Mobilità ciclistica. Avanti adagio, quasi indietro

Mobilità ciclistica. Avanti adagio, quasi indietro

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Quanto ancora dobbiamo attendere?

Notizie interessanti arrivano da vari paesi europei che stanno immaginando – e attuando – evidentemente un altro modo di vivere le loro città.

Parigi: la sindaco Hidalgo ha deciso di aumentare del 50% le aree per pedoni e ciclisti riqualificando sette importanti e famose piazze di Parigi.

Barcellona ha predisposto un piano per disincentivare l’uso delle auto con la creazione di una rete di strade che “isolano” interi quartieri dove ci si sposta esclusivamente a piedi, in bicicletta o con mezzo pubblico.

Londra: il sindaco neoeletto ha dichiarato che proseguirà il lavoro per rendere sempre più ciclabile la metropoli e grazie alle politiche incentivanti di questi anni i ciclisti sono triplicati mentre l’uso dell’auto è crollato.

Norvegia: hanno predisposto un piano nazionale di highways ciclabili per 885 milioni di euro.

Mi fermo qui con l’elenco per carità di patria e perché è sempre più stridente la differenza di approccio tra noi e loro: tra le nostre politiche per incentivare la mobilità ciclistica sempre al minimo sindacale, con il freno a mano tirato perché gli italiani sono diversi – e non si capisce in cosa -, e loro che pensano in grande, al futuro magari senz’auto come Helsinki.

E noi? Sempre a contrattare, a tutti i livelli, qualche spicciolo per la mobilità ciclistica che ci viene elargito spesso come “contentino” per poter digerire magari una mega infrastruttura viabilistica.
Dall’altro lato della barricata, poi, sempre pronti a trovare le soluzioni più fantasiose come il casco obbligatorio dimenticandosi di tutto l’impianto delle nuove norme del Codice della Strada che miseramente rimane impantanato tra Commissioni varie in Senato e non si riesce a capirne i motivi.

Eppure ci sono tutte le motivazioni possibili per intraprendere con decisione una politica per la mobilità ciclistica: migliora l’ambiente, dona benessere e salute ai cittadini, rende migliore la qualità della vita e più efficienti gli spostamenti quotidiani, costa poco e rende molto considerato che per ogni euro investito in ciclabilità c‘è un ritorno per la collettività di 3/4€.

Presidente Renzi, quanto ancora dobbiamo attendere per vedere il nuovo Codice della Strada?

Quanto ancora dobbiamo attendere per vedere meno auto in città? Perché mobilità sostenibile significa togliere auto dalle strade, non sostituirle con auto elettriche.

Togliamo auto dalle strade e portiamo gli Italiani ad usare la bicicletta: il 20% medio nazionale di spostamenti in bicicletta è un obbiettivo ampiamente raggiungibile in pochi anni, purché si proceda senza tentennamenti.

Presidente Renzi, ce la facciamo?