Bici & Crisi. Il numero dei ciclisti è in aumento?
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di Giancarlo Romanini

 

l numero dei ciclisti è in aumento. La crisi ha affondato l’automobile e finalmente sempre più persone scelgono la mobilità sostenibile, bicicletta in testa. O no?
Qualche sintetica riflessione sugli spostamenti in Italia al tempo della crisi, basata sui numeri disponibili.

 

Negli ultimi anni si è molto parlato e scritto di bicicletta. Spesso, finalmente, come mezzo di trasporto. Alternativo all’automobile. Ecologico, economico, salutare, trendy. La risposta vincente alla crisi economica.

I ciclisti hanno invaso non solo tv, giornali e (soprattutto) il web, costringendo i politici a fare i conti con la promessa di una mobilità più sostenibile, ma, parrebbe, anche le strade.

 

Dire quanti siano oggi i ciclisti in Italia è impossibile. Anche perché la categoria non è circoscrivibile in maniera univoca. Tutti possiamo essere, in un qualche momento della nostra giornata, ciclisti così come automobilisti, pedoni, passeggeri dei mezzi pubblici.

 

Per valutare il peso della bici come mezzo di trasporto bisogna fare riferimento quindi non al numero dei ciclisti ma alla quantità di spostamenti effettuati in bicicletta, determinando la ripartizione modale nel quadro degli spostamenti complessivi.

 

Al momento in Italia gli unici rilevamenti in materia sono quelli dell’Istituto  Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti (ISFORT), che produce poi una serie di studi e approfondimenti.

L’Istituto effettua ogni anno interviste telefoniche con il sistema CATI (Computer-Assisted Telephone Interviewing), in uso in molte nazioni europee; forse a causa della crisi, dal 2012 il numero di interviste è sceso da 15.000 a 7.500.

Non sono in grado di valutare quanto questo campione sia significativo, né quanto siano attendibili i numeri raccolti ed elaborati da ISFORT.

 

Nel 11° Rapporto sulla mobilità in Italia, pubblicato nel maggio 2014, i dati tratteggiano una realtà diversa da quella di una nazione sempre più sui pedali.

Spiegando come la crisi economica, che tanti consideravano, ottimisticamente, l’occasione per il cambiamento, per una affermazione della mobilità sostenibile nelle strade finalmente liberate dalle auto, non si è realizzato.

 

 

Gli spostamenti presi in considerazione sono quelli di un giorno feriale medio.

Dal 2008 gli spostamenti complessivi sono drasticamente scesi fino ad arrivare, nel 2012, al di sotto dei 100 milioni, con un calo del 24%. Per tornare nel 2013 di nuovo sopra, seppur di poco, attestando il calo al 22%.

Ci muoviamo quindi tutti molto meno.

 

 

 

Ma nonostante il crollo degli spostamenti complessivi coinvolga principalmente l’automobile in termini assoluti, in percentuale la quota sul totale aumenta costantemente!

Questo per la grande sproporzione dovuta al massiccio ed indisciminato uso dell’auto, che resiste anche in tempi di grave crisi economica, cui si fa fronte rinunciando magari a spese di manutenzione o addirittura all’assicurazione.

 

 

 

Ma a quanto pare le cose non vanno meglio per gli spostamenti in bici. Che erano solo il 3,60% del totale nel 2008, e scendono, con andamento alterno, fino al 2012, quando toccano il 2,30%, per risalire un po’ nel 2013 fino al 3,10%.

Comunque con una perdita, in termini assoluti, di 1,555 milioni di spostamenti giornalieri tra 2008 e 2013.

Che si riflette anche sulla vendita di bici; nonostante ancora nel 2013 la vendita di biciclette abbia superato l’immatricolazione di auto, il calo rispetto al 2008 è del 23%.

Rispetto al 2008 migliora solo la percorrenza media, che passa dai 2,9 km nel 2008 ai 3,4 km nel 2013.

 

Se vediamo più bici in giro è perché gli aumenti, stando agli studi di ISFORT, si registrano in città poste in aree geografiche nelle quali l’attenzione al fenomeno, da parte dell’associazionismo, dei media, della politica, è per tradizione maggiore.

La mobilità ciclistica tiene nelle città medio-grandi e aumenta “in misura significativa” nelle grandi città, ma solo al nord.

Ma non “sfonda”.

 

Il Rapporto sulla Mobilità sintetizza così il quinquennio 2008-2013: “Ora, se si deve trarre un bilancio sul modal split nell’ultimo quinquennio, un ciclo così profondamente segnato dalla crisi economica, dalla riduzione dei redditi disponibili presso le famiglie e dalla conseguente compressione dei consumi, bisogna concludere che le scelte di trasporto degli italiani sono cambiate molto meno di quanto ci si poteva attendere, ed anzi le modifiche più profonde vanno nel segno opposto di quello presunto (e auspicato)”.

 

Potete leggere i rapporti completi e fare le vostre riflessioni visitando il sito di ISFORT: www.isfort.it.

 

Giancarlo Romanini – membro Area Tecnica FIAB

 

L’autore dell’articolo ha inviato questo articolo alla mailing list dell’Area Tecnica FIAB.
Edoardo Galatola, responsabile Sicurezza di FIAB, ha commentato: “In merito a quanto sollevato ritengo che uno dei problemi principali in Italia in ambito di qualsiasi programmazione sia l’assenza di una solida e diffusa base di dati. Senza rilevazioni non è possibile fare analisi né verificare tendenze o raggiungimento obiettivi.”