L’obiettivo è in cifre: “-20%: la dieta del traffico”. Per città più a misura di persona, e per rispettare l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. La Fiab è entrata in campagna elettorale con un programma d’azione per la prossima legislatura da sottoporre a tutte le forze politiche in campo.
Quel venti per cento è il punto di arrivo: la rinuncia, una volta su cinque, all’auto in favore della bici, ma anche del mezzo pubblico, per avvicinare l’Italia a stili di mobilità più vicini agli standard europei. “Per arrivarci chiediamo una iniziativa forte del governo che uscirà dalle prossime elezioni entro i primi due anni dall’insediamento”, sottolinea Giulietta Pagliaccio, presidente Fiab “e per questo abbiamo selezionato una rosa di azioni concrete da mettere nell’agenda dei lavori”.
In sintesi: istituzione del servizio nazionale per la mobilità ciclistica, “per una chiara governance delle politiche per la ciclabilità”; riforma del codice della strada, con i suoi punti chiave (30 all’ora come standard nelle città, controsenso ciclabile nelle strade a senso unico; semafori avanzati per le bici); incentivi per chi acquista bici, sia muscolari che a pedalata assistita, per negozi che attrezzano spazi pubblici per le biciclette, per imprese che promuovono il bike to work. “Infine – evidenzia la presidente Fiab – chiediamo di rivedere obsoleti standard urbanistici che obbligano a dedicare ampie superfici ai posti auto, e privilegiare invece servizi per bici, pedoni, trasporto pubblico”.
Come primo atto della ‘campagna’ Fiab è salita ieri sul treno del Pd ‘Destinazione Italia’ e ha presentato il programma a Matteo Renzi. Alla presenza di Paolo Gandolfi, relatore alla camera della Legge quadro sulla mobilità ciclistica fresca di approvazione, il segretario Pd ha ricordato le cifre messe in campo per la bici nell’ultima legislatura. La delegazione Fiab ha dato atto del cambio di passo degli ultimi governi. Ma sulla dieta non sembra disposta a transigere.
Articolo di Michele Bernelli, da BC