Sicurezza stradale, serve una svolta. FIAB sul rapporto Aci-Istat.
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Rapporto ACI-ISTAT sugli incidenti stradali.
I morti nell’utenza debole superano quelli delle auto.
I ciclisti sono l’unico segmento che ha visto un incremento di morti; il dato va letto attentamente, gli spostamenti in bici sono aumentati mentre  l’incidentalità per km percorso è diminuita.
Gli incidenti diminuiscono nelle strade extraurbane, però n
iente cambia per le strade urbane e l’80% delle vittime in città è da ricondurre all’utenza debole. Le politiche di sicurezza urbana sono totalmente al palo; l‘Italia insieme alla Grecia fanalino di coda in Europa.

 

La FIAB commenta i dati del rapporto ACI-ISTAT con un Comunicato Stampa, a firma di Edoardo Galatola, Responsabile sicurezza FIAB.

 

 

COMUNICATO STAMPA

Sicurezza stradale, serve una svolta

 

Oggi è uscito il nuovo rapporto ACI-ISTAT sugli incidenti stradali aggiornati al 2011. Il rapporto evidenzia in modo marcato peculiarità e linee di tendenza della sicurezza stradale in Italia.
Complessivamente si è confermata una riduzione di incidenti e morti sulle strade. La riduzione, precedentemente molto marcata, si sta esaurendo.

 

Complessivamente, con qualche anno di ritardo, ci si sta avvicinando al dimezzamento delle morti rispetto al 2001 (-45%). Questo dato è però sempre più sbilanciato verso le quattro ruote (-56%, dimezzamento abbondantemente superato) a scapito dell’utenza debole (-37% pedoni, -13% ciclisti, – 30% motociclisti). Per il terzo anno consecutivo (caso unico in Europa) i morti nell’utenza debole superano quelli delle quattro ruote a motore. I ciclisti inoltre sono l’unico segmento che ha visto un incremento seppur minimo di morti rispetto al 2010 (282 contro 263), ma anche per pedoni e motociclisti la riduzione è stata minima. Questo dato non va letto in valore assoluto, ma rapportato agli spostamenti (km percorsi). Poiché questi sono aumentati l’incidentalità per km percorso è diminuita.

 

Un altro dato emerge con evidenza. La riduzione di incidenti e morti dell’ultimo anno è da ascrivere totalmente a strade extraurbane ed autostrade (per le sole quattro ruote a motore), mentre niente è cambiato per le strade urbane, con la conseguenza che i morti in città in Italia sono passati al 45% del totale, alla pari della sola Grecia (mentre la media europea è al 33%). Non è un caso che l’80% delle vittime in città è da ricondurre all’utenza debole. Le politiche di sicurezza urbana sono quindi totalmente al palo, generando un divario crescente con le altre grandi città europee.

 

Non va infine dimenticato che il dato presentato dalle statistiche ACI-ISTAT è costantemente sottodimensionato rispetto alle statistiche sanitarie, pubblicate con 2 anni di ritardo, che danno un valore superiore del 10-12%, per cui il dato reale atteso per il 2011 è di circa 4300 morti.

 

Tutte queste considerazioni fanno ritenere che la spinta propulsiva alla riduzione dei morti sulle strade si è affievolita e che occorre riprogettare gli interventi come richiesto dal 4° programma quadro (2011-2020) della Comunità Europea intervenendo nelle città a favore dell’utenza debole.

 

Come emerso con forza dagli Stati Generali della bicicletta e della mobilità nuova tenuti a Reggio Emilia il 5 e 6 ottobre u.s. ai quali si rimanda, la soluzione è data da interventi sistematici di moderazione del traffico, sistematizzazione delle zone 30, incentivazione dell’utenza non motorizzata (20-20-20 come obiettivo della percentuale di spostamenti in bici, a piedi e con TPL), scuole car free e quant’altro riesca a incidere effettivamente sulla vivibilità del contesto urbano

 

Intervista a Edoardo Galatola, Responsabile sicurezza FIAB

Edoardo, di fronte ai dati del rapporto ACI-Istat mi aspettavo qualcosa di più “forte”

 

Il comunicato è volutamente non urlato, sia per stile che per sostanza. Non ha infatti senso parlare di strage di ciclisti, quando il dato è stabile, anzi ridotto del 13% in dieci anni a fronte di un aumento dell’utenza. Il fatto che ci siano più incidenti mortali ai ciclisti rispetto ai motorini dipende dal crollo verticale dell’uso dei ciclomotori in relazione ai motocicli, a fronte invece di un maggior uso delle biciclette stesse.

 

Però, a fronte di una forte riduzione generalizzata degli incidenti, gli incidenti con vittima i ciclisti sono diminuiti solo del 13%. Mi sembra comunque un dato negativo.

 

La valutazione non va fatta in valore assoluto, ma rapportata agli spostamenti (km percorsi). Poiché questi sono aumentati l’incidentalità per km percorso è diminuita. Purtroppo da questo punto di vista la raccolta sistematica dei dati sulla mobilità è più indietro rispetto ai dati sull’incidentalità e quindi le statistiche non sono altrettanto aggiornate. Inoltre, quando significativo, l’aumento di ciclisti, paradossalmente, ma incontrovertibilmente, porta ad una riduzione degli incidenti. Una correlazione consolidata (Jacobsen, Inj Prev 2003;9(3):205-9) ha valutato che raddoppiando i ciclisti gli incidenti si riducono del 38%, dimezzandoli gli incidenti aumentano del 52%.

 

Quindi, se le cose stanno così, cosa ci dicono veramente questi dati?

 

Quello che che i dati appena pubblicati dall’ISTAT ci dicono è che la riduzione dei morti 2011-2010 si riferisce solo ai veicoli a quattro ruote in extraurbano, mentre per gli altri segmenti di mobilità il dato è sostanzialmente invariato. Dunque servono nuove politiche in particolare per i centri urbani e queste politiche riguardano la moderazione del traffico.

Quindi il problema vero oggi è l’assenza di politiche per la sicurezza dei centri urbani, come evidenziato nei documenti degli SG di Reggio Emilia. Queste politiche vertono tutte su un diverso assetto delle velocità di punta (zone 30, moderazione) a fronte di un miglioramento delle velocità medie di percorrenza.

 

 

 

PER APPROFONDIMENTI:

Rapporto completo ACI-Istat

Comunicato Stampa ACI-Istat

Su Repubblica.it: Incidenti stradali, un 2011 nero Ed è subito allarme per le bici

Comunicato Stampa di Legambiente: Incidenti stradali, Legambiente su dati Aci: da statistiche un messaggio fuorviante sulla sicurezza stradale