di Corrado Marastoni
Una decisione del consorzio dei comuni dell’area metropolitana di Grenoble, in Francia, porta il limite di 30 km/h in tutte le strade urbane salvo poche eccezioni: finalmente questi provvedimenti su larga scala varcano il confine del mondo germanico per scendere verso sud, il futuro migliore ci viene incontro?
La notizia è apparsa nei giorni scorsi sull’edizione online di Le Monde. I comuni dell’agglomerazione di Grenoble, consorziati nella Grenoble-Alpes-Métropole, hanno raggiunto a larga maggioranza un accordo destinato a incidere profondamente sulla vita dei loro 450.000 abitanti: se fino ad oggi nelle strade urbane i 50 km/h erano la regola (74%) e i 30 km/h l’eccezione (26%), d’ora in poi la regola saranno i 30 km/h (89%) e l’eccezione i 50 km/h (11%, soprattutto i viali di circonvallazione).
A quanto è riportato nell’articolo, gli argomenti che hanno fatto maggiormente breccia negli amministratori sono stati il ridurre il traffico automobilistico privato legato alle scuole e lo spingere gli anziani a restare attivi, invogliando ragazzi e nonni a muoversi a piedi o in bicicletta anziché far muovere le auto. In effetti, per entrambi questi scopi è essenziale aumentare il senso di sicurezza urbana, e il portare il limite a 30 km/h è stato percepito come un passo decisivo in questa direzione: se per le statistiche un pedone urtato da un veicolo a 50 km/h muore nel 45% dei casi, a 30 km/h si scende al 5%. Anche le iniziali perplessità dei commercianti sono state superate dalle sempre più evidenti prove di quanto le zone a 30 km/h portino beneficio all’economia di prossimità.
Questi provvedimenti su larga scala (la “Métropole apaisée”, ovvero la “Metropoli rasserenata” come l’hanno definita i francesi), ormai piuttosto comuni nel mondo germanico, varcano dunque per la prima volta i confini del mondo latino per raggiungere un’area metropolitana medio-grande a due passi da noi: forse il futuro delle città, quello migliore e più a misura d’uomo, sta davvero venendoci incontro e può aprire nuove prospettive anche nella nostra Italia così lenta e macchinosa nel recepire questi cambi epocali.
Per rendere l’idea, fatte le debite proporzioni, pensate a cosa accadrebbe se il comune di Milano stabilisse il limite di 30 km/h non da solo ma assieme a tutti gli altri comuni della sua cintura metropolitana come Sesto San Giovanni, Rho, Assago etc: non ci vuole molto a intuire quanto un provvedimento simile inciderebbe sulla qualità di vita, sul livello ambientale e sulla sicurezza stradale di una delle aree più densamente abitate e intasate (e inquinate!) del nostro paese, nella quale vivono circa 2 milioni di abitanti con una densità media di più del quadruplo di quella di Grenoble. Se la ragione porta a pensare che prima o poi anche Milano e le altre aree metropolitane italiane diventeranno “rasserenate”, l’augurio è che questi esempi virtuosi e sempre più vicini ed incalzanti portino ad abbreviare la nostra attesa.
Per concludere, una considerazione a parte meritano i metodi con cui si pensa di far rispettare queste nuove norme: infatti la volontà dichiarata degli amministratori francesi è di puntare assai più sull’educativo che sul sanzionatorio, con largo uso di radar “pedagogici” (quelli che indicano la velocità senza andare oltre), di segnaletica verticale e orizzontale e di arredamento urbano più curato, anche con la collaborazione attiva dei residenti di ciascuna strada, per creare nell’automobilista un naturale effetto di autolimitazione.
Basterà? Vorremmo che fosse così ma un po’ di dubbio non può non sorgere, specie quando si inizia a pensare ai molti gradassi su quattro ruote che imperversano nelle nostre città: e allora, al di la` di saltuari telelaser e occasionali macchinette arancioni ai lati delle strade, potremmo chiederci come sarebbe possibile attuare un controllo capillare dei comportamenti di ciascun veicolo, una specie di “Grande Fratello” stradale.
L’impressione è che gli attuali mezzi tecnici permetterebbero già fin d’ora il monitoraggio sia dei km percorsi che della velocità tenuta: ad esempio, chi scrive ha da tempo montato sulla sua auto un localizzatore satellitare che, per conto della propria assicurazione, tiene accurata traccia di km e velocità su ciascun tratto stradale percorso – e che, per inciso, quest’anno ha portato a uno sconto del 20% sull’importo della tariffa RC al momento del rinnovo della polizza. Un uso generalizzato e obbligatorio di questo meccanismo, attualmente installabile solo su base volontaria e più che altro in relazione a polizze assicurative, potrebbe forse dare la possibilità di tenere d’occhio in modo automatico i comportamenti dei singoli mezzi sia a scopo sanzionatorio che di raccolta dati, ad esempio per far pagare la tassa automobilistica in proporzione all’uso effettivo delle strade – quale incentivo sarebbe per spingere la gente a usare i trasporti in comune e la mobilità dolce! – e per dare un controllo sociale sul comportamento stradale, con conseguente maggior rispetto del codice e dei limiti.
Il dibattito tra favorevoli e perplessi è aperto, a partire dal sempre delicato problema del conflitto tra l’interesse pubblico e il rispetto della privacy individuale. Voi come la pensate?