Esprimiamo profondo cordoglio e indignazione per la morte di Antonio Porro, Sandro Abruzzese e Vincenzo Mantovani travolti e uccisi a Terlizzi in Puglia mentre erano in bicicletta.
Il tema della sicurezza per chi sceglie la bici, sia per uso quotidiano che sportivo o cicloturistico, deve entrare tra le priorità dell’agenda politica del governo. Della violenza stradale si parla solo quando ci sono vittime, ma ogni giorno chi cammina o usa la bici è vittima di comportamenti aggressivi e violenti impuniti. La sciagurata cifra di 130 vittime in bici da inizio 2025, come ricordato da Asaps, dovrebbe essere sufficiente per cominciare ad agire su questo fronte.
Tra le principali cause di questa strage, la velocità, e il mito tossico dell’aggressività e della prepotenza quando si è al volante di un mezzo a motore, peggio se pesante e ingombrante, la prevaricazione di chi ha mezzi pesanti nei confronti degli utenti più vulnerabili, in particolare chi è a piedi e in bici; l’assenza di una condanna netta rispetto alle cause e all’assenza di controlli di velocità e infrazione. Parallelamente la necessità di valorizzare, sostenere e tutelare chi, a beneficio di tutta la collettività, sceglie la bicicletta e in generale la mobilità attiva. Anche il linguaggio scelto dai media ha un suo peso; le persone non vengono uccise da auto impazzite, ma da persone alla guida, la cui responsabilità non può essere minimizzata.
Come Federazione facciamo appello al governo, ai ministeri interessati, vale a dire Trasporti e Infrastrutture, Sanità, Sport, Turismo, Cultura, Economia, Istruzione e Merito, Lavoro; al Parlamento che finalmente faccia quello per cui è stato eletto: legiferare e non limitarsi a votare provvedimenti imposti, a scatola chiusa, dal governo di turno (vedi ad esempio il nuovo Codice della strada). E infine un fermo richiamo al Gruppo Interparlamentare “Italia in Bicicletta” che finalmente si metta attorno a un tavolo e aiuti parlamento e governo ad agire concretamente.
«Per risolvere il problema delle vittime sulle strade – dichiara Luigi Menna, presidente FIAB Italia – occorre un intervento corale di tutte le componenti attive della società, dalla politica all’amministrazione locale ai singoli cittadini. E occorre assicurare il finanziamento a infrastrutture ciclabili, alla mobilità pubblica, partendo dalla scuola, da una “educazione civica” che metta al centro le persone e il rispetto dell’altro».
FIAB si rende disponibile a un confronto per contribuire concretamente a fare del tema della sicurezza di chi sceglie la bici un argomento primario e prioritario che porti ad adottare misure di prevenzione, che come primo obiettivo abbiano la riduzione della velocità sulle strade, prima causa di collisioni mortali.
Promuovere l’uso della bicicletta significa promuovere politiche a beneficio della collettività, in termini sanitari, sociali, economici, ambientali. Promuovere la mobilità attiva è inoltre uno dei primi strumenti di autonomia per ragazze e ragazzi: la bicicletta dovrebbe essere nelle priorità di ogni decisore e amministratore pubblico.
FIAB Italia continuerà ad adoperarsi, in collaborazione con tutte le associazioni ed enti impegnati per la sicurezza in strada e la giustizia ambientale, perché le nostre strade siano sempre più sicure per tutte le persone, quelle vulnerabili in primis, e sempre più luoghi di incontro e condivisione, non teatri di una strage che ogni anno miete più di 3000 vittime.
