Son di Fiab e preferisco pedalare a favor di Vento
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di Valerio Montieri

 

Valerio Montieri, dell’Area Tecnica FIAB, interviene sul dibattito intercorso nel sito.


“Vento è un progetto del Politecnico di Milano, una delle istituzioni più prestigiose nel nostro panorama formativo. Il fatto che un professore universitario si interessi così tenacemente ai temi della mobilità ciclistica e che stia creando attorno a sé un bel gruppetto di giovani ricercatori, motivati e pedalatori, i quali si stanno giocando la propria professionalità su questi argomenti, è uno degli aspetti che personalmente trovo particolarmente incoraggiante”.

 

In risposta agli articoli ControVento di Stefano Gerosa, Contro i mulini a VenTo di Paolo Pinzuti e Vento, Fiab ed inesattezze di Antonio Dalla Venezia.

 

Intervengo riguardo al dibattito che sì è sviluppato in questi giorni sulle pagine di “A ruota libera” partendo dall’articolo “ControVento” di Stefano Gerosa.

Come ogni dibattito “interno” che si rispetti anche questo rischia di diventare stucchevole e troppo “per addetti ai lavori”.

Quindi vado subito al sodo. A mio parere Fiab ha perso una grande occasione non aderendo, fin dall’inizio “senza se e senza ma”, al progetto Vento. L’adesione è subito arrivata dalla sua associazione di Milano, Ciclobby, di cui faccio parte, ma certo non è la stessa cosa.

 

Perché avrebbe dovuto farlo? Cominciamo dal nostro statuto. Rileggendo l’art. 4  si trova che, per il raggiungimento delle proprie finalità, l’associazione: “Propone la realizzazione di strutture, infrastrutture, provvedimenti e politiche che valorizzano e tutelano l’ambiente urbano, extraurbano e naturale, rendendolo più fruibile e vivibile, tutelando la salute e la sicurezza pubblica e migliorando la qualità della vita”.

Davvero difficile trovare una sintesi più efficace  del progetto Vento.

 

Restando nel campo della sintesi, il progetto lavora soprattutto  sulla  proposta culturale e sulla forza della sua comunicazione. A cominciare dal nome talmente perfetto da sospettare lo zampino di un copywriter, sicuramente Vento si pone, come progetto “unico”, quasi paradigmatico, della infrastruttura ciclistica. Questo aspetto non è mai piaciuto a Fiab ed alle sue associazioni in generale abituate giustamente a tessere  rapporti e a generare iniziative proprio per valorizzare e connettere l’esistente. L’adesione di Fiab quindi, dopo una fase ancora precedente a quella citata da Antonio dalla Venezia, in cui, la consapevolezza di essere arrivati “prima” non ha certo giovato al dialogo, è stata appunto subordinata ad una verifica nel merito del progetto.

 

E’ vero che qui sembrano confrontarsi due filosofie progettuali: la pista tutta separata e la “cucitura” dell’esistente. Se confrontiamo percorsi e costi mi sembra che le differenze, tutto sommato, non siano così eclatanti.  Molta parte del tracciato di Vento è sovrapponibile alle ciclovie proposte da Fiab (anche perché il Po è uno e gli argini sono due, quindi la fantasia progettuale è abbastanza indirizzata) e se dividiamo i tanto sbandierati 80/100 milioni per realizzare l’opera per i  679 km del percorso arriviamo a meno di 150.000 €/km che è circa la metà del costo indicativo utilizzato per molti pianificazioni di rete ciclistica (ed esempio il Mibici milanese) e non si discosta poi tantissimo dalle esperienze progettuali di chi ha operato in questo ambito.

 

Tutto questo per dire che i passaggi che intercorrono fra uno studio di fattibilità (questo è ora il livello di progetto di Vento) e la realizzazione mutano, perfezionano e alle volte ridisegnano i progetti iniziali in una misura tale per cui mettersi, nel 2013, a dire dove passare e quale curva prendere e pregiudicare l’adesione a questo, è un’attività che ho sempre considerato sterile e controproducente.

Senza nulla togliere e ringraziando sempre chi ha inventato, studiato, divulgato questi temi all’interno dell’associazione,  credo che proprio perché si è spesso arrivati primi (nel senso temporale e non agonistico) si dovrebbe avere maggior forza nell’aggregare e valorizzare chi si muove sui medesimi terreni da minor tempo e non certificare o escludere.

 

Aggiungo una considerazione riguardo ad un aspetto che molti sottovalutano in FIAB: Vento è un progetto del Politecnico di Milano, una delle istituzioni più prestigiose nel nostro panorama formativo. Il fatto che un professore universitario si interessi così tenacemente ai temi della mobilità ciclistica e che stia creando attorno a sé un bel gruppetto di giovani ricercatori, motivati e pedalatori, i quali si stanno giocando la propria professionalità su questi argomenti, è uno degli aspetti che personalmente trovo particolarmente incoraggiante. Solo per questo FIAB,  che è innanzitutto una federazione di associazioni che promuovono cultura, cultura della sostenibilità appunto, dovrebbe essere grata al prof. in bicicletta.