Active mobility first. Prima di tutto la mobilità attiva, quella ciclistica, dei pedoni, dei cittadini che vivono e si spostano in città secondo abitudini sostenibili. L’hanno descritta come una piramide la situazione ideale per i trasporti in città: al vertice l’automobile, uno spicchio, e, alla base, la parte principale e più grande, chi pedala e cammina. Perché i ciclisti e i pedoni secondo Manfred Neun e Kevin Mayne, rispettivamente Presidente e Development Director dell’European Cyclists’ Federation (ECF), sono la chiave, la leva su cui puntare perché lo spazio urbano si alleggerisca dalle auto.
Ne hanno parlato nella sede di Fiab durante il Consiglio nazionale Fiab (foto in apertura). Tanti gli approfondimenti su quello che ECF svolge in sede europea e internazionale, con obiettivi che vanno dalla lobbying alla battaglia sui concetti che la politica dovrebbe adottare quando si discute di mobilità. «In Svizzera quando discutono di finanziamenti su un’infrastruttura per le automobili, valutano anche l’impatto sulla mobilità ciclistica». Questo l’obiettivo oggi in Europa, ha indicato Mayne, lasciando perdere l’idea di uno scontro frontale col mondo delle automobili. «Noi non parliamo mai male delle automobili. Puntiamo piuttosto sui benefici della mobilità ciclistica. Perché sappiamo che sono superiori».
Un appuntamento coi rappresentanti di ECF utile anche per conoscere le attività a sostegno della bicicletta svolte presso il Parlamento e le istituzioni europee. Politiche di lungo periodo, per le quali come sostiene Neun, «serve molto tempo e piani decennali». Ma anche economia di tutti i giorni, quella che, se messa alla prova, si rende conto della necessità della bicicletta. L’esempio viene dall’Italia secondo Mayne:«Padova è stata un caso scuola: il sindaco che chiude il centro alle biciclette e i commercianti che protestano perché gli incassi crollano» (rif).
Si è anche parlato del futuro dei trasporti nelle nostre città con gli esperti ECF. Temi su cui non tutto quello che funziona con l’elettrico mette d’accordo. La pedalata assistita, ad esempio, rientra per intero nella definizione di mobilità ciclistica già adottata da Fiab. Discorso differente per le automobili elettriche: solo in Germania dove il loro numero è ridotto (24mila) gli incentivi all’acquisto, secondo i dati ECF, ammontano a 1,4 miliardi di euro. E le bici elettriche? Senza alcun sostegno all’acquisto i mezzi venduti in Germania sono stati invece oltre 2 milioni.
Quali speranze quindi per un futuro bike friendly? Certe soluzioni per la mobilità – va sottolineato – non combaciano con la mobilità ciclistica. Gli esperti ECF hanno citato i casi noti delle auto a guida autonoma, che ridurrebbero gli incidenti secondo i suoi ideatori, ma col grosso interrogativo della sicurezza. Ampliato poi il discorso a certe app che, non caute sul rischio di città sempre più congestionate, “risolverebbero” il problema dei parcheggi per le macchine, suggerendo i posti liberi.
Neun e Mayne di ECF hanno indicato piuttosto una strada per quello che loro chiamano «rivoluzione concettuale». Non si dovrebbe parlare di utenti deboli della strada quando ci si riferisce a ciclisti e pedoni. «Non vogliamo che ci trattino in modo paternalista. Perché quando si immaginano città più belle e sicure noi siamo parte della soluzione».