Proposta di legge “Decaro” sulla mobilità ciclistica. Ancora al palo?
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di Adriano Castagna

 

Lo scorso anno a Montecitorio, nell’ambito di un seminario nazionale FIAB è stata presentata una proposta di legge sulla ciclabilità dall’allora deputato Antonio Decaro.  Una legge “quadro” sulla mobilità ciclistica era stata tra le prime richieste che FIAB aveva formulato, all’indomani delle elezioni del 2013, all’intergruppo dei parlamentari per la mobilità nuova e ciclistica. La pdl è stata poi presentata alla Camera dei Deputati ma a tutt’oggi non risulta ancora avviato il suo iter legislativo.

Adriano Castagna, socio Fiab che ha seguito la proposta di legge sin dall’inizio, interviene sul sito FIAB chiedendosi se le dimissioni di Decaro da parlamentare, a seguito della sua elezione a sindaco di Bari, hanno reso quella proposta di legge orfana prima ancora che fosse cominciato il suo iter.

Dopo un anno ancora nessun segnale! Ci sono speranze?

 

Il 14 febbraio dello scorso anno a Roma, a Montecitorio, nell’ambito di un seminario nazionale FIAB organizzato in collaborazione con il Gruppo interparlamentare per la Mobilità Ciclistica coordinato dall’on. Paolo Gandolfi http://fiab-onlus.it/bici/notizie/comunicati-stampa.html?mid=1894  è stato presentato il testo di una nuova proposta di legge nazionale sulla ciclabilità nel nostro Paese dal suo primo firmatario, l’allora deputato della Camera Antonio Decaro, dimessosi subito poco dopo perché eletto sindaco di Bari.

 

Una proposta di legge “quadro” sulla mobilità ciclistica era stata tra le prime richieste che la FIAB aveva formulato, all’indomani delle elezioni politiche del 2013, all’intergruppo dei parlamentari per la mobilità nuova e ciclistica, ricostituito per iniziativa del precedente presidente FIAB, Antonio Dalla Venezia. La pdl recante “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta  e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, è stata poi presentata alla Camera dei Deputati il 16 aprile con il n. 2305 e assegnata alla Commissione Trasporti  il successivo 11 giugno, come risulta dal sito http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/TR0205.Pdf . Ma non risulta ancora avviato il suo iter legislativo.

 

Il disegno di legge riprende alcune proposte di legge già presentate alla Camera in precedenza dai parlamentari Dussin (2126) e Motta (2759). Riprende diffusamente i contenuti della legge regionale della Puglia n. 1/2013 sulla mobilità ciclistica (di cui Decaro era stato pure primo firmatario quando aveva rivestito il ruolo di Consigliere regionale), specie per quanto riguarda le competenze degli enti locali, l’intermodalità bici e TPL e la classificazione delle ciclovie. Ma soprattutto risulta arricchita dai contributi essenziali e specialistici della FIAB che già aveva contribuito significativamente, una quindicina di anni prima, alla redazione della bozza della proposta di legge sulla mobilità ciclistica presentata dall’allora on. Galletti e divenuta legge n. 366/98.

 

Di fatto la pdl integra la vigente legge 366/98, inapplicata da una decina di anni per mancato rifinanziamento e la arricchisce con tutti i contenuti che negli ultimi 10-15 anni hanno rappresentato punti cardine della battaglie FIAB: la rete nazionale Bicitaliadefinita come una rete infrastrutturale di livello strategico nazionale; il Piano nazionale della mobilità ciclistica; il Piano Generale della Mobilità Ciclistica; il coinvolgimento pieno del Ministero Infrastrutture e Trasporti, piuttosto che altri Ministeri, con l’istituzione di un apposito Dipartimento per la Mobilità Ciclistica, senza oneri a carico del MIT, grazie alla riorganizzazione del suo personale e delle sue competenze; la segnaletica di direzione/indicazione; la ridefinizione delle strada ciclabili e tanto altro ancora.

 

Tutto bene, quindi? Assolutamente no. Innanzitutto sempre dal sito della Camera si rileva che il 1° agosto 2014 il Servizio Studi avvia l’analisi della pdl producendo un documento di analisi giuridico-amministrativa  http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/TR0205.Pdf da cui risulta a pag. 2 che “la delibera CIPE n. 1/2001 non sembra contenere riferimenti alla rete nazionale di percorribilità ciclistica”. Tale  osservazione assolutamente priva di ogni fondamento, rivela una lettura superficiale degli atti e indebolisce quel testo. Che invece ridà legittimità al progetto Bicitalia rimasto di fatto negli anni, in mancanza di indirizzi chiari e inequivocabili di qualche Ministero, il faro nella notte per molte Regioni e Province che hanno avviato il lento processo di implementazione della propria rete ciclabile ispirandosi, anche con atti amministrativi o legislativi, proprio alla rete ciclabile nazionale pure voluta dalla delibera CIPE.

 

Occorre pertanto controbattere al più presto e fornire i necessari chiarimenti. Ma chi lo fa? Chi se ne farà carico e quando, soprattutto? Purtroppo non finisce qui. Il testo consegnato nelle mani di Decaro era composto di quattro allegati, quali parti integranti ed essenziali del testo stesso: lo schema di Bicitalia, quello di EuroVelo, la classificazione e definizione delle ciclovie, la ridefinizione della strada ciclabile (Fbis). Questi allegati non compaiono nel testo presentato alla Camera e pubblicato su Gazzetta Ufficiale.

 

Inoltre all’art. 14 (norme finanziarie) della pdl, oltre a prevedere annualmente stanziamenti aggiuntivi comunque non inferiori al 2 per cento delle risorse destinate alle infrastrutture viarie e ferroviarie, la bozza del testo prevedeva la possibilità di finanziare la legge anche con i fondi strutturali e di coesione, la cui programmazione è già in stadio avanzato. Tale riferimento risulta cancellato dal testo depositato e ogni ritardo di fatto penalizza ulteriormente anche l’allocamento di risorse necessarie affinchè la legge abbia una sua sostenibilità.

 

Insomma, le dimissioni di Decaro da parlamentare a seguito della sua elezione a sindaco di Bari, hanno reso quella proposta di legge orfana prima ancora che fosse cominciato il suo iter. Il rischio che rimanga alla deriva nel mare in burrasca è reale. Chi si attiverà perché quel rischio non si manifesti?

 

ALLEGATI in PDF