Quando verrà approvata entro fine dicembre non sarà un legge di Bilancio che guarda al futuro della mobilità attiva in Italia. No di certo. Se ne sta discutendo da settimane nel mondo delle associazioni: la Manovra 2026 varata a metà ottobre dal Governo Meloni comporta una serie di enormi passi indietro nel sostegno e nella costruzione di un Paese bike friendly.

Legge di Bilancio: tutti i tagli alla mobilità attiva
Come aveva scritto su Rivista BC l’ex assessore alla Mobilità del Comune di Bologna, Andrea Colombo, sulla bilancia della Manovra pesano tanti tagli che restituiscono la “centralità ” assegnata dall’attuale classe politica a temi così strategici: – 80 milioni di euro allo sviluppo delle metropolitane a Milano, Roma e Napoli; – 12 milioni di euro al Fondo mobilità sostenibile, destinato al rinnovo ecologico del parco autobus, ciclovie urbane e turistiche, trasporto merci su ferro, mezzi a idrogeno; – 2 milioni di euro che azzerano il Fondo ciclovie urbane; e quasi – 160 milioni di euro al Fondo per lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Mancano poi molti finanziamenti: al Fondo Nazionale Trasporti così come al Piano Nazionale della Sicurezza Stradale 2030.

“La legge di Bilancio 2026 – ha dichiarato il presidente FIAB Luigi Menna – allo stato attuale prevede un taglio significativo dei fondi previsti per la sicurezza stradale. In termini pratici significa minore manutenzione delle ciclovie esistenti, mancata realizzazione di nuove infrastrutture e impossibilità a completare le opere in corso di realizzazione”. E secondo la Federazione gli effetti negativi si avvertiranno nel tempo. “A breve termine – ha aggiunto il presidente – comprometteranno la sicurezza di chi adotta la mobilità attiva, con conseguenze negative sulla mobilità in generale e sull’ambiente; e a medio e lungo termine ci saranno le ripercussioni sulla salute e di conseguenza sulle spese sanitarie in quanto si disincentiva l’uso della bicicletta. FIAB non può condividere una visione così miope da parte del mondo politico alla guida del Paese”.

Parlare di mobilità attiva non significa soltanto occuparsi di ambiente e migliore qualità dell’aria, ma di città e strade più sicure. I dati recenti pubblicati dal Politecnico di Milano dimostrano quanto sia drammatica la situazione degli incidenti e delle persone uccise mentre camminano o pedalano. Investire su infrastrutture più sicure e fare in modo che la velocità sia sempre più contenuta e i limiti rispettati. Bologna è ad oggi uno degli esempi virtuosi, da replicare su scala nazionale per aumentare il numero delle persone in bicicletta, ridurre il numero di incidenti e far sì che quello alla mobilità non sia più percepito come un privilegio concesso, ma come un diritto fondamentale.
