COMODO: sbloccare l’Italia, investendo nel Trasporto ferroviario e nel Turismo dolce

COMODO: sbloccare l’Italia, investendo nel Trasporto ferroviario e nel Turismo dolce

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La Confederazione Mobilità Dolce dice: Sbloccare l’Italia, investendo nel Trasporto ferroviario e nel Turismo dolce

Tra le celebrazioni di primati e patroni, l’Italia è in ritardo sul suo futuro che corre su binari della mobilità dolce. Il 3 ottobre cade l’anniversario dell’inaugurazione della prima linea ferroviaria costruita in Italia, la Napoli – Portici, voluta da Ferdinando II di Borbone come dimostrazione che il Regno delle Due Sicilie era uno stato forte, moderno e innovatore

Milano 3 ottobre 2013 – Per ironia della sorte, proprio la tratta Napoli-Salerno, discendente diretta della storica ferrovia di Portici del 1839, di cui oggi ricorre l’anniversario dell’inaugurazione è interrotta ormai da molte settimane (e pare lo resterà almeno fino  alla fine dell’anno) per la presenza lungo i binari di un edificio pericolante che ancora nessuno si è preso la responsabilità di mettere in sicurezza o di abbattere.
La Napoli-Salerno è una linea trafficatissima che serve i popolosi comuni alle falde del Vesuvio (Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata) interessati da un intenso traffico pendolare in una delle aree urbane più congestionare d’Italia. Questa inerzia scandalosa dimostra più di ogni altra considerazione, il sostanziale disprezzo che le Istituzioni locali e nazionali continuano a riservare al trasporto su ferro.

Co.Mo.Do. (la Confederazione Mobilità Dolce, alla quale FIAB aderisce e che ha contribuito a far nascere nel 2006, per creare una rete fra le più importanti associazioni nazionali nell’ambito della mobilità dolce e sostenibile) si domanda cosa sarebbe successo se un edificio pericolante incombesse su una tratta autostradale: il manufatto sarebbe demolito nel giro di pochi giorni per ripristinare al più  presto il traffico veicolare.
L’annunciato Sblocca Italia con cui il Governo si fregia di aver aperto una grande stagione di innovazione e rilancio, a una prima analisi delude le aspettative. Sommando infatti le previsioni, si ottiene che ben il 47% dei 3,9 miliardi andrà a strade ed autostrade (1.832 milioni), il 25% a ferrovie (989 milioni) e solo l’8,8% a reti tramviarie e metropolitane (345 milioni). Il resto sarà destinato alle opere idriche (134 milioni), aeroporti (90 milioni) mentre 500 milioni sono destinati alle opere dei Comuni, il piano dei 6mila campanili del DL del “Decreto del Fare” del 2013. Investimenti discutibili, che  puntano tutto sull’asfalto e destinano poco o nulla alle ferrovie, senza riqualificare territorio e paesaggio.

La Confederazione della Mobilità dolce chiede al Governo di puntare sulla messa a valore del paesaggio culturale che potrebbe rappresentare un indice del PIL in crescita esponenziale e in andamento anticiclico rispetto alla crisi, se venisse infrastrutturata.  Con quali opere? Con la riqualificazione e reingegnerizzazione e la messa in rete delle arterie storiche, ferrovie minori, treni storici, vie d’acqua, cammini storici, strade bianche,  tratturi e transumanze che raccontano la storia del nostro paesaggio e sono il vettore per raggiungere in maniera sostenibile e, non con le grandi navi, le grandi mete delle città d’arte così come le destinazioni minori da sviluppare ancora o da convertire, nella chiave di un turismo dolce e di una maggiore qualità della vita delle comunità minori e sparse.
Allora, forse le vere opere incompiute da realizzare sono le tante opere sparse sul territorio a iniziare da una grande rete della mobilità dolce che restituisca un immagine di Paese  autorevole e all’altezza della sua fama mondiale e renda accessibile e piacevole la fruizione del nostro patrimonio storico artistico e paesaggistico volano di economie depresse, unico fattore non delocalizzabile in tempi di economie fluide, sulle quali puntare per  fermarne il declino.
Alcuni  interventi stanno già andando nella direzione giusta come l’attuazione dell’art .11 sulla Rete di mobilità turistica del decreto Art Bonus voluto dal Ministro Franceschini,  e ora in attuazione dal Ministero dei Trasporti, strumento innovatore fondamentale, cosi come la nuova politica della Fondazione Ferrovie dello Stato che sta adottando alcune linee di treni storici a vapore con il supporto di Associazioni locali (ad es: Treno a vapore da Milano e Treviglio, Treno a vapore da Rimini, Cesena, Forlì e Faenza, Treno Natura di Siena, Treno a vapore da Pistoia, Prato e Firenze, Treno storico da Genova Brignole a Rossiglione  ecc). Salire a bordo di un treno d’epoca e viaggiare lungo le suggestive linee della provincia italiana è un’esperienza che consente la riscoperta di paesaggi e di itinerari inconsueti.

Co.Mo.Do. attende di conoscere dal Governo come possa e debba continuare su questa linea e quando decida di assumersi  la responsabilità di selezionare e scegliere quali siano gli investimenti che producano i maggiori benefici al nostro territorio oltre che ai macronumeri dell’economia, magari in mano a pochi interessi.
Per sabato 4 ottobre, festa del patrono d’Italia che dà il nome ad alcuni tra i Cammini storici più suggestivi, Co.Mo.Do. ragiona sulle opere utili su cui puntare che forse per la ricchezza dell’offerta sembrano non essere al centro di una visione di sviluppo del paese e giacciono in stato di abbandono o sottoutilizzo.
Impossibile citarle tutte talmente tante sono. Ne scegliamo alcune fra le più urgenti come ad esempio la messa in sicurezza in Liguria della “Via dell’Amore” , quel chilometro di sentiero sul mare blu delle Cinque Terre che unisce Manarola a Riomaggiore, chiusa dal settembre 2012, dopo l’incidente su alcuni turisti causato dalla caduta di un masso. Si calcola che fossero circa due milioni i viaggiatori ospiti del territorio che ogni anno percorrevano quel sentiero, diventato negli anni un’infrastruttura strategica per l’economia turistica della zona.
In Emilia Romagna  è forte il problema della “Pontremolese”, una ferrovia utile a collegare il Tirreno con l’Europa. Vi  è unprogetto di potenziamento con doppio binario della linea ferroviaria di collegamento tra la Provincia di Parma con l’area tirrenica di La Spezia che interessa un tratto di circa 64 km. E’ parte dell’asse ferroviario Brennero-Verona-Parma-La Spezia che collega la pianura Padana e l’Europa Centrale, passando per Toscana, Liguria, Emilia Romagna e potrebbe offrire un utile sbocco ai porti di Livorno e La Spezia. Si tratta di un progetto già presente nei piani FS negli anni ’80, quando la Comunità Europea incluse questa tratta tra le strozzature da eliminare.
Ma non solo. C’è da costruire l’EuroVelo 7 partendo da Crevalcore a Bologna sulla ex linea ferroviaria Bologna Verona, da Bologna a Porretta lungo tutta la Valle del Reno, in affiancamento del fiume e della ferrovia. Esiste uno  studio fattibilità e parte dei fondi stanziati ma i lavori non sono ancora in cantiere.  E ancora,  esiste uno studio di fattibilità per la realizzazione della pista ciclabile del lungo navile Bologna-Ferrara e Bologna Mare.
E vogliamo ricordare la ciclabile più lunga d’Italia che non fa pedalare? Tocca 19 comuni della Costa abruzzese per 131 chilometri fra Martinsicuro e San Salvo:  un Bike To Coast che sarebbe già dovuto iniziare da tempo a partire dalla tratta in provincia di Chieti: ben 40 km che attraversano la porzione di costa di maggiore interesse paesaggistico. Ma la frammentazione degli interventi, la sovrapposizione delle competenze e la mancanza di un coordinamento fra Comuni, Province e Regione hanno creato la situazione di stallo attuale che rischia di far perdere i finanziamenti europei.

E al Sud? In Puglia al grande Porto di Taranto mancano ancora 750 metri di binari  che dividono migliaia di container dalla rete ferroviaria europea, che impediscono alle merci sbarcate a Taranto di arrivare nel resto del mondo passando semplicemente dalle navi alle rotaie. Lavori a rilento pure sull’alta velocità tra Bari e Napoli.
La Puglia è anche  famosa per i suoi tratturi come quello di Foggia-Campolato (Km35) parte dall’Epitaffio, monumento emblema della transumanza e crocevia dei grandi Tratturi Aquila-Foggia (km243,500), Celano-Foggia (km 207), Foggia-Ofanto (km 47,700), quattro tratturi  che hanno segnato la storia, l’economia il paesaggio della Capitanata.
E’ necessario sviluppare progetti e promozione lungo il Tratturo Foggia-Campolato  che costituisce un percorso di grande interesse paesaggistico, ambientale e antropologico, lungo il quale si sono svolte vicende umane individuali e collettive, dove i segni sono riscontrabili sulle pareti delle masserie, delle chiese e dei muretti a secco. Lungo il Tratturo, l’aria della terra garganica  ritempra i polmoni e gli occhi si nutrono di paesaggi incontaminati, caratterizzati da piantagioni di fichi d’India, dal panorama della montagna sacra di San Giovanni Rotondo e Monte S.Angelo, dallo scenario naturale del Golfo di Manfredonia. Lungo i Tratturi si raggiungono luoghi altrimenti non visitabili, si vivono emozioni particolari, sensazioni nuove e ormai sopite dalla civiltà tecnologica. Percorsi naturalistici, religiosi, turistici, spirituali di territori poco conosciuti e come in Puglia così tanti altri Cammini aspettano di essere slow e green:  fra tutti  il grande progetto dei Cammini della Regina, nel contesto dell’ importante rete di antiche vie che hanno fatto l’Europa e la nostra storia, con i nuovi interventi di valorizzazione, per il futuro sostenibile del nostro territorio, il Cammino lungo la Via Francigena che acquista ora – nelle Terre di Siena – un fascino nuovo nel segno del turismo sostenibile, un tragitto che segue in larga parte le tracce dei pellegrini sulla Francigena,incrociando altre importanti arterie ciclopedonali.
Co.Mo.Do. persevererà e si attiverà con le Istituzioni con  la sua opera di censire vecchie ferrovie e sentieri antichi, per fornire un patrimonio di informazioni rivolto a quei turisti  italiani e stranieri amanti della mobilità dolce  e che arrivati sul territorio italiano rilascerebbero ricadute economiche significative.