Uomini che odiano le bici – il ritorno
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TOMO II – il ritorno

 

“Dagli all’untore”, ops al ciclista!

Prosegue la saga degli “Uomini che odiano le bici”.

L’amletico quesito che si pone: se i ciclisti non fossero “cattivi ed indisciplinati” …

 

di Valerio Parigi

 

 

VP bici

 Arrivato in Fiab da terre lontane, dove ha vissuto quasi 20 anni, si è portato in Italia la aberrante pretesa di muoversi in bici come in Nordeuropa.

Alcune sue fissazioni biografiche cliccando qui.

Si dice anche che propugni sfacciatamente folli misure a favore della ciclabilità, pare adottate in quasi tutta Europa: i famigerati sensi unici eccetto bici, il carico dei velocipedi su tram, metropolitane e treni in ottica fantascientifica di intermodalità, etc.

Vive a Firenze, almeno fino a quando non deciderà di riemigrare in Nordeuropa.

  


Si alzano le grida “dagli all’untore” nei confronti di chi usa la bicicletta. Prosegue la saga degli “Uomini che odiano le bici” (ed ammazzano sulle strade).

Una sorta di giaculatoria è che “non inquinare non consente ai ciclisti di essere indisciplinati”: recitata da chi inquina alla grande e congestiona il traffico quotidianamente, causando 4000 morti l’anno in incidenti stradali.

Ogni bici è un auto in meno, e quindi un bene per tutti. Per fortuna il bilancio più /meno è in progresso, ed è anche questo sviluppo, accennato nel primo articolo della serie, ad incrementare la caccia all’untore. 

Nelle ricorrenti compagne mediatiche, o nelle lamentele di probi cittadini e di automobilisti irritati, si punta spesso il dito sui ciclisti come causa di molti mali del traffico e della convivenza nelle nostre città. Diamo un attimo credito alla infondata e fantasiosa teoria secondo cui chi si muove in bici è più indisciplinato, arrogante, menefreghista di ogni altra categoria (cioè automobilisti, scooteristi, pedoni etc) e proviamo a trarne alcune conclusioni.

Se i ciclisti non fossero “cattivi ed indisciplinati”, ma dai comportamenti esemplari, ben oltre la media e la normalità sulle nostre strade, qualcuno pensa che:

  • le amministrazioni realizzerebbero più reti ciclabili e zone 30?
  • i ciclisti sarebbero amati da automobilisti, scooteristi, media, Vigili o nelle chiacchiere da bar?
  • ci sarebbero meno incidenti?
  • morirebbero meno ciclisti?
  • ci sarebbero più biciclette e meno auto o motorini in giro?

La risposta è NO in ogni caso. Qualcuno potrebbe aver dei dubbi sul minor numero di incidenti e di ciclisti morti, ma dando semplicemente un’occhiata alle notizie sui casi mortali degli ultimi mesi o anni si scopre che non è così: non sono causati da infrazioni più o meno gravi delle vittime, ed anche tutte le rilevazioni sull’incidentalità confermano questo quadro.

Le lamentele sui ciclisti indisciplinati sono incentrate su alcuni comportamenti, con relative espressioni di odio ed aggressioni verbali, fisiche o mediatiche. Eccoli:

i più indisciplinati: affermazione infondata contraddetta da tutte le rilevazioni, statistiche etc. I ciclisti sono disciplinati o indisciplinati come le altre categorie: automobilisti, scooteristi, pedoni etc. Rischio: danni minimi agli altri (vedi statistiche sugli incidenti). Soluzione: vedere la trave prima del bruscolo

sueb GBzone pedonali e marciapiedi: le prime sono transitabili in bici secondo il codice, cosa spesso sconosciuta; i secondi solo in casi segnalati; è spesso una scelta fai-da-te del ciclista che gli salva la vita rispetto alla strada tritacarne. Rischio: modestissimo e simile allo scontro fra pedoni. Soluzione: reti ciclabili sicure sugli assi di scorrimento e zone 30/a moderazione del traffico all’interno del reticolo

vanno contromano: in tutta Europa le bici circolano legittimamente in molti sensi unici; si fa già in varie città italiane, con effetti contrari a quelli che si dice. “Pedoni e ciclisti, come l’acqua, prendono le vie più brevi” – spesso arrangiandosi e senza danni per nessuno. Rischio:  sotto zero, riduce l’incidentalità per tutti.  Soluzione: sensi unici eccetto bici pienamente legittimi, con segnaletica ed a grande diffusione (vedi qui)

senza fanali: problema reale per l’incolumità dei ciclisti stessi, non il contrario. Rischio: non trascurabile Soluzione: campagne informative, richiami e multe ai trasgressori

mettiamogli la targa: la Svizzera, unico paese al mondo che le aveva, le sta abbandonando. Ed inoltre: targa anche ai pedoni o ai passeggini per bimbi, magari sulla schiena delle mamme? Rischio: morire dal ridere Soluzione: pensare prima di parlare

casa avanzatanon assicurati: il rischio è simile a quello dei pedoni, anche loro non assicurati per danni verso terzi (“resp. civile”). Rischio: risarcimento danni. Soluzione: per chi vuole sentirsi più tranquillo la FIAB offre ai propri soci l’assicurazione RC inclusa nella quota annua di iscrizione

semafori: ciclisti che si collocano davanti alla linea di arresto o passano col rosso Rischio: partendo al semaforo verde essere agganciati nel sorpasso o essere travolti quando le auto svoltano a destra; maggiore che la svolta a destra col rosso stesso. Rischio gravissimo quando si tratta di camion.  Soluzione: come in tutta Europa, a vantaggio del ciclista: “case avanzate”, cioè spazio riservato alle bici davanti ai mezzi motorizzati di fronte ai semafori (vedi foto) e svolta a destra dei ciclisti consentita anche con semaforo rosso (saranno tutti pazzi? vedi qui).

distanza sicurezzanon tengono la destra: esistono le distanze di sicurezza, a destra ed a sinistra, per es. 1-1,5 metri nel sorpassare il ciclista, sistematicamente ignorate. Rischio: micidiali agganciamenti e travolgimenti da auto che sorpassano il ciclista e lo agganciano. In realtà è più sicuro (e legittimo) non pedalare a filo marciapiede, ma con uno spazio di salvezza a destra di almeno 1 metro. Soluzione: campagne informative rivolte agli automobilisti (causa del pericolo) e ai ciclisti su riduzione rischi. Multe a chi fa il  pelo ai ciclisti, ritiri di patenti

bici legate ai pali o sui marciapiedi: in mancanza di rastrelliere o parcheggi bici non ci sono altre possibilità, anche a causa dei furti. Legare le bici a pali, ringhiere etc non è vietato, salvo rari casi. In molti paesi la sosta bici sui marciapiedi è legittima, con la sola limitazione del “corridoio libero” per disabili, passeggini etc. Rischio: l’ostruzione è paragonabile a quella di molti arredi urbani (lampioni, cestini cartacce etc), merce esposta di negozi, etc. Soluzione: rastrelliere molto diffuse, come per i posti auto in ogni strada (1 auto=10-16 bici), sosta sui marciapiedi legittima con corridoio libero per pedoni, disabili 

rispetto del codice: chi è senza peccato scagli la prima pietra! I danni reali però sono molto differenti a seconda del mezzo, della velocità, del peso etc. Rischio: grave per ciclisti e pedoni, per es. travolti su strisce e attraversamenti ciclabili Soluzione: campagne ed educazione stradale da parte delle istituzioni, con priorità sui fenomeni e mezzi di trasporto di maggiore pericolosità. Alcune norme poi sono quasi sconosciute  per es. che le bici hanno la precedenza sugli attraversamenti ciclabili, come i pedoni sulle “strisce”, a partire prima ai semafori verdi, alle distanze di sicurezza quando vengono sorpassati etc; ed ai ciclisti che bisogna avere le luci ed i freni, le mani libere etc

Morale della favola …

Gli imbecilli esistono in ogni segmento dell’umanità, quindi anche fra i ciclisti e fra i loro persecutori.
Interessante in proposito il famoso “Saggio sulla stupidità umana”.

Seguendo la traccia del celebre scritto del prof. Carlo Maria Cipolla, scomparso alcuni anni fa, uscirà un terzo tomo di questa serie, con alcuni suggerimenti anti-stupidità. O come dice un motto: prima del motore accendi il cervello.

 


 

A ruotalibera. Opinioni e commenti

In questa sezione pubblicheremo periodicamente brevi pensieri o lunghi articoli di dirigenti e rappresentanti della FIAB (ma non escludiamo di “ospitare” anche commentatori esterni).
Troverete opinioni, interventi, commenti di fatti e dibattiti, dai toni seri oppure, al contrario, ironici e scherzosi. Insomma “a ruotalibera”, senza freni e senza mani …. con l’avvertenza, per non farsi male, che le opinioni espresse non coincideranno necessariamente con quelle ufficiali della FIAB.