L’inquinamento atmosferico è un problema globale e rappresenta la più importante minaccia ambientale per la salute pubblica con costi sociali altissimi che comprendono sia le spese sanitarie dirette che gli effetti indiretti sulla salute. Tali costi sono stati quantificati, nell’ultimo rapporto dell’European Public Health Alliance (EPHA), per il 2018, in più di 166 miliardi di euro, con un costo medio per ogni cittadino europeo di oltre 1.250 euro all’anno a causa delle perdite dirette e indirette sulla salute associate alla cattiva qualità dell’aria, equivalente al 3,9% del reddito delle città.
I bambini risultano essere maggiormente suscettibili agli effetti legati all’esposizione ad inquinanti atmosferici, a causa di una combinazione di fattori biologici, comportamentali ed ambientali con effetti negativi scientificamente rilevabili con possibili impatti sulla salute anche in età adulta e, addirittura, transgenerazionale, come evidenziato dall’OMS in un rapporto del 2018.
Le prove scientifiche, anche per le associazioni dei medici pediatrici, sono più che sufficienti per adottare da subito misure chiare e concrete per ridurre l’esposizione all’inquinamento atmosferico dei bambini, in quanto l’inquinamento atmosferico è una causa chiaramente modificabile ed evitabile e devono, e possono, essere intraprese delle azioni per ridurre o rimuovere il danno.
In un documento redatto nell’ambito del progetto ‘Ambiente e primi 1000 giorni’, le società scientifiche pediatriche e il gruppo di lavoro del progetto forniscono una serie di consigli per evitare l’esposizione ai rischi derivanti dall’inquinamento, tra i quali ridurre il più possibile l’uso dell’auto privata a favore di una mobilità attiva, favorendo gli spostamenti a piedi e in bicicletta e promuovendo l’utilizzo dei trasporti pubblici quando la mobilità attiva non è fattibile.
Il documento evidenzia che la promozione della mobilità attiva porta importanti benefici per la salute mentale e fisica dell’individuo, riduce le disuguaglianze sociali, in quanto accessibile a tutte le categorie della popolazione, e rende gli ambienti urbani più sostenibili.
Consapevole del problema FIAB, in questi anni, si è l’impegnata a favore di una mobilità scolastica concreta e sicura lavorando su diversi ambiti, come ad esempio le campagne nazionali Casa-Scuola in collaborazione con SIP, Società Italiana di Pediatria , a sottolineare l’importanza della mobilità attiva per bambini e giovanissimi, fino al più recente Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, strumento fondamentale per realizzare progetti sui temi del Mobility manager scolastico, del Trasporto scolastico, e di tutti quei progetti che rendono la Scuola elemento formativo completo e democratico anche in tema di mobilità.
Ma, recentemente, un nuovo elemento normativo ci viene in soccorso, creando uno strumento importante per diminuire le quantità di emissioni nocive in prossimità degli edifici scolastici. Con il D.L. 16 luglio 2020, n. 76, convertito con legge 11 settembre 2020, n. 120, viene introdotta, nel Codice della Strada, la definizione di Zona scolastica, quale zona urbana in prossimità della quale si trovano edifici adibiti ad uso scolastico, in cui è garantita una particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente, delimitata lungo le vie di accesso dagli appositi segnali di inizio e di fine.
Nelle zone scolastiche urbane può essere limitata o esclusa la circolazione, la sosta o la fermata di tutte o di alcune categorie di veicoli, in orari e con modalità definiti con ordinanza del sindaco ed è sempre permessa la circolazione, la sosta o la fermata degli scuolabus e degli autobus destinati al trasporto degli alunni frequentanti istituti scolastici.
Un provvedimento efficace, immediatamente applicabile e di costi praticamente nulli, che, se applicato subito, renderebbe più vivibili le aree prossime agli edifici scolastici, destinandole, temporaneamente o permanentemente ad altri usi, diversi da quelli automobilistici, anche legati alla didattica e/o alla circolazione di mezzi di mobilità attiva, e migliorerebbe la qualità dell’aria nell’intorno delle scuole, oltre a diminuire i rischi di incidenti.
Eppure, in molte città, i primi cittadini sono restii a creare zone scolastiche, nonostante gli evidenti benefici, magari accampando la mancanza di chiarezza sulla segnaletica da adottare, quando basterebbe un semplice cartello di divieto di transito. Evidentemente la salute dei nostri figli non è una priorità, e viene dopo la necessità, vera o presunta, di parcheggiare a ridosso dell’ingresso scolastico, magari per risparmiare cinque minuti di tempo, incuranti dei danni che, quotidianamente, infliggiamo ai nostri bambini.