Bici, incidenti, città inadeguate
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sicurezzadi V. Parigi

 

Se 10 italiani mangiano 10 polli, si sono sfamati tutti e dieci. Oppure 5 di essi se ne sono sbafati 2 ciascuno e gli altri 5 hanno ancora un certo languorino. In una trappola simile, forse con buoni intenti, cade V. Borgomeo su Repubblica titolando che la bicicletta è il veicolo più pericoloso. E. Galatola, responsabile FIAB per la sicurezza, espone in modo ironico ma chiaro, numeri alla mano, quanto fuorviante sia il pezzo ed il suo titolo.

Interessante che Borgonovo citi anche un commento di Angelo Melone sempre su Repubblica e sullo stesso tema, dal titolo: 

“Bici, verso il record di incidenti – Se le città non seguono i cittadini”

Melone mette in relazione abbastanza sensatamente il crescente uso della bicicletta, il non adeguamento delle città ad esse e gli incidenti. Analisi condivisibile, a cui però manca un tassello:  il numero di incidenti in bici  va rapportato al numero di persone che la usano. Forse una svista, che porta però il suo collega Borgonovo a prendere un abbaglio.

 

I punti cardine dell’analisi di Melone sono tre, chiari e semplici.

 

In tutto il mondo “sviluppato” la bicicletta cresce come mezzo di trasporto intelligente per gli spostamenti urbani di breve/medio raggio. Non solo nelle notissime e felici roccaforti in Olanda e Danimarca, ma anche  in regni dell’automobile come New York o Londra. Ed anche da noi, paese fra i più arretrati in materia di mobilità, e con i più alti quanto devastanti tassi di motorizzazione del mondo.

 

Gli effetti sono tangibili: oltre alla presenza sempre più visibile di persone in bici nelle strade, il numero di incidenti in cui sono coinvolti ciclisti cresce nella percezione e nei numeri (assoluti).

 

Una causa è innegabile: alle esigenze di sempre più cittadini le città e chi le governa non rispondono in modo adeguato. Anzi, se ci limitiamo all’Italia, la risposta non c’è proprio, salvo che in alcune isole quasi felici. Nessuna città italiana al di sopra dei 300.000 abitanti ha intrapreso o ha in programma interventi significativi a favore della ciclabilità urbana. 

 

Le conclusioni dei due giornalisti probabilmente convergono negli sbocchi, che sono anche i nostri: fare quello che in Italia non si sta facendo per la sicurezza nell’uso della bici, semplicemente seguendo il resto del mondo. Diffondere allarmismo infondato ottiene però il risultato opposto. Forse Angelo Melone e Vincenzo Borgonovo farebbero bene a fare due chiacchiere fra di loro, cosa non troppo difficile all’interno della stessa redazione, e magari anche con chi di bici e di sicurezza si occupa da tempo e con passione, in Fiab.