Il Conte Ugolino e le “ciclabili OGM”
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« La bocca sollevò dal fiero pasto

quel peccator, forbendola a’ capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto. »

 

Qui si scopre il nesso fra il canto XXXIII dell’Inferno dantesco, gli Organismi Geneticamente Modificati e le piste ciclabili …

 

di Penna Acida

 

Più che l’onor potè il digiuno“, fa dire Dante al Conte Ugolino. In effetti le città italiane sono drammaticamente affamate di piste, reti ed attraversamenti ciclabili.
E come il Conte Ugolino per disperazione divorò i figli prima di morir per fame anche lui, così sembrano andare in scena i cittadini che richiedono ciclabilità a gran voce e molti amministratori e progettisti di piste ciclabili in varie parti d’Italia.  Più prosaicamente, alla fame di infrastrutture per la ciclabilità urbana si risponde spesso con opere progettate male e realizzate peggio, che non risolvono e neanche affrontano i problemi, in alcuni casi addirittura li aggravano.

Vediamo dunque i casi più diffusi di cannibalismo ciclabile.
da A a B, dal nulla al nulla: in un certo punto di una strada “nasce” la pista ciclabile che poi “muore” dopo qualche centinaio di metri, o anche chilometri. Cosa c’è nel punto A e nel punto B che generi un traffico di biciclette? Magari A e B sono raggiungibili in bici solo percorrendo strade con traffico intenso ed aggressivo, prive di piste ciclabili. Effetto: non ci saranno ciclisti, che rischierebbero di essere stritolati per arrivarci, e qualcuno dirà che si sono buttati via soldi. Rimedio: far arrivare gente in bici sana e salva al punto A ed al punto B, per es. su di una rete ciclabile completa, oppure in entrata/uscita da zone 30.
ferrucciinterruzioni alle intersezioni : ad ogni incrocio, o addirittura ai passi carrabili, la ciclabile finisce, ti abbandona nel punto più critico, la potrai riprendere subito dopo, nel caso tu non sia morto o al pronto soccorso Effetto: vere trappole per chi imbocca la ciclabile in buona fede, generano infrazioni in chi non si fa soggiogare dall’insensatezza progettuale. Rimedio: continuità sempre, ad ogni incrocio ci deve essere l’attraversamento ciclabile ben visibile che ti porta, con precedenza, dall’altra parte. Ove necessaria maggiore riconoscibilità e protezione rialzo o semaforo, anche a chiamata.
promiscuo a bischero: si prende un marciapiede di 2 metri, ci si mette un cartello con omino e bici bianca su fondo blu (promiscuo ciclopedonale), magari si dipinge di rosso il marciapiede, ed ecco che il Comune sale in graduatoria per chilometri complessivi di piste ciclabili. Effetto: se i ciclisti la usano entrano in conflitto coi pedoni (e qualche giornalista lancerà anatemi sui terroristi in bici), oppure non la usano, ed allora si torna al “soldi buttati via”. Rimedio: separare i flussi fra pedoni e ciclisti, per es. allargando il marciapiede e segnalando la parte ciclabile con linea bianca e fondo rosso; oppure spostare le pista ciclabile sulla carreggiata, erodendo spazio a traffico o sosta
dove non servono: nei casi in cui il traffico è modesto, rallentato o moderato realmente, come in zone 30 e ZTL ben fatte. Effetto: rimarrano spesso inutilizzate, facilitando il mugugno sui “soldi buttati via”. Rimedio: farle dove servono, ovvero su strade a traffico intenso, oppure realizzare interventi di moderazione del traffico, o di limitazione degli accessisbatti sul piolino, su!!!
ostacoli e trappole: lampioni, piolini anti-sosta selvaggia, bidoni spazzatura, cartelli stradali etc in mezzo alla pista ciclabile, magari non illuminata Effetto: ci vai a sbattere e ti rompi i denti, se ti va bene Rimedio: ciclabili senza ostruzioni, e magari anche senza vasche dei coccodrilli
non accessibile o mal segnalata: arrivi pedalando e vedi la pista ciclabile, ma non c’è modo di imboccarla, per es. il cordolo separatore è un muro di Berlino senza varchi, sosta (legittima o selvaggia) con funzione analoga etc. Oppure è talmente nascosta che neanche la vedi e cadi in infrazione, con cui anche se ti stritolano avrai torto perchè non usavi la pista ciclabile. Effetto: peggio che se la ciclabile non ci fosse affatto Rimedio: accessi possibili e chiari, anche da strade o aree laterali, segnaletica ben visibile, incanalamenti che conducono il ciclista alla viabilità riservata
Per venire ai Tempi Moderni del grande Chaplin le potremmo definire ciclabili OGM (=opere grandemente malfatte), anche a causa della loro grande diffusione.

“La bocca sollevò dal fiero pasto …” lo farà il ciclista travolto su una di queste ciclabili OGM, e la testa azzannata “forbendola a’ capelli” sarà quella del progettista o dell’assessore “competente”.


 

Meraviglie ciclabili OGM in foto:

     spezzatino carrabile 

    alberti