Concluso il Progetto Fiab-Vajont 50°
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Concluso il Progetto Fiab-Vajont 50°: varietà di partecipazioni e presidenti in prima fila di Gino Ferri, coordinatore dell'iniziativa

 

Sono stati in tutto circa centosettanta i soci Fiab che si sono recati al Vajont tra maggio e ottobre aderendo al nostro Progetto per il 50° della tragedia. Sedici i viaggi effettuati,da quelli in comitiva a quelli individuali, in rappresentanza di altrettante associazioni, pur a diverso titolo e impegno partecipativo.

 

Numeri modesti se rapportati a quelli della realtà-Fiab nel suo insieme, tuttavia sufficienti, pensiamo, a costituire quella testimonianza simbolica collettiva che era la prima ragione del Progetto. Un'altra ragione era di offrire una buona occasione a tanti di fare esperienza diretta di un posto del tutto speciale sotto il profilo civile e ambientale. In effetti,”tanti” non sono stati, la risposta del popolo Fiab è stata scarsa, ma (ed è qui il bello come vedremo più avanti) si è espressa in una varietà di modi e di forme che può rappresentare un significativo test sulle possibilità di un altro cicloturismo possibile.

 

Sempre riguardo ai numeri, c'è da tener conto dello svantaggio che pativa il Progetto alla partenza, per via del momento, fine aprile, in cui è nata l'idea di presentarlo come iniziativa nazionale. E' il periodo in cui tutte le associazioni sono in piena attività, hanno il calendario gite & viaggi ormai blindato e i soci le vacanze già programmate: difficile farsi ascoltare proponendo novità, variazioni. Senza contare che il "luogo" proposto, di per sè, non assomiglia alle mete cicloturistiche in cui solitamente si sogna di andare.

 

Ci voleva quindi una certa dose di impegno soprattutto da parte dei presidenti e responsabili delle associazioni per suscitare qualche voglia di partecipazione intorno. Evidentemente non è stato facile, ma impegno c'è stato se alla fine a muoversi in prima persona sono stati in prevalenza presidenti di associazione e dirigenti.

Sono stati loro i “Volontari per il Vajont” che si immaginava spuntassero in tante associazioni pronti a partire per la causa comune.

 

E come volontario una menzione speciale va al presidente Fiab di Belluno “competente per territorio” Bortolo Calligaro, che si è speso fin dall'inizio dando consigli e talvolta accompagnando,da perfetto conoscitore dei luoghi,i partecipanti diretti al Vajont (senza contare,a metà maggio,il blitz in diretta tv da lui compiuto all'arrivo del Giro a Erto per reclamizzare l'iniziativa a marchio Fiab).

 

Primo “partecipante” è stato il presidente geograficamente più lontano,quello di Palermo Giacomo Scognamillo. Era già stato al Vajont in passato e desiderava tornarci.Così da Modena al termine del raduno nazionale, con l'amica che l'accompagnava, ha messo bici su treno fino a Belluno e da lì, insieme fino a Erto. Scognamillo ha fatto in pratica da apripista e il suo esempio è servito forse da stimolo per altri dirigenti a seguire: di Udine, Forlì, Torino, che hanno fatto il viaggio a dimensione familiare senza altri soci al seguito. E così dicasi per due vicepresidenti nazionali Fiab come Gerosa e Gemignani.

 

Due i presidenti che, eccezionalmente, sono riusciti con le loro associazioni a organizzare un viaggio sociale con un consistente gruppo. Ognuno a modo suo: Cerioni di Chiaravalle-Ancona, con una decina di soci, coprendo tutta la distanza in 4 giorni di bici; Bellini di Bologna, con una ventina, riducendo distanza e tempi col pullman fino a Belluno. Tutt'e due riaffermando una predilezione delle loro associazioni, e non da adesso, per iniziative a sfondo culturale e civile.

 

Viaggi in comitiva anche per le Fiab di Belluno, Conegliano e Pordenone che però avevano già una loro regolare consuetudine in fatto di gite annuali al Vajont, nondimeno hanno dato la loro piena e generosa adesione al Progetto. Vigonovo (tra Padova e Venezia) ha replicato, per puro spirito partecipativo, la gita sociale al Vajont che fece qualche anno fa.

 

Infine Fiab Trento che insieme all'Uisp e con pullman d'appoggio ha fatto della meta di Erto l'ultima tappa di un lungo giro delle Dolomiti.

 

Nella categoria viaggi individuali, tre in tutto, il primo è stato un giovane iscritto a Fiab Bergamo che progettando in totale autonomia un giro tra Veneto e Trentino (treno fino a Vicenza,e bici fino a Bressanone da dove riprendere il treno) ha scoperto su internet il Progetto e grazie ad esso.. il Vajont. Ha aderito subito, sulla via del Cadore ha fatto sosta a Longarone e visita a Erto. Una aggiunta al programma di mezza giornata appena che gli ha regalato le emozioni più forti dell'intero viaggio.

 

Altro caso, un socio milanese di Ciclobby villeggiante in Alpago e da tempo desideroso di vedere "i paesi della diga" che ha saputo dell'iniziativa sul sito Fiab e ha colto l'occasione, finalmente, per andare. E' stata sua l'idea di far annunciare in anticipo sul sito Paciclica chi e quando facesse il viaggio. A lui andava l’idea di fare la conoscenza di altri amici fiab..esigenza soddisfatta: l'ha fatta poi con il gruppo di Bologna.

 

Diciamo per ultimo perché crediamo il più sorprendente, il viaggio di tre giovani famiglie di Modena (6 genitori e 7 figli dai 5 ai 15 anni) che ogni estate fanno ciclo-vacanza insieme da qualche parte. La chiamano Prima di tornare a scuola, con evidente allusione ai ragazzi e stavolta, attratti dall'iniziativa Fiab, hanno optato per i luoghi del Vajont. Con piena soddisfazione, a giudicare dal loro bel racconto scritto. Così,per noi la loro “foto di famiglia da Erto” con la gioia agreste che emana, vale come poster di tutto il Progetto .E questo perchè – e qui serve dirlo – è proprio con un’aspettativa di piacevole immersione nella natura che si dovrebbe pensare a una visita al Vajont. Se il nome è sinonimo di tragedia e disastro ambientale e può incutere paura, la sua realtà effettiva è invece quella di una grande oasi naturalistica creatasi in 50 anni di vincoli in tutta l’area dell’ex bacino.

 

Forse, se questa “verità” attuale, paesaggistica del Vajont riuscirà dopo questo 50° a diffondersi (possibilmente insieme a quella storica) il piccolo villaggio di Erto potrebbe diventare una meta un po’ meno dimenticata e più frequentata. Anche da noi di Fiab. Che anzi nel compilare il prossimo calendario sociale, stavolta con il giusto anticipo, potremmo programmare il viaggio.

Allora, Progetto Fiab-Vajont 50°, non si esaurirebbe nella pur valida testimonianza morale portata dai “volonterosi” per l’anniversario, ma sarebbe come un seme che riesce a germogliare e metter radici.

Risultato che sarebbe certamente gratificante per la tutta la famiglia Fiab. Compresa Paciclica, il gruppo degli AdB Brescia che da 5 anni nei giorni della ricorrenza d’inizio ottobre fa la sua Pedalata d’impegno civile al Vajont (quella da cui ha un po’ ispirato il Progetto). Nell’edizione di quest’anno prevedeva come momento finale la consegna al museo di Erto dell’album con le foto delle sedici “spedizioni” partecipanti. E ora può dire: missione (civile) compiuta.

 


A conclusione vogliamo dire grazie a Paolo Gandolfi, l’ "onorevole-ciclista" portabandiera della lobby pro-bici in parlamento e amico-Fiab che al nostro invito di aderire al Progetto ci ha dato appuntamento a Longarone, è arrivato in auto con moglie e figli per poi è salire in bici a Erto con il nostro  gruppo.

 

“Ero già stato in visita al Vajont,ma non in bici. E devo dire che ora è un’altra cosa ci ha detto.

 

Altra cosa: che è la possibilità di fermarsi lungo la strada in punti panoramici altrimenti proibiti, è la giusta progressione con cui in bici si può entrare in un paesaggio tutto da “sentire”, con la sua luce e il suo silenzio. Ed è il gesto, implicito nel mezzo, di rispetto per il luogo e i suoi abitanti.

 

Nella foto il gruppo Fiab bresciano alla manifestazione finale del progetto Vajont, l'on. Gandolfi è a sinistra (in azzurro) accanto a Gino Ferri.