Il futuro va in bici. L’intervento di Andrea Colombo, assessore alla Mobilità di Bologna.
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“Io credo che oggi nelle nostre città si sia aperta una questione profondamente politica e profondamente democratica che riguarda il tema dello spazio pubblico.” Andrea Colombo, assessore alla Mobilità del Comune di Bologna interviene all’assemblea FIAB, ricordando che la sua città ha ospitato gli Stati Generali della Mobilità Nuova, dai quali due messaggi: serve un piano nazionale della mobilità nelle città e sono maturi i tempi per un’alleanza fra istituzioni e cittadini. Un’alleanza per la quale c’è bisogno di una FIAB forte, quale punto di riferimento che consenta di tenere la barra dritta. “Gli Amministratori devono avere il coraggio del cambiamento e delle scelte e a voi chiedo il coraggio di sostenerci”.

 

 

Potete leggere l’intervento in queste pagine (grazie a Luciano Lorini per la “sbobinatura”!) oppure vederlo ed ascoltarlo su Youtube.

 

 

Assemblea Generale FIAB Firenze 17-19 aprile 2015
Convegno “IL FUTURO VA IN BICI” 18 aprile 2015

 

Ci fa piacere avere oggi qui l’assessore alla Mobilità del Comune di Bologna. Ci fa piacere perché Bologna adesso rappresenta un po’ la città esempio per la Mobilità Nuova, ossia tutto ciò che fa ridurre l’uso delle auto private.

 

Andrea Colombo – Assessore alla Mobilità – Comune di Bologna:

 

Grazie, grazie veramente per l’invito. Beh, con una presentazione così, non è facile intervenire in una platea che è abituata da anni a lanciare sfide ambiziose a noi amministrazioni. Innanzitutto grazie per l’invito, ovviamente, a Giulietta Pagliaccio, la vostra Presidente Nazionale e a Marina Brizzi, che per FIAB Firenze ospita questo Congresso Nazionale.

 

Io credo che oggi ancora di più, col boom dell’uso due ruote a cui si assiste nelle nostre aree urbane, parlare di bici sia alla fin fine un modo per parlare di città e di qualità della vita nelle nostre città, e quindi voglio partire da una riflessione un po’ più generale, se mi consentite. Io credo che oggi nelle nostre città si sia aperta una questione profondamente politica e profondamente democratica che riguarda il tema dello spazio pubblico. Se ci pensiamo, forse il parallelo è un po’ ardito, il ‘900 è stato il secolo in cui ci siamo interrogati su come creare maggiore equità sociale tra le persone. Forse è arrivato il momento in questo nuovo millennio di passare anche ad un altro concetto, che è quello di equità urbana. Noi credo abbiamo davvero una questione politica, una questione democratica nell’organizzazione delle nostre città. Perché per 60 anni si è lasciato, addirittura si è favorito che il traffico veicolare privato mangiasse le nostre città, mangiasse il nostro territorio. Parliamo spesso di consumo di suolo nel campo urbanistico, ma pensiamo a quant’è il consumo di suolo del traffico privato, in termini di transiti e in termini di sosta, quindi di occupazione statica e di occupazione dinamica delle nostre città. Ecco io credo, che oggi abbiamo bisogno di fare una scelta, una scelta appunto intimamente politica che è quella di portare avanti (come si tentò in passato nel campo dell’economia una redistribuzione della ricchezza -non so se ci siamo riusciti o meno, però comunque secondo me c’è questa nuova sfida) un’operazione di redistribuzione dello spazio pubblico. Dico una questione democratica, perché davvero c’è bisogno di riequilibrare come noi destiniamo lo spazio delle nostre città tra le diverse componenti della mobilità. E se ci pensate, questa chiave di lettura della distribuzione dello spazio pubblico è in grado di creare davvero un filo conduttore tra le operazioni che servono per creare un modello di Mobilità Nuova. In fondo, fare una pista ciclabile, magari togliendo qualche posto auto significa redistribuire spazio pubblico; fare una corsia preferenziale, magari riducendo da 3 a 2 le corsie per il traffico privato, vuol dire redistribuire spazio pubblico; creare un’isola pedonale, chiudendo una strada al traffico, vuol dire redistribuire spazio pubblico. E allora questa chiave di lettura io credo sia importante averla, sia importante averla presente, perché ci permette di avere una visione generale e coerente di Mobilità Nuova, dentro cui c’è anche il tema della ciclabilità, ma appunto all’interno di un’idea integrata.

 

Parlare di città vuol dire anche parlare delle città che ci provano, a cambiare la mobilità e il modo di viverle. Chiedo, anzi vi chiedo, che in qualche modo ci sia dato un po’ di beneficio d’inventario a noi amministratori, a questa nuova generazione (non dico in senso anagrafico ma in senso di sensibilità su questi temi) di amministratori. Il mio collega di Firenze ha cominciato davvero da poco. Per me, a Bologna, è un po’ più facile, o anche più difficile se volete perché stiamo arrivando verso la fine del mandato, quindi è il momento in cui valutare se i risultati ci sono. Cosa stiamo facendo a Bologna per sostenere un uso sempre più diffuso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano e non più solo per il tempo libero. Potrei ovviamente farvi un elenco delle cose che stiamo facendo ma credo che sia essere poco utile. Potrei dirvi che stiamo aumentando la nostra rete di piste ciclabili, siamo arrivati oltre i 150 km e contiamo entro l’anno prossimo di arrivare a 165, non guardando però solo alla quantità, ma anche alla qualità (livello più alto di sicurezza, di riconoscibilità, di continuità): basta ciclabili sui marciapiedi, che mettono in conflitto i due anelli finali della catena della mobilità, che sono i pedoni e i ciclisti [applauso]. Potrei dire che ci siamo anche un po’ scocciati di dover segregare i ciclisti nelle piste ciclabili, quindi ok le piste, ma passiamo anche ad una nuova visione di moderazione del traffico e di Zone 30 [applauso], e quindi ci siamo quindi posti l’obiettivo ambizioso antro fine mandato di avere ad avere il 30% della popolazione bolognese che vive in Zone 30. Potrei dire che, come sta facendo Firenze dalla scorsa estate, come fanno altre città medie, abbiamo aperto 10 Km di corsie preferenziali degli autobus anche alle biciclette, quando possibile, magari allargandole anche un po’ in modo che si possa convivere. Abbiamo sperimentato in una decina di strade il doppio senso ciclabile… io preferisco chiamarlo doppio senso ciclabile più che contromano, perché contromano dà l’idea che sia un’eccezione alla regola, invece no, noi vogliamo riuscire ad affermare che il doppio senso ciclabile può essere una regola, a determinate condizioni, tra l’altro scoprendo che alla fine l’incidentalità totale diminuisce quindi non è vero che aumentano gli incidenti a carico dei ciclisti ma anzi c’è un miglioramento della sicurezza per tutti, per il semplice motivo che si crea un po’ di attenzione tra gli utenti della strada. Potrei dire che quest’estate partiranno dei lavori per creare finalmente delle case avanzate (cioè la linea di arresto ai semafori riservata alle bici per non essere costretti a respirare smog quando è rosso). Potrei dire che siamo arrivati quasi a 1000 rastrelliere in più … Però, alla fine ci sono due cose che secondo me sono più importanti e contano di più. La prima: abbiamo costituito una Consulta Comunale della Bicicletta, cioè un organo ufficiale consultivo del Consiglio Comunale, dentro cui ci sono tutte le associazioni che si occupano di ciclabilità e di mobilità nuova nella nostra città. Io credo che questo sia determinante, il tema del rapporto di collaborazione tra Istituzioni e associazionismo. Lo voglio dire con nettezza, anche con un po’ di verit༠io credo che voi, inteso voi come associazioni, e FIAB prima di tutto, abbiate bisogno di noi amministrazioni, se non volete rimanere in un ruolo di mera rappresentanza (scusate un po’ la cattiveria, ma adesso uso un po’ di cattiveria anche nei confronti di noi amministratori..), e noi amministrazioni abbiamo bisogno di voi, sennò rischiamo di fermarci ogni tanto un po’ agli slogan, e quindi abbiamo bisogno dei vostri stimoli, quindi davvero questo tema della collaborazione per me è fondamentale. L’altra cosa che stiamo facendo è agire sull’immaginario culturale. Cioè, noi abbiamo bisogno di fare anche cultura della Mobilità Nuova, oltre che infrastrutture, e allora stiamo realizzando un’opera che alla fine è un anello ciclabile attorno ai viali di circonvallazione della città, e abbiamo voluto chiamarlo Tangenziale della Bicicletta, perché abbiamo voluto lanciare un messaggio anche culturale. Tangenziale è un concetto della geometria, non è un concetto del traffico. La tangenziale, come infrastruttura, non è detto che debba appartenere solo al campo linguistico delle macchine, delle code, del caos e degli incidenti. Può essere anche una infrastruttura green al servizio della mobilità dolce, della mobilità nuova. Abbiamo davvero anche bisogno di riappropriarci di un orizzonte di senso, di un orizzonte delle parole, per cambiare l’immaginario culturale, che fa più di qualunque centinaia di migliaia di euro spesi magari in una pista ciclabile o in una zona 30.

 

E ultima cosa, ma la cito soltanto, abbiamo bisogno anche di fare pianificazione, perché le cose si fanno bene se si pianificano, si programmano, e su questo siamo arrivati un po’ lunghi, lo ammetto, a fine mandato, ma stiamo lanciando ora il percorso per la costruzione del Biciplan della città di Bologna. Detto questo, da Bologna è venuto un messaggio forte, la scorsa settimana: abbiamo ospitato gli Stati Generali della Mobilità Nuova. Sono venuti forse due messaggi forti. Il primo: c’è bisogno di arrivare finalmente a un piano nazionale della mobilità nelle città. Questo è un paese che si occupa dei grandi trasporti, delle grandi infrastrutture e non si occupa della mobilità dei luoghi dove l’80% delle persone vive, lavora, si muove, che sono appunto le aree urbane. Da questo punto di vista c’è bisogno davvero di un piano di opere medie e piccole per la Mobilità urbana, e io credo che i primi segnali arrivati dal Governo, anche con l’Allegato Infrastrutture al DEF, che mettono al primo posto metropolitane, treni e altre opere diffuse sul territorio, sia un ottimo segnale. L’altra cosa che è emersa chiaramente dagli Stati Generali della Mobilità Nuova è che sono maturi i tempi per arrivare ad un’alleanza fra istituzioni e cittadini. Istituzioni che tra l’altro stanno dando, credo, segnali, anche esempi, se vogliamo (ma c’è bisogno di recuperare anche questa dimensione) importanti. Vedere il presidente Mattarella che il primo giorno del suo mandato s’è mosso a piedi a Roma perché c’era il blocco del traffico, piuttosto che vederlo girare a Firenze in tram anziché in auto blu sono ottimi segnali. Vedere il neo ministro dei trasporti Del Rio che arriva in bicicletta al lavoro, è un ottimo segnale. Vedere che ci sono parlamentari appassionati che, non a caso, probabilmente, vengono dai territori, dalle città, da esperienze amministrative, come Paolo Gandolfi, che stanno lottando in Parlamento per cambiare anche quelle norme che oggi, magari, ingabbiano anche le strutture amministrative e tecniche dei nostri Comuni, sono dei segnali importanti. Quindi un’alleanza fra istituzioni e cittadini. E in quest’alleanza io credo, lo dico francamente, che ci sia bisogno di una FIAB forte. Oggi è il vostro Congresso Nazionale, io lo dico da amministratore, noi abbiamo bisogno di una FIAB forte, perché per fortuna, in questi ultimi anni, la dico così, la bici sta diventando una cosa “figa”, e va benissimo; però noi abbiamo bisogno, noi abbiamo veramente bisogno che chi se ne sta occupando da anni, da decenni, ci sia, sia il punto di riferimento che consente di tenere la barra dritta strutturalmente, che consenta di, certo, cavalcare l’onda emotiva, di marketing, se vogliamo, del momento, ma che consenta di fare operazioni poi che rimangono nel tempo. Io concludo dicendo questo: parlare di bici, parlare di città, redistribuzione dello spazio pubblico, questa questione profondamente politica e democratica di come gestiamo lo spazio, che è una risorsa sempre più limitata nelle città… lo diceva anche il mio collega fiorentino, e io sono d’accordissimo con lui: è arrivato il momento su questi temi di fare delle scelte. Da questo punto di vista io concludo dicendo che a noi amministratori auguro di avere il coraggio del cambiamento e delle scelte e a voi chiedo il coraggio di sostenerci. Grazie

 

Vedi e ascolta questo discorso su Youtube