Città slow per contrastare le vittime della strada
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di Federico Zadnich – Coordinatore regionale FIAB Friuli Venezia Giulia

 

Dal 5 agosto la Regione ha reso disponibile sul proprio sito ARIS, l’Archivio Regionale degli Incidenti Stradali (sicurezzastradale.regione.fvg.it/aris/), una mappa interattiva che fotografa l’incidentalità sul territorio regionale, un innovativo strumento per misurare la “salute” delle nostre strade in termini di sicurezza. I dati pubblicati dalla Regione mostrano che il pericolo maggiore lo si corre all’interno delle mura cittadine: sui 3686 incidenti “mappati” nel 2014 l’81% sono avvenuti in area urbana e hanno provocato 1646 feriti e 25 morti. Numeri molto pesanti che mostrano quanto poco a misura di persona siano le nostre strade ai quali si aggiunge l’ultimo rapporto Aci-ISTAT che posiziona Trieste al terzo posto (dietro Napoli e Catania) tra i comuni con il più alto indice di mortalità per incidenti stradali a livello nazionale.

 

La sicurezza stradale, per i ciclisti ma in generale per tutti gli utenti della strada, è per FIAB un obiettivo preminente. La percezione di pericolo che si ha nel pedalare nelle nostre città è infatti il maggior ostacolo a “cambiare stile di vita” ed iniziare ad usare la bici quotidianamente. E’ fondamentale quindi intervenire su questo punto se si vuole rendere la mobilità più sostenibile. Come Coordinamento regionale FIAB sottolineiamo che il sistema più efficace ed efficiente è per affrontare questo problema è introdurre in ambito urbano il limite di velocità a 30km orari con eccezione delle vie di scorrimento principali. Passare quindi dal concetto “Zone 30” a quello di “Città 30”. Provvedimento diffusamente applicato nel nord Europa e attuato anche in alcune città italiane (Reggio Emilia, Treviso, Vicenza). Questa trasformazione ha portato dove è stata applicata il dimezzamento degli incidenti (la minor velocità diminuisce lo spazio di frenata ed aumenta il cono visivo) e una drastica riduzione di quelli gravi e mortali (un impatto tra un’auto e un pedone a 50 km/h ha l’80% di probabilità di essere mortale, a 30km/h il 15%). Per attuarla, oltre ad una scelta politica che metta al centro degli interventi per la mobilità urbana la tutela e la promozione di chi si muove a piedi ed in bicicletta, bisogna realizzare degli interventi strutturali di moderazione della velocità come chicane, attraversamenti a raso, rotonde compatte, restringimenti della carreggiata e dossi.

 

Fortunatamente in questa direzione va il recente bando regionale per realizzare “Zone 30″. La Giunta Serracchiani ha destinato a questo capitolo 1.120.978 di euro derivanti dai Fondi del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale per “un riequilibrio tra lo spazio dedicato al traffico motorizzato e quello dedicato alla mobilità pedonale e ciclabile”. Un primo passo importante questo al quale il Coordinamento regionale FIAB chiede che venga data continuità rifinanziandolo anche per il 2016. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che gli incidenti stradali solo in termini di spese sanitarie pesano sul bilancio del Friuli Venezia Giulia per 25,5 milioni di euro e quindi investire su questi aspetti, oltre che prevenire tragedie e drammi familiari, risulta pure economicamente conveniente.

 

Il capoluogo della regione in questo quadro ha i numeri più pesanti: l’ultimo report della polizia municipale di Trieste parla infatti di 1.814 incidenti stradali nel 2014, 20 morti negli ultimi 3 anni due terzi dei quali sono stati pedoni e ciclisti. Tra l’altro Trieste è l’unico comune della regione a non aver aderito al progetto regionale MITRIS-ARIS prezioso per poter individuare i punti critici e scegliere con maggior accuratezza dove intervenire.

La Giunta Cosolini ha recentemente annunciato la realizzazione di “Zone 30” nelle due frazioni di Opicina e Prosecco. Vorremmo che non restassero tali come gli annunci fatti negli anni passati su interventi di moderazione della velocità in via Sette Fontane e nel Borgo Teresiano e Giuseppino che, secondo la Giunta, si sarebbero dovuti realizzare nel 2013 o alla sperimentazione di una “Zona 30” in via Locchi fatta nel 2014 alla quale non c’è stato seguito o al più volte annunciato “piano per l’accessibilità ai poli scolastici” ,sempre con delle zone 30, per promuovere la mobilità attiva ed autonoma nel tragitto casa-scuola, mai venuto alla luce.

Alla luce dei fatti insomma, nonostante le molte parole, in questi 4 anni  a Trieste la Giunta Cosolini ha un bilancio a dir poco deludente sia riguardo agli interventi per rendere la viabilità attorno alle scuole più sicura e a misura di bambino, sia per quanto riguarda la sicurezza delle strade di Trieste in generale.