Delrio e la riscoperta della bicicletta
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di Raffaele di Marcello

 

Che il Ministro Graziano Delrio fosse “amico” della bicicletta è, ai più, noto. Nel giorno del suo insediamento si presento in sella alle due ruote e, da sindaco di Reggio Emilia, ha portato avanti più di un’azione a favore della mobilità ciclistica.

 

Ora, da ministro delle infrastrutture e dei trasporti, esterna un’affermazione che la FIAB porta avanti da anni: “una politica che viene molto trascurata è quella della ciclabilità ed invece è molto rilevante. La grande parte degli spostamenti urbani è dentro i 5 km e la bici è il mezzo assolutamente più competitivo, la bici è più veloce e gradevole delle auto. Siamo il maggior produttore in Europa, la vendita delle bici ha superato quella delle auto per la prima volta, anche se in giro ne vedono 4 volte meno rispetto all’Olanda”.

 

Lo ha detto il 27 gennaio scorso in commissione Ambiente della Camera, specificando, inoltre, che in Italia c’è “una rete di piste poco estesa”.

 

Anche sull’intermodalità tra bicicletta e treno il ministro Delrio evidenza. “Nei ragionamenti con Rfi e Trenitalia c’è anche il tema di attrezzare i treni per lo scambio modalità di trasporto. E ci sarebbe anche un ritorno in termini occupazionali, con 500 mila nuovi occupati”.

 

Che dire? Finalmente un ministro, per di più delle infrastrutture e trasporti, prende atto di quello che la FIAB dice da anni, evidenziando che politiche di sviluppo della mobilità ciclistica, integrate con l’intermodalità con il trasporto pubblico locale, ferroviario in primis, possono risolvere non poche problematiche, prime tra tutte quelle dell’inquinamento, della congestione delle città, della velocità dei collegamenti e, perchè no, dell’incremento dei posti di lavoro.

 

Certo, alle prese di coscienza devono corrispondere i fatti. Ma vista la finanziaria 2016 ed il collegato ambientale, che prevedono fondi non solo per le infrastrutture, ma anche per le politiche di sviluppo degli spostamenti, a piedi e in bicicletta, per recarsi a scuola o lavoro, possiamo ben sperare. In attesa che si approvi, finalmente, una legge nazionale sulla mobilità ciclistica, che si riveda il regolamento per la realizzazione dei percorsi ciclabili e si modifichi il codice della strada, in una visione meno autocentrica e più a misura di utenza non motorizzata.

 

Ne guadagneremmo, come dice Delrio, in efficienza, ma anche in salute e soldi. E non è poco.