Investire nella mobilità ciclistica fa bene alla salute e all’economia
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di Giancarlo Romanini

 

Cosa significa investire in infrastrutture ciclistiche?

 

Risparmiare denaro, pubblico e privato, creare posti di lavoro, ridurre l’inquinamento, mantenere le persone più sane, migliorando non solo le prestazioni fisiche ma anche quelle cerebrali.

 

Tutti questi benefici sono dimostrati, e i vantaggi economici quantificati.

 

Arriveremo a prenderne atto anche qui in Italia?

 

 

Uno degli aspetti apprezzabili della cultura anglosassone, condivisa sia dagli Stati Uniti che dai paesi nord-europei, è l’atteggiamento pragmatico con cui si pongono di fronte ai problemi, compresi quelli della mobilità (vedi a.e. Convincere i politici ad investire in infrastrutture ciclabili).

Fa parte di questo atteggiamento anche l’abitudine a misurare le proprie azioni, sia quelle messe in atto che quelle previste, e a monetizzarne gli effetti.

Quando si tratta di investimenti pubblici tutto ciò aiuta la trasparenza e la comprensione delle decisioni prese, che possono essere valutate al di là di posizioni pregiudiziali ed ideologiche.

Ovvio sottolineare che al contrario questo approccio manca nel nostro paese.

E ci si ritrova sempre a parlare degli “altri”; in questo caso della Gran Bretagna, e di come i vantaggi del camminare e del pedalare si trasformino in risparmi di milioni di sterline (che indicherò in euro per comodità).

 

Partiamo dallo studio di Sustrans, una organizzazione non profit che ha come obiettivo di permettere a sempre più persone di viaggiare a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici negli spostamenti giornalieri.

Sustrans stima in 36.000 le morti premature dovute alla mancanza di esercizio fisico.

Nel Regno Unito solo il 40% degli uomini e il 28% delle donne svolge una attività fisica moderata per almeno 2 ore e mezza a settimana, mentre l’uso dell’automobile è in forte aumento e le strade sono sempre più trafficate.

Di contro i benefici per la salute derivati dall’uso delle reti pedonali e ciclabili ricadenti nella National Cycle Network hanno permesso di stimare in 270 milioni di euro il risparmio annuo sui costi dell’assenteismo dal lavoro dovuti a malattia.

 

E se una ricerca fatta negli USA, basandosi su oltre 500 studi esistenti, ha stimato che per 1 euro investito in pedonalità e ciclabilità l’economia ne beneficia per 10, in UK uno studio della London School of Economics ha calcolato che nel 2010 l’aumento dell’uso della bicicletta ha generato una crescita economica di 3,9 miliardi di euro.

Grazie alle vendite di veicoli (aumentate del 28% in un anno), di accessori e abbigliamento, all’attività di manutenzione e riparazione, agli stipendi per gli occupati, alle entrate fiscali, ai risparmi sull’assenteismo per malattia.

Ogni nuovo ciclista vale, per l’economia britannica, 230 euro.

Raddoppiare gli spostamenti a piedi, in bici e con i mezzi pubblici porterebbe ad un beneficio economico di 148 miliardi di euro in 30 anni, cioé 1,35 milioni di euro ogni anno.

Migliorando la salute e la qualità di vita di tutti.

 

Perché andare in bicicletta fa bene sia la corpo che alla mente, risultando benefica per una ampissima gamma di malattie, come certificato da una mole consistente di studi.

Tanto che i medici hanno iniziato a prescriverla come cura.

E la bicicletta è una medicina che fa bene anche a chi non la assume.

 

Comprendere tutto ciò, dargli una dimensione economica, oltre che solide basi scientifiche, è un valido supporto al cambio di modello della mobilità che ancora tanti, soprattutto in Italia, soprattutto decisori politici, barattano ancora per irrealizzabile visione di ambientalisti fuori dalla realtà.

È proprio il caso di dire: “Continuiamo così, facciamoci del male”.

 

Testo basato sull’articolo: Savings From UK Walking & Cycling = £1 Million A Day — While Increasing Health – July 30th, 2015 by Cynthia Shahan