Sono una persona fortunata
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“Sono un ragazzo fortunato….” cantava Jovanotti ed elencava i motivi.

 

Io sono una persona fortunata: posso andare a lavorare in bicicletta.

Vengo dalla provincia e ho la fortuna di poter utilizzare i mezzi pubblici e la mia bicicletta.

Vengo dalla provincia e forse ho ancora quello sguardo un po’ naif di chi guarda la grandeur della metropoli con lo stupore dei bambini davanti alle luci dell’albero di natale.

 

Il tiepido sole autunnale, come quello di oggi, aggiunge fascino ad una metropoli (Milano) spesso sottovalutata, disprezzata e considerata inospitale.

 

Sono fortunata, perché con la mia bicicletta, in pochi minuti dalla fermata del mezzo pubblico di turno, riesco a raggiungere il primo appuntamento della giornata in pieno centro e, mezz’ora dopo, l’appuntamento successivo all’altro capo della città.

 

Sono fortunata, perché scopro la città che si sveglia, con i tanti negozianti che aprono le loro attività e riesci anche a comprare il pane lungo il tuo percorso verso il lavoro.

 

Sono fortunata, perché vedo una città architettonicamente meravigliosa che lascia estasiati migliaia di turisti e del tutto indifferenti migliaia di persone che stanno “usando” la città per andare a lavorare.

 

Sono fortunata, perché incontro tanti, tantissimi come me in bicicletta, in fila lungo la via, lungo le ciclabili quando possibile, e penso al traffico della strada e mi domando “e se tutti noi in bicicletta fossimo in un’automobile?”.

 

Sono fortunata, perché vedo centinaia di ciclisti come me che ordinatamente procedono con attenzione, con rispetto perché sono consapevoli di essere in strada con altre persone che “utilizzano” la città: chi a piedi, chi in auto, chi con passeggini o carrozzelle da handicap o col cane al guinzaglio.

 

Sono solo fortunata o forse c’è una situazione migliore di quanto spesso si vuole illustrare per i motivi più vari?

 

Ho voluto scrivere queste poche righe perché sono stanca di queste contrapposizioni “noi….loro”; sono stanca di questi elenchi di buoni e cattivi ogni volta che succede una disgrazia.
Siamo stanchi di richiami pleonastici e stucchevoli che servono solo a creare ulteriori steccati tra categorie inesistenti.

 

Smettiamola con parole al vento e lasciamo spazio alla concretezza dei fatti per rendere le nostre città più vivibili per tutti (e, guarda caso, tra gli indicatori che rendono una città più vivibile c’è la mobilità sostenibile).

 

E ognuno faccia la sua parte, gli amministratori pubblici, la politica, il mondo dell’impresa, l’associazionismo, la stampa….e anche il singolo cittadino, tutti i giorni con il proprio stile di vita: il cambiamento comincia dentro di noi, anche nelle parole che, come diceva qualcuno, sono importanti.

 

Giulietta Pagliaccio (Presidente FIAB)