantenerci in forma. La bicicletta tiene unita la comunità ed è ad ogni età una parte importante della nostra vita quotidiana.

Noi tutti impariamo a pedalare fin dalla più tenera età, – la bicicletta ci arriva con il latte materno, per così dire. Il direttore generale, l’infermiera, gli alunni e gli anziani usano la bici tutto il giorno, dalla mattina alla sera, per svolgere i loro compiti quotidiani. Noi pedaliamo da soli e pedaliamo insieme con le nostre famiglie, amici e colleghi. In Danimarca ognuno va in bicicletta, da tutti i livelli della società e tutte le età. La bicicletta è una cosa del tutto naturale; segretari di Stato, componenti del Parlamento, sindaci e persino il principe ereditario va in bicicletta prendere i figli a scuola).

Andare in bicicletta significa libertà di muoversi indipendentemente dallo stato sociale. È per questo che la bicicletta può essere visto come un mezzo portatore di democrazia che crea uguaglianza perché la bici è per tutti. Inoltre la bicicletta è riconosciuto come un mezzo di trasporto in condizioni di parità con i mezzi pubblici e le auto private e come tale preso in considerazione nello sviluppo delle infrastrutture della città.

Riscoperta dopo la crisi petrolifera

La Danimarca ha una lunga tradizione sull’uso quotidiano della bicicletta, e la cultura ciclistica danese è ben nota e sempre più richiesta e invidiata in molte parti del mondo. Durante la prima metà del 20° secolo la bicicletta era il mezzo di trasporto preferito e più comune nelle città come in campagna. Solo pochi potevano permettersi una macchina. Questo fino a dopo la seconda guerra mondiale – dopo il Piano Marshall che ha dato una spinta all’economia e la cultura americana che ha preso piede in molte città europee – quando l’uso dell’automobile è davvero esploso. Ma quando la crisi del petrolio ha colpito il mondo negli anni ’70 i Danesi – così come gli Olandesi – hanno rispolverato le vecchie bici… e da allora non hanno più smesso di usarle.

Il 99% della popolazione impara ad andare in bici prima dei 10 anni, e il 96% è del parere che i bambini devono essere in grado di andare in bici a scuola in modo sicuro. Più della metà della popolazione usa la bicicletta più volte alla settimana.

La cultura ciclistica è la nostra risposta alle sfide future

Siamo riconoscenti per la nostra cultura ciclistica che ci porta lontano nel futuro. Trasporta uno degli elementi vitali per creare sviluppo sostenibile che molti Stati occidentali – e non meno delle città – aspirano a raggiungere, che sarà sempre più importante in futuro.

Detiene una posizione chiave nella moderna urbanistica dove le strade e le piazze sono fatte per creare qualità per gli abitanti in opposizione alla necessità di pianificare strade per i mezzi di trasporto. L’attenzione è ora molto più sulle persone, piste ciclabili e strade pedonali, rendendo l’ambiente e la vita della città un fattore democratico, dove gli spazi ei luoghi diventano pubblici e reciproci in cui le persone si incontrano tra di loro.

Oltre a quanto appena detto, non bisogna dimenticare l’enorme impatto positivo che la bicicletta ha sulla salute pubblica. Questo aspetto acquisterà ancora più importanza nel prossimo futuro, poichè l’inattività fisica – oltre ad essere uno dei più grandi assassini – diventerà un costo enorme per la società.

La nostra fortuna è che la cultura ciclistica danese ci dà un vantaggio nella sfida più complessa di tutte: e cioè cambiare l’atteggiamento, mentalità e comportamento di ciascuno nei confronti della necessità di mantenersi in buona salute fisica. Abbiamo già ciò che è necessario.

La nostra cultura della bici ci offre un’opportunità eccezionale rispetto al resto del mondo. Non vi è dubbio che il futuro richiede nuovi modi di pensare l’urbanistica, le infrastrutture, i centri storici e la vita della città. A questo proposito siamo in vantaggio grazie alla nostra cultura della bicicletta.

Le nuove generazioni ci indicano la via da seguire. Possiamo quindi vedere che siamo parte integrante di una storia educativa, che ci farà fare i prossimi passi importanti verso il futuro in relazione allo sviluppo urbano moderno e al miglioramento della salute pubblica in un coordinamento dinamico e sostenibile tra cultura ciclistica, trasporto collettivo e traffico automobilistico.

Senza la nostra cultura ciclistica, che ha un secolo di vita, saremmo molti decenni dietro – per non parlare di generazioni. La nostra cultura della bicicletta non è quindi solo una parte della nostra identità. E ‘anche un dono di cui dobbiamo essere entusiasti e grati.

Questo articolo è una traduzione di questo post apparso l’11 novembre 2016 sul blog Velo//City e firmato da Klaus Bondam, attuale Direttore di Cyklistforbundet, la Fiab danese.