Di seguito la quarta intervista nell’ambito dell’iniziativa #ChiediloaFiab, a Claudio Pedroni, sulla tesi n° 5 “BICITALIA o Rete di Percorribilità ciclistica 2012“, la sesta delle 11 tesi congressuali discusse al Congresso Nazionale di Arezzo. Come anticipato, anche per la quinta intervista (tesi n°8), la settimana prossima, è possibile inviare le domande per mail all’indirizzo chiediloafiab@fiab-onlus.it, oppure attraverso Facebook, Twitter e Google Plus. L’argomento della tesi numero 8 è “Mobility management e mobilità ciclistica“, relatore Lello Sforza. [Si prega di inviare domande attinenti all’argomento].
Nella tesi si parla di infrastrutture dedicate come soluzione per ampliare il numero di cicloturisti. Oltre a piste ciclabili protette, cosa si intende per infrastrutture dedicate al cicloturismo?
Si tratta di piccoli interventi, non molto costosi, ma che possono fare la differenza, soprattutto nel coinvolgimento di famiglie e cicloturisti con poca esperienza: dai bicigrill (diffusi soprattutto in Trentino), che sono punti ristoro con possibilità di riparare la bici, aree giochi per bambini, come ce ne sono molte lungo la Ciclovia del Danubio. E poi segnaletica ben riconoscibile, materiale informativo e sensibilità delle strutture ricettive a immaginare un’accoglienza ad-hoc per i cicloturisti. Esempi di itinerari cicloturistici di alta qualità li abbiamo in Trentino, con i percorsi della Valle dell’Adige, dell’Isarco, o della Val Pusteria.
Si parla bene del Trentino: esistono studi e ricerche su come la realizzazione di percorsi cicloturistici (ad opera della Regione, senza alcun aiuto di Fiab) abbia avuto un buon impatto sull’economia locale? Sarebbe interessante divulgarli.
Questo è un bel nodo, in effetti per ora questi dati non sono a disposizione e nel caso specifico del Trentino, che ha realizzato tutti i percorsi ciclabili autonomamente, senza l’appoggio di Fiab, a volte non vengono condivisi. Ad ogni modo il direttore dell’Apt di Trento e Rovereto ha recentemente dichiarato che è stato proprio il cicloturismo a salvare il settore turismo in quelle province. Si consideri che Il Trentino, in particolare l’Alto Adige, è la terza meta europea preferita dai cicloturisti tedeschi, che in totale sono tra i 6-7 milioni.
Nella tesi non si affronta il problema della sicurezza sulle strade interurbane. Qualcuno potrebbe obiettare che non è possibile realizzare corsie ciclabili, ad esempio, lungo tutte le strade costiere italiane (vedi la 106 Ionica, l’Aurelia ecc), mentre invece sarebbe opportuno, laddove non è possibile costruire una ciclabile, spingere per renderle più sicure e consentire una convivenza tra auto e bici non pericolosa per queste ultime.
Il problema della sicurezza è da affrontare, probabilmente se ne è parlato dettagliatamente nella tesi sulla sicurezza in bici, di Galatola, ma anche per lo sviluppo del cicloturismo rappresenta una priorità. Sulla questione strade, Fiab si batte costantemente per la moderazione del traffico anche in alcune strade secondarie, o vecchie statali a basso traffico. Ci sono buoni esempi come la vecchia statale 16 in Puglia, ma anche la stessa complanare, sempre in Puglia, dove si pedala velocemente e in sicurezza. Per il traffico automobilistico c’è invece la superstrada. Ecco, lungo altri tratti di costa si potrebbe agire così: destinando almeno una delle strade, laddove ve n’è più di una che copre un tragitto analogo, alle biciclette. Purtroppo i limiti di velocità non bastano perché si sa, in Italia non sono rispettati.
Vengono citati esempi di Regioni che realizzano percorsi cicloturistici non adeguati o con segnaletica non conforme al CdS perché non si rivolgono a Fiab. E perché non lo fanno? Ha un costo? Chi controlla e certifica la qualità delle infrastrutture realizzate dalle Regioni? Fiab può chiedere, in quanto Federazione riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente, di ottenere il veto sull’approvazione dei percorsi regionali?
Fiab non può assumere questo ruolo. L’approvazione di tutte le strade, compresi purtroppo i percorsi ciclabili, spetta a Comuni, Province e Regioni, e Fiab può solo indicare delle linee guida, poi ci sono Regioni con cui siamo in buoni rapporti e più collaborative, vedi la Lombardia, la Puglia, il Veneto, la Toscana, e altre che fanno un po’ di testa loro. Un altro problema è che le Regioni tendono a immaginare i percorsi cicloturistici per i loro esclusivi interessi, quindi coprendo il territorio regionale ma senza badare, ad esempio, a collegare tali percorsi con quelli delle Regioni limitrofe. Sulla questione costi, forse è proprio perché non costa rivolgersi a Fiab che non lo fanno…
Sul miglioramento del sito Bicitalia, di cui si accenna nella tesi, quali i prossimi passi?
L’obiettivo è il bando del Ministero dell’Ambiente attraverso cui Fiab spera di riuscire ad ottenere le giuste risorse per potenziare il sito Bicitalia. Il modello che intendiamo seguire è quello svizzero, del sito swissavelo, e francese, di af3v. Dobbiamo migliorare la cartografia, sia per percorsi brevi ma anche di più giorni.
Sulla questione leadership del sito Bicitalia, almeno come strumento di consultazione dei percorsi, non sarebbe utile una collaborazione con altri portali? Su piste ciclabili.com, ad esempio, sono caricati migliaia di itinerari, e lo fanno gli utenti, senza l’aiuto delle Regioni.
Si, abbiamo pensato ad una collaborazione in questo senso, proprio con Piste Ciclabili, ma ci sono dei limiti a quel progetto. Innanzitutto ci sono percorsi ciclabili o ciclopedonali di tutti i tipi, mentre Fiab con Bicitalia vorrebbe fare una minima selezione degli itinerari. Inoltre in quel caso i percorsi sono caricati dagli utenti e necessiterebbero di un controllo di qualità. Insomma, se Bicitalia deve diventare un portale istituzionale, deve lavorare sulla raccolta degli itinerari cicloturistici alla perfezione, e attingere da materiale ufficiale, che sia delle Regioni o che sia di Fiab, ottenuto grazie ai sopralluoghi che facciamo periodicamente.
Può spiegare meglio il riferimento al movimento #salvaiciclisti in questo estratto? “In termini politico-culturali sarebbe utile ovvero fare un brain-storming sui temi di questa comunicazione. La necessità di trovare una strategia giusta su un tema su cui stiamo soffrendo dal 1992 mi sembra indispensabile. La filiera cicloturismo-RNPC-segnaletica-tour operator-alleanze – RegioniProvince – EuroVelo non può più attendere una spallata da parte di FIAB (facile da dire difficile da fare!) con il rischio che altri più navigati salgano su un possibile treno in corsa, potendo magari succedere qualcosa che assomiglia al movimento WEB salviamo il ciclista.”
Beh, un po’ è così, Fiab si sta battendo da tempo per il dibattito su alcuni temi, e deve andare avanti scongiurando l’ipotesi che qualcuno se ne possa appropriare. Il movimento #salvaiciclisti ha fatto molto soprattutto per attirare l’attenzione dei media e dei cittadini, ma ciclicamente ci sono già state altre realtà che dopo un primo momento di slancio si sono spente, Fiab invece ha il vantaggio di essere sul territorio ormai da vent’anni.
Domanda di Franesco Morosini: Ho visto sul sito Fiab, alla pagina relativa alla rete ciclabile nazionale, una mappa aggiornata al 2012 con la Ciclopista che percorre tutta l’Italia, Sardegna compresa. Arrivato sul sito di Bicitalia però vedo che l’itinerario si ferma al confine tra Lazio e Campania per riprendere in Sicilia. La mia domanda quindi è la seguente: al momento la ciclopista si ferma nel Lazio o esiste un percorso che mi porta in Sicilia?
Quella di Bicitalia è una selezione più accurata e ristretta di strade, e menziona quindi solo quelle in cui la percorrenza è veramente consigliata. Per ora, da Roma in giù, Fiab non si sente di raccomandare quelle strade ai cicloturisti. C’è un caso analogo a Bologna, nella guida al tratto 2 della Ciclopista del Sole (Peschiera del Garda – Firenze) in cui si consiglia di fare ingresso in città in treno, perché la strade non sono sufficientemente sicure. Diciamo che entro l’anno contiamo di pubblicare sia la terza guida della Ciclopista, da Firenze a Roma, un po’ dipenderà anche dalle indicazioni che ci darà l’editore. E poi la Ciclopista del Sole fa parte di Eurovelo 7, quindi Fiab deve promuoverla a dovere anche per gli impegni sottoscritti con ECF.
Domanda di Stefano Gerosa: In alcuni Paesi dove non sono intervenuti direttamente sin dall’inizio i soggetti pubblici, la rete cicloturistica nazionale è nata e si è sviluppata grazie all’incontro di soggetti, oltre che istituzionali, anche associativi (ambientali, turistici e ciclistici) ed imprenditoriali. Da noi, in Trentino Alto Adige, la rete cicloturistica è nata sotto la spinta delle associazioni albergatori tanto che alle associazioni ciclistiche non è rimasto che inaugurare ed applaudire. Non pensi che a livello nazionale FIAB, per essere più efficace, dovrebbe promuovere un’aggregazione più ampia di interessi intorno al progetto Bicitalia? Se si, lo vedi fattibile e con quali soggetti? Se no, perchè?
E’ giusto ma non è così facile, torniamo un po’ al discorso precedente, non tutti gli albergatori arrivano a comprendere questo concetto, a vedere il cicloturismo come una risorsa e non come un vezzo. E poi c’è da aggiungere che albergatori o in generale privati, del Trentino, così come austriaci e svizzeri (dove la rete ciclabile si è sviluppata analogamente) agiscono con tutte altre condizioni: hanno buoni percorsi cicloturistici realizzati dalla Regione, una domanda maggiore e una migliore esperienza nel settore. In questo senso Fiab potrebbe istituire un tavolo di discussione con gli albergatori proprio per convincerli a finanziare alcuni itinerari nel loro territorio. Ci stiamo pensando.
Claudio Pedroni: Chimico di professione da sempre appassionato al turismo in bicicletta spendendo in passato tutto il suo tempo libero a pedalare per l’Europa.
Membro, dalla fondazione, degli organi direttivi della FIAB Federazione Italiana Amici della Bicicletta onlus con l’incarico di responsabile per le reti ciclabili.
E’ il rappresentante italiano nel gruppo di lavoro della rete ciclabile europea EUROVELO
Ha curato per EDICICLO i 2 volumi della Ciclopista del Sole