La CTC è una delle associazioni pro-bike più attive in Gran Bretagna, tanto che i suoi rappresentanti sono stati dei partecipanti fissi alle recenti riunioni della commissione parlamentare “Get Britain Cycling“. Vale quindi la pena di conoscere meglio quest’associazione, e cosa essa propone per trasformare le città britanniche: sicuramente molte idee potranno essere applicate anche qui da noi. Recentemente, la CTC ha lanciato sul proprio sito una simpatica pagina in cui, con un divertente disegno e alcune chiare indicazioni, si descrive una città utopica, in cui l’infrastruttura di trasporti è pensata avendo come priorità le necessità di pedoni e ciclisti. Sono 15 le caratteristiche principali di questa “Cycletopia”, ispirate da ciò che già succede in alcune città britanniche:
- Piste ciclabili a lunga percorrenza, per collegare diverse città fra loro.
- Integrazione treno+bici, con parcheggi sicuri per le bici nelle stazioni ferroviarie, dove dovrebbero esserci anche officine di riparazione, come succede a Leeds
- Più facili condizioni di trasporto delle bici nei treni: al momento molte compagnie vietano il trasporto delle bici durante le ore di punta
- Riciclo delle bici: a Edinburgo una “Bike Station” ritira le bici usate da chi non le vuole più, le rimette a punto e le dona a chi ne ha bisogno
- Una leadership politica attenta a questi problemi, come quella gallese, che ha proposto al parlamento una legge che dovrebbe rendere obbligatoria la mappatura dei percorsi ciclopedonali e la progettazione di interventi per migliorarli
- Bike sharing: qui l’esempio è Londra, con il suo programma di bike sharing sponsorizzato dalla banca Barclays, lanciato nel 2010 e in grande espansione
- Il coinvolgimento delle aziende in iniziative come la Cycle to Work Alliance, un progetto con il quale i datori di lavoro forniscono bici ed equipaggiamento ciclistico ai dipendenti che accettano di venire al lavoro in bici, a fronte di una riduzione delle tasse.
- Trasporto merci su bici: almeno durante le ore di punta, ai camion dovrebbe essere impedito l’accesso al centro delle città, come succede a Cambridge dove la “Outspoken Delivery” copre queste fasce orarie grazie a dei tricicli
- Chiusura del centro ai mezzi a motore, almeno durante parte della giornata. Inoltre, una gestione intelligente del traffico dovrebbe far concentrare il traffico di scorrimento solo su alcune strade, diminuendo il numero di macchine presenti nelle zone residenziali.
- Riprogettazione delle strade principali, con corsie dedicate ai ciclisti e semafori che danno loro la precedenza.
- Coinvolgimento delle scuole, con la promozione dell’uso della bici, dei corsi di guida sicura e di manutenzione del mezzo: una scuola attenta a questi problemi è la Cherwell School a Oxford, raggiunta ogni giorno in bici dal 60% dei bambini, contro una media nazionale del 2%.
- La diffusione di zone con traffico limitato a 20 miglia orarie (corrispondenti all’incirca a 30 km/h).
- La promozione di corsi per imparare a pedalare in tutta sicurezza lungo le strade, già oggi gestiti dal Ministero dei Trasporti con il progetto “Bikeability”.
- Il coinvolgimento dei negozi di bici nella promozione dell’uso della bici nelle città.
- Molte città britanniche sorgono lungo dei fiumi: la costruzione di ponti per l’esclusivo uso ciclopedonale permetterebbe di bypassare i vecchi e spesso stretti ponti aperti al traffico motorizzato.
Cosa ne pensate? Ci sono altri punti che vorreste aggiungere alla descrizione della vostra città ideale? Quali idee andrebbero più urgentemente applicate anche da noi?