Trentatrè milioni per la mobilità ciclistica: palliativo o inizio di una nuova era?
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di Raffaele Di Marcello

 

Trentatré milioni di euro per la progettazione e la realizzazione di ciclovie turistiche, ciclostazioni e interventi per la sicurezza della ciclabilità cittadina. E’ quando dovrebbe stanziare il Governo con la Legge di stabilità 2016 (disegno di legge 2111 non ancora approvato) che all’art. 33, comma 35, testualmente recita:

Per la progettazione e la realizzazione di ciclovie turistiche, di ciclostazioni nonché per la progettazione e la realizzazione di interventi concernenti la sicurezza della ciclabilità cittadina, è autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per l’anno 2016, 13 milioni di euro per l’anno 2017 e 15 milioni di euro per l’anno 2018. I progetti e gli interventi sono individuati con apposito decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e, per quanto concerne quelli relativi alle ciclovie turistiche, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

 

Un segnale importante che, però, non risolve il problema della programmazione della mobilità ciclistica nel nostro Paese, né incentiva realmente il turismo in bicicletta.

Va evidenziato, infatti, che un km di percorso ciclabile, secondo la tipologia e i materiali utilizzati, può costare da un mininimo di 30.000 euro ad un massimo di 300.000 euro al km e quindi, facendo i cosidetti conti della serva, con 33 milioni di euro potranno essere realizzati, al massimo, 1.100 km di percorsi ciclabili.

Basta ricordare che l’ultimo, massiccio, finanziamento relativo alla ciclabilità, è quello previsto dalla Legge 366/98, che vide stanziate, in più annualità, somme ben più importanti, con risultati, sul territorio, pari a quasi zero, grazie anche ad una mancata pianificazione degli interventi, mancata pianificazione che portò a finanziare progetti privi di un concetto di rete, spesso poco utili e destinati a non incidere sul complesso sistema della mobilità urbana ed extraurbana.

 

Ho scritto mancata pianificazione, un termine che, in Italia, spesso è sinonimo di perdita di tempo. Pianificare, per molti decisori politici, equivale a ritardare gli interventi. Bisogna fare, velocemente, possibilmente entro il mandato elettorale, per poi inaugurare, senza preoccuparsi della reale utilità dell’opere, delle sue ricadute sul territorio, della visione globale del problema, visione che facilità la soluzione.

Trentatre milioni di euro, quindi, possono essere tanti o poco, a seconda dell’uso che se ne farà.

Se si utilizzeranno per progettare e realizzare infrastrutture, sono pochi, anzi pochissimi. La solo rete Bicitalia prevede 18.000 km di percorsi ciclabili, certo non tutti su piste ciclabili in sede propria, ma per i quali, ipotizzando un costo minimo a km di 30.000 euro, necessiterebbero risorse per 540 milioni di euro, senza contare le spese per ponti e opere connesse.

Se, invece, verranno utilizzati per pianificare, approvando finalmente una legge nazionale sulla mobilità ciclistica, che abbia risvolti operativi e non solo di indirizzo, modificando il regolamento per la realizzazione dei percorsi ciclabili e il codice della strada, inserendo, finalmente, la mobilità in bicicletta, nella normativa di settore e generale di Stato e Regioni (a proposito, sapete che quasi tutte le Regioni hanno una loro legge sulla mobilità ciclistica? Sarebbe curioso indagare come viene applicata nei singoli territori) dandogli pari dignità delle altre modalità di trasporto, allora potrebbero bastare.

 

Qualche speranza viene dalle dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, rilasciate in occasione dell’incontro informale dei Ministri europei dei Trasporti, in Lussemburgo, dedicato alla promozione in Europa della mobilità ciclistica.

Il Ministro Delrio, infatti, ha parlato di un Piano Nazionale della mobilità ciclistica affermando che “occorre avere le stesse attenzioni che si ebbero negli anni ’50 per le auto: rendere più sicure le strade, dedicare infrastrutture specifiche e aree sosta alle bici, per realizzare servizi dedicati e di interscambio con altri mezzi di trasporto” e sottolineando che  “oltre alle infrastrutture urbane, stiamo lavorando per sostenere una rete ciclabile nazionale per una mobilità cicloturistica”.

Pianificare, quindi, prima di realizzare, e creare reti, non solo di percorsi (Bicitalia in primis), ma di azioni, coordinando le norme e le politiche relative alla mobilità, alla salute pubblica, alla valorizzazione del nostro patrimonio turistico e culturale (si veda il
il Decreto ArtBonus, convertito nella Legge 29/07/2014 n.106), alla tutela dell’ambiente, comprendendo, finalmente, che la ciclabilità è materia trasversale, e non si può esaurire nella realizzazione, seppure auspicabile, di qualche km di ciclabile.