L’uomo non vive di solo pane. E la ciclabilità non vive di sole ciclabili.

L’uomo non vive di solo pane. E la ciclabilità non vive di sole ciclabili.

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Che il tema della ciclabilità si stia affermando è un dato oggettivo: ne parla chiunque, nel bene e nel male e talvolta anche a sproposito. Certo, la ciclabilità è un argomento relativamente nuovo e come tale ancora in tanti non lo conoscono, ne hanno un’idea molto confusa o banalizzata con concetti di uso comune come la parola magica “pista ciclabile”.

Me ne rendo conto ogni volta che partecipo ad incontri pubblici dove mi tocca sempre il ruolo di riportare la discussione sulla ciclabilità nei giusti binari. Ma che certe osservazioni arrivino da (pochi per fortuna) soci/socie FIAB un po’ mi ha fatto pensare.

Il successo del progetto FIAB Comuni Ciclabili (www.comuniciclabili.it e do per scontato che lo conosciate, altrimenti vi rimando al sito citato) è dato non tanto dal verificare che tante amministrazioni pubbliche stanno lavorando sul tema della ciclabilità, ma dalla sana competizione che questo progetto ha messo in atto. I comuni ci stanno chiedendo come poter entrare nel “Club dei Comuni Ciclabili”, quali le azioni che possono fare per passare ad un livello più alto rispetto a quello ottenuto oggi, quali i punti di debolezza delle loro politiche per la mobilità ciclistica.

Insomma: si è aperto un dibattito e un confronto tra amministratori pubblici, abbiamo creato una rete di comuni che vogliono migliorare il loro livello di ciclabilitá cui FIAB può fornire consulenza e supporto (con corsi, materiale, pareri, ecc.) e tutto questo processo può portare ad una crescita anche culturale dei nostri politici con un indubbio beneficio per le scelte di mobilità nel futuro.

Qualcuno lamenta il fatto che il riconoscimento dato alla città x non sia corretto perché “non ci sono le ciclabili”. Certo, sarebbe stato molto più semplice anche per FIAB chiedere ai comuni quanti KM di piste ciclabili sono presenti sul territorio, ma troppo spesso la presenza di numerose piste ciclabili non è indice di maggiore ciclabilità per tanti motivi: non sono in rete, non sono ben fatte, non sono segnalate e via elencando.

Ciò che rende più o meno ciclabile una città è un giusto mix di qualità nelle infrastrutture (dove servono), moderazione della velocità delle auto, continuità di percorsi, servizi che facilitano l’utilizzo del mezzo bicicletta (es. parcheggi protetti). Tutte queste attività vanno messe a sistema in un Piano Strategico di lunga durata, vanno pianificati gli interventi nel tempo, previste le risorse necessarie, realizzati i progetti, il tutto accompagnato da un percorso comunicativo adeguato per far crescere il consenso dei cittadini nel cambiamento in atto in città.

Tutti questi elementi sono stati studiati e ad ognuno di essi è stato dato un valore che, alla fine, porta ad avere un certo grado di ciclabilità della città espresso nel  numero di “bike smile”. Si può anche non essere d’accordo sul risultato, ma non si può ridurre il giudizio sulla base della propria esperienza quotidiana o sul fatto che non si vedono le ciclabili.

Spero che questa spiegazione possa aiutare i nostri soci e socie, ma anche tutti coloro che utilizzano la bicicletta, a comprendere meglio il progetto e ad utilizzarlo con le loro amministrazioni come leva di dialogo/collaborazione per aiutare gli Enti pubblici a crescere intanto nella conoscenza e consapevolezza che “non si vive di sole piste ciclabili”