“Crescete e moltiplicatevi”. Ma come?

“Crescete e moltiplicatevi”. Ma come?

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Il modello non è il detto biblico, ovviamente, ma le indicazioni emerse dalla recente Conferenza dei Presidenti FIAB dedicata alla crescita associativa.

Come si fa a crescere, numericamente, come soci? Più in generale, come si fa a far crescere intorno a noi la consapevolezza che i ciclisti abituali non sono un gruppetto di ecologisti invasati che sognano l’estinzione delle auto, ma semplicemente persone che hanno fatto una scelta?

I contenuti non ci mancano, le motivazione e gli slogan nemmeno. Dopotutto andare in bici è bello, veloce, pratico, sicuro, economico, salutare, ecologicamente corretto (perché negarlo?), “figo”, “trendy”, “cool” e via elencando. Tutte cose che sappiamo, tutti argomenti che ripetiamo sistematicamente come un mantra rischiando di essere noiosi e ripetitivi.

Il difficile è riuscire a convincere gli altri che andare in bici è veloce, pratico, sicuro, ecc.

Abbiamo il problema di far fare alle persone quello che abbiamo già fatto noi, ovvero di “smettere con la benzina e passare alla bici”, per usare lo slogan di una campagna efficace.

Iniziative ne proponiamo tante: convegni, incontri, articoli, manifesti sono utilissimi, servono a farsi pubblicità e a farsi conoscere, a propagandare il tema e le motivazioni che ci hanno spinto a smettere con la benzina. Difficilmente però un convegno ben riuscito è attrattivo per chi usa la bici saltuariamente o non la usa affatto: ai convegni vanno persone che sono già consapevoli o che, per ruolo, sono tenute ad essere presenti. Sono utilissimi, servono per parlare e comunicare con chi prende le decisioni, mostrare loro esperienze riuscite e fare opera di lobbying.

Ma per avvicinare il grande pubblico serve altro. Per aumentare nei concittadini la consapevolezza che i ciclisti sono tanti e che con loro vanno condivisi e ripensati gli spazi non serve chiudersi in una sala a ragionare. Bisogna uscire, dimostrare praticamente che “in bici si può”.

Per essere davvero efficaci non dobbiamo essere noi a dimostrare che si va da A a B, 10 chilometri più in là, in meno di mezz’ora, perchè la risposta più probabile che riceveremo è “per forza, siete allenati!”.

Bisogna far provare alle persone, metterle su una bicicletta e farle pedalare e poi dire loro che “oggi hai fatto X chilometri, non sei stanco, non sei sudato e ti sei pure divertito. Hai visto che si può fare? L’hai provato! Prendi la bici domani per andare a lavorare e prova il percorso almeno una volta. Domani come oggi arriverai veloce, fresco e avrai pure risparmiato soldi”.

Funziona, l’esperienza dice che dopo aver provato diverse persone cambiano il loro modo di vedere la bici, non più e non solo come mezzo per la giratina domenicale se c’è il sole e non si ha altro da fare, ma come alternativa all’auto. Qualcuno si iscrive a FIAB in tempi più o meno rapidi, quasi tutti se non tutti cambiano il loro modo di vedere i ciclisti per la strada, non percependoli più come impedimento ma come utenti con pari dignità.

Per raggiungere l’obiettivo è però necessario andare a cercare persone che di solito non usano la bici. Un modo sperimentato è quello di proporsi alle associazioni presenti nella nostra città. Non necessariamente associazioni ambientaliste, meglio sarebbe fossero associazioni di altro genere. Se sono associazioni molto note meglio ancora: il loro marchio fa da traino al nostro, associare i due loghi aiuta quello più “debole” ad apparire “forte”, serve ad amplificarne la riconoscibilità.

Andando sul pratico, proponendo un “caso di studio”, direbbero gli accademici, si tratta di presentarsi ai referenti dell’associazione con la quale avviare la collaborazione e proporsi per quello che sappiamo fare meglio: una pedalata a tema rivolta ai loro soci, non ai nostri.

Con Slow Food, questo il caso di studio, si può progettare un pranzo itinerante in più posti distanti fra loro, ciascuno dei quali offre una portata, o raggiungere un ristorante fuori mano in bici anziché in auto. Noi, intesi come FIAB, offriamo le guide, l’organizzazione del percorso, la sicurezza di risolvere il problema meccanico se si presenta, ma sopratutto diamo loro la possibilità di far fare ai loro soci la solita attività in una forma diversa. Quest’ultimo argomento è decisivo: noi diamo a loro un’occasione di farsi belli coi loro Soci. In realtà, sono loro che danno a noi il modo di centrare l’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio: contattare persone nuove ed estranee al “solito giro”.

In cambio chiediamo di poter lasciare ai partecipanti i nostri depliant e di poter fare una piccola introduzione sul “come si va in bici”, ovvero su tutti quei comportamenti che aumentano la sicurezza e riducono le possibilità di farsi male.

Una volta che le persone non cicliste sono in bici, il più è fatto. Durante la pedalata si fanno quattro parole, si coglie l’occasione per evidenziare un punto critico e si fa provare “da ciclista” la difficoltà e si dimostra che, con pochi accorgimenti, la sicurezza è massima. A fine evento, il discorso che citavo sopra, “se ce l’hai fatta oggi, ce la puoi fare sempre”, chiude la giornata.

L’esempio vale per qualsiasi associazione presente in città. Ed a maggior ragione con quelle che godono di grande prestigio, per es. nel campo della ricerca, della salute, del sociale o della cultura etc.

Con la fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer, per accennare ad un altro caso, abbiamo realizzato un video che da sbocco benefico all’uso della bici invece che dell’auto. Per es.: pedalando risparmi X euro di benzina al giorno: donali alla fondazione / associazione / ente di ricerca.

Con poca fatica, facendo una cosa che comunque faremmo, ovvero pedalare, avremo avvicinato persone diverse, incrementato la consapevolezza che i ciclisti esistono e hanno le loro esigenze di spazio e sicurezza, ci saremo fatti conoscere, saremo diventati più simpatici e col tempo ci imporremo anche come associazione conosciuta e riconosciuta, come associazione alla quale si guarda quando fa un’iniziativa o, meglio ancora, che si va a cercare per vedere quali iniziative propone o per proporre di fare qualcosa insieme, ribaltando così la prospettiva iniziale.

Questo, almeno, è quello che è successo a Firenze: sempre più spesso sono altri che cercano noi per chiederci il sostegno ad un’iniziativa da fare in bicicletta. Si può riuscire ovunque, basta un po’ di buona volontà e di coraggio nel proporsi. Inizialmente non è facile, la domanda che vi faranno sempre è “perché con voi?” e la risposta è ad inizio articolo: “perché voi fate fare ai vostri soci la solita cosa in modo diverso e perché noi abbiamo le competenze per far sì che riesca bene e senza problemi”. Lentamente l’associazione diventa un punto di riferimento, diventa l’associazione da contattare perché fa cose che altri non fanno, perché è l’associazione che collabora con tutti chiedendo in cambio solo di presentarsi.

Ma l’esperienza vissuta, quella che con questo scritto vi invito a provare, è che con la scusa di presentarsi si ottengono risultati notevoli in termini di visibilità, di cambiamento della percezione del ciclista ed anche di nuove associazioni.

Essere propositivi ci fa crescere, porsi come “quelli che possono fare una cosa per te” migliora infinitamente l’immagine, far provare convince che “in bici si può”, e quelli che vanno in bici spesso si associano.