Quando abbiamo letto del percorso cicloturistico che unisce due tra le capitali più note al mondo, Parigi e Londra, non ci siamo fatti scappare l’opportunità di testare questo percorso che avrà, a nostro avviso, un grande futuro tra il sempre più numeroso popolo dei cicloturisti.
Cominciamo col dire che è un percorso facile, purché si abbia un po’ di allenamento a stare diverse ore sul sellino della bicicletta. I percorsi sono variegati: asfalto, qualche sterrato, in sede protetta e non, generalmente pianeggiante con qualche salita che rende meno monotono il viaggio.
Il tragitto viene segnalato con 408km dalla piazza di Notre Dame di Parigi, ma noi ne abbiamo fatti solo circa 360: un paio di tratti presentano salite particolarmente impegnative che abbiamo evitato utilizzando pullman di linea per raggiungere il nostro albergo. Questo grazie all’organizzazione del tour operator cui ci siamo appoggiati – Simonetta Bike Tours – che ha caricato le nostre biciclette fino alla tappa successiva.
Se siete il genere “cicloturista tranquillo” una settimana è il tempo minimo per questa vacanza, ma noi consigliamo qualche giorno in più per visitare Parigi e Londra che, da sole, valgono tutto il viaggio.
Abbiamo raggiunto Parigi da Milano in treno con cuccetta: un’ottima soluzione per avere un giorno in più a disposizione per visitare la città. Per il ritorno da Londra abbiamo utilizzato invece il mezzo più veloce, un volo Londra Milano. Possiamo dire che in questa vacanza abbiamo sperimentato tutti i mezzi di trasporto più diffusi, oltre alla bicicletta: treni, traghetto, pullman di linea, metropolitane, bike sharing e aereo.
Le poche note tecniche possono dare un’idea di questo cicloviaggio: per gli approfondimenti basta un giro su google e trovate tutto e di più.
Vale la pena, invece, evidenziare come stanno le due nazioni – Francia e Inghilterra – sul fronte della ciclabilità: durante i nostri viaggi in bicicletta cerchiamo sempre di capire cosa fanno i nostri concittadini europei e anche in pochi giorni alcune idee ce le siamo fatte.
Innanzi tutto, nel tratto di Francia e Inghilterra che abbiamo percorso non abbiamo visto moltitudini di cicloturisti come in Germania, Austria o Olanda: evidentemente il cicloturismo non è ancora una pratica molto diffusa come in quelle nazioni e in questo ci somigliamo molto.
Tuttavia la viabilità in generale è ben organizzata per tutti i tipi di utenti: abbiamo visto moltissimi interventi di moderazione della velocità, segnaletica che indica di prestare attenzione a bambini e a ciclisti e tante indicazioni di condivisione degli spazi con le biciclette.
Con un paradosso possiamo dire che abbiamo visto “poche piste ciclabili” nel senso di percorsi protetti e dedicati esclusivamente alla bicicletta, ma abbiamo visto molto utilizzo di segnaletica orizzontale: strisce che delimitano spazi sulla carreggiata delle auto o su larghi marciapiedi con pittogrammi che indicano lo spazio per le biciclette.
Un lavoro di vernice e pennello che sicuramente non ha i costi dei faraonici interventi che spesso vediamo in Italia, ma che permettono di viaggiare in bicicletta anche in mezzo al traffico di Londra.
A Parigi quello che colpisce è sicuramente la diffusione capillare del bike sharing, il famoso Vélib: è ovunque e molto utilizzato dai parigini. Dopo la Tour Eiffel è sicuramente il nuovo land mark della città e hanno fatto un’operazione di marketing molto efficace, fatta anche di gadgets ed accessori che ovviamente abbiamo comprato.
Forse grazie a questa capillare diffusione di bici condivise abbiamo visto poche persone con biciclette proprie e ancor meno con bici pieghevoli: sicuramente la straordinaria offerta di trasporto pubblico unita ad altri mezzi di trasporto condivisi (biciclette, auto elettriche, ma anche furgoni) rendono più semplice fare a meno dell’auto di proprietà.
Anche Londra ha un buon servizio di bike sharing ma meno utilizzato che a Parigi (questa almeno la nostra impressione) e l’uso della bicicletta in generale non è così diffuso, nonostante i percorsi per le bici siano ben segnalati: del resto l’offerta di trasporto pubblico è talmente variegata da rendere praticamente inutile qualsiasi altro mezzo di trasporto.
Per le biciclette sono previsti anche percorsi differenziati per ciclisti “frettolosi”: un percorso azzurro per chi non ha tempo da perdere su cui è vietato andare ad andatura di crociera, pena l’essere travolti dal ciclista che magari deve raggiungere il posto di lavoro in orario.
E poi si torna a casa e dopo ogni viaggio fai alcune considerazioni:
1. Gli altri cittadini europei sono molto più simili a noi di quanto non si creda. Abbiamo visto automobilisti inglesi guidare come su piste da formula 1, ma abbiamo anche visto un’auto parcheggiata in divieto di sosta tappezzata di fogli A4 scritti da residenti della zona dove si faceva notare al malcapitato che “Qui non si parcheggia” e, non paghi, avevano anche sgonfiato due ruote. Quello che ci differenzia è la capacità di indignazione e il non aspettare che altri facciano per te: se c’è un diritto violato non attendono che ci sia il vigile per la multa ma te lo fanno notare immediatamente, a volte in modo cortese altre più pesantemente, come nel caso dell’auto con le ruote sgonfiate (e siamo stati anche noi oggetto di qualche reprimenda per peccatucci veniali frutto di disattenzione).
2. I nostri amministratori pubblici non viaggiano mai all’estero, anche solo per una vacanza di piacere? E se sì, si fanno qualche domanda tipo: “ma se Londra riesce ad organizzare la viabilità ciclistica con pennello e vernice cosa mi impedisce di farlo nel mio paesello di 10.000 abitanti?” (ma anche nella mia città di 50.000, 100.000 abitanti e su, su fino alla capitale?)
3. Ultima considerazione: Parigi e Londra sono due città che attirano milioni di turisti per mille motivi diversi e l’idea di unirle con un percorso ciclabile è geniale: significa aver capito che c’è un’ulteriore fetta di mercato turistico, quello in bicicletta, che ha un motivo in più per andare in Francia o in Inghilterra.
Quante città abbiamo in Italia con lo stesso appeal turistico! Provate a pensare Roma-Firenze unite da una ciclabile: milioni di turisti stranieri non aspetterebbero altro che poter visitare la città eterna e la culla del rinascimento in sella alla loro bicicletta. Milioni di turisti che fanno girare l’economia, senza le conseguenze di milioni di macchine che rendono certi luoghi di vacanza più simili ad un girone dell’inferno dantesco.