Gino Bartali e la Shoah
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Il libro “Gino Bartali e la Shoah” vuole evidenziare come il suo essere un eroe dello sport nel periodo bellico sia stato il mezzo, non il fine: se non fosse stato famoso non sarebbe riuscito a fare quello che fece in aiuto degli ebrei; non si trattava più di dover vincere né tappe né gare, doveva mettere a rischio se stesso a favore di altri, i perseguitati. E lo fece.

 

Partiva di buon’ora con documenti d’identità falsi nascosti nella canna della bici per salvare i perseguitati e così si è candidato a diventare «Giusto tra le Nazioni», titolo riconosciuto a quanti hanno salvato ebrei durante la Shoah.

L’idea di far aprire un dossier per il riconoscimento di Bartali allo Yad Vashem di Gerusalemme, il museo-memoriale della Shoah che ospita anche il «Giardino dei Giusti», è venuta nel 2006 alla preside Angelina Magnotta, Ispettrice Onoraria dei Beni Culturali per l’Alta Lunigiana, che comunicò l’iniziativa alla stessa famiglia Bartali, alla vedova Adriana e ai figli Luigi ed Andrea, diventati anch’essi “testimoni”, grazie all’ijntervista fatta loro dalla preside Magnotta che li accompagnò a firmare le rispettive testimonianze davanti al rabbino capo di Firenze, come il libro documenta.

 

«Da allora moltissime richieste di riconoscimento, molte da parte ebraica -spiega l’autrice del libro- si sono aggiunte, sulla mia scia, come hanno riconosciuto gli ebrei stessi, e come ha riferito L’Osservatore Romano. Un atto meritorio, quello del Consiglio Regionale della Toscana, che ha curato con grande professionalità la pubblicazione del libro, affidandone la pregevole forma editoriale allo staff della dott.ssa Cinzia Dolci. Mi auguro che il 2013 sia l’anno giusto per il conseguimento dell’obiettivo del riconoscimento chiesto sin dal 2006 e a tale scopo spero che possa servire anche il libro, primo ed unico finora su questo aspetto della personalità del campione».

 

«Il libro è anche una specie di bildunsgroman, nel senso che sono tornata diversa da come ero partita e da quella diversità è maturata la mia voglia di raccontare. Ero una turista che visitava Gerusalemme e che guardava, in Italia, alla Shoah come a qualcosa di storico e di finito: sono rientrata modificata dall’esperienza di Yad Vashem, nel senso che considero quel dramma come una latente pericolosità davanti alla quale non si può abbassare la guardia. Da qui l’esigenza di condividere le emozioni e i sentimenti con gli altri, in specie coi giovani che hanno in animo di migliorare le cose del mondo, attuando la giustizia. Allora ho sentito che dovevo cercare e  dovevo narrare e più forte ho avvertito il culto della memoria  cui i nostri giovani sono forse più preparati di altri, per la lezione di quel grande che sul tumulo e sulla memoria ha creato il carme immortale Dei Sepolcri».

 

Il libro si può scaricare gratuitamente dal sito del Consiglio Regionale della Toscana.

 

 

 

 

 

Abbiamo pubblicato questa recensione oggi, 27 gennaio 2013, nel Giorno della Memoria, a seguito di una segnalazione dell’autrice, Angelina Magnotta, che qui riportiamo.

 

Nel libro “Gino Bartali e la Shoah”, del quale sono autrice, ripercorro le fasi della richiesta di tale riconoscimento, insieme alla raccolta di testimonianze con le quali dal 2005 ho documentato l’opera etica e salvifica del Nostro.
Il libro, scaricabile gratuitamente dal sito del Consiglio della Regione Toscana, che ha avuto il merito di farlo diventare istituzionale e che ne ha curato con molta professionalità la veste grafica e il progetto editoriale, in questi giorni percorre con me la Toscana, presentato alle giovani generazioni nelle scuole e nelle associazioni culturali che mi ‘interpellano e dove gratuitamente vado a parlare di Gino.
Il Suo nome ha diritto ad essere ricordato con vanto dal popolo italiano e da tutti coloro che tengono alla Memoria dei Giusti, non col dispiacere di vicende che sarebbe stato molto meglio se non si fossero verificate.
Purtroppo il libro, essendo fuori dal circuito economico, non è pubblicizzato e lo conoscono quasi solo quelli che riesco a raggiungere.

ANGELINA MAGNOTTA