Padova. Bitonci, Freud e la bicicletta

Padova. Bitonci, Freud e la bicicletta

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L’Amministrazione di Padova, guidata dal sindaco Bitonci, non è nuova a prese di posizione contro i ciclisti. Ora minaccia “multe salate ai furbetti della bicicletta“, additati quali indisciplinati e pericolosi.

Se è giusto sanzionare chi viola il codice della strada, con qualunque mezzo si stia muovendo, ci appare sbagliato aprire una “caccia alle streghe” verso i ciclisti urbani (definita “campagna informativa”).  Quando, statistiche di morti e feriti alla mano, è evidente a tutti che altri sono i mezzi di trasporto che creano pericolo e ben altre campagne servirebbero per la sicurezza stradale. Invece eccessi di velocità, parcheggio in doppia fila e altri comportamenti pericolosi, all’ordine del giorno, vengono di rado sanzionati. L’automobile non si tocca. E lasciamo perdere, poi, le città di mezza Europa, che stendono il “tappeto rosso” ai ciclisti, con riscontri positivi sulla vivibilità e mobilità urbana. Un abisso culturale incolmabile.

Non tutti i padovani sono d’accordo. Ad esempio Paolo Giaretta, già sindaco di Padova, ex senatore aderente al Gruppo Interparlamentare Amici della Bicicletta, ex Presidente di AICC (Associazione Italiana Città Ciclabili), ha pubblicato un intervento sul suo blog che, con il suo permesso, ci pregiamo di pubblicare nel  sito Fiab.

Bitonci, Freud e la bicicletta

di Paolo Giaretta

Ci deve essere qualcosa di patologico nella fissazione dell’amministrazione Bitonci contro i ciclisti. Forse Freud ha scritto qualche pagina su quale problema irrisolto del proprio io si nasconda dietro la fobia per la bicicletta. Del resto proprio nella Vienna del dott. Freud i medici sconsigliavano l’uso della bicicletta alle donne e particolarmente alle giovinette, asserendo che lo sfregare delle cosce sulla sella avrebbe provocato pruriginose sensazioni… Poi ci fu il generale Bava Beccaris che nel 1898 per reprimere i moti popolari a Milano vietò l’uso della bicicletta, che serviva agli organizzatori per spostarsi velocemente, più della Regia Cavalleria. Però poi assassinò 80 cittadini inermi sparando cannonate sulla folla.image

Intendiamoci, anche per le biciclette ci sono le regole del codice stradale che vanno rispettate, ma c’è qualcosa di maniacale nell’additare continuamente all’opinione pubblica il ciclista come una sorta di nemico della convivenza. Addirittura l’assessore Saia, mancato sceriffo sulle cose serie, si slancia nella minaccia di un “autunno caldo” per i ciclisti indisciplinati. Come se non avessimo altre battaglie per la legalità e la convivenza da combattere.

Giusto sanzionare i ciclisti che occupano la carreggiata quando esiste una pista ciclabile, è costata denari pubblici, restringe la carreggiata destinata alle auto. Partager la ruote dicono i francesi. Ma voi avete mai visto una multa elevata alle molte auto che sostano sulle piste ciclabile impedendone l’uso in sicurezza ai ciclisti? O, come sarebbe giusto, rimuovere l’auto con relativa elevata sanzione per intralcio alla circolazione?

È sempre questione di buon senso, basterebbe rileggere le persuasive pagine dei Promessi Sposi sulle famose ed inutili grida. Ci deve essere una proporzione tra la sanzione e gli effetti di danno che potrebbero derivare dalla violazione della norma. Ci sono mai stati incidenti provocati da un ciclista che attraversa in sella le strisce pedonali? Certo è sbagliato anche per un ciclista correre con la musica nelle orecchie ma il danno che può fare a sè può essere purtroppo mortale, ma agli altri è molto modesto. Esistono molti ciclisti e pedoni morti in incidenti stradali causati da automobilisti. Non esiste il contrario. A questo punto si dovrebbe vietare le cuffiette anche ai pedoni che spesso attraversano la strada assorti nell’ascolto.

Il fatto rilevante è che l’amministrazione si occupa della bici solo in termini repressivi, mai per promuovere e incentivare l’uso come componente necessaria di un moderno sistema di mobilità urbana, invece no tram no bici. Bisogna sempre evocare nemici. Naturalmente non quelli potenti, ma i più “deboli”. I suv contano nella visione bitonciana le bici no. Pericolosi strumenti turbativi dell’ordine pubblico, invece di mezzi ecologici ed efficienti per la circolazione urbana.