Come riportato da tutti i principali organi di stampa, ieri sera a Torino un gruppo di ciclisti “critical mass” impegnati in una pedalata sono stati affrontati dalla polizia in tenuta anti sommossa.
Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB, la più vasta realtà associativa di ciclisti italiani non sportivi, attiva da oltre trent’anni nella promozione della bicicletta quale mezzo ecologico per la riqualificazione dell’ambiente urbano ed extraurbano, commenta cosi la vicenda:
«Stiamo vivendo un momento molto difficile, in cui il tema della sicurezza sta prendendo il sopravvento su qualsiasi altra questione. Ci preoccupa moltissimo questa gestione dell’ordine pubblico che, anche in virtù di quanto introdotto dal Decreto Salvini sulla Sicurezza, sembra non fare distinzione tra ciò che realmente può rappresentare un pericolo e quello che è, semmai, una situazione da tenere sotto controllo.
Critical mass nasce alcuni anni fa come forma ingombrante, ma pacifica, di portare all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della ciclabilità e del diritto di tutti all’uso del suolo pubblico, troppo spesso occupato, e talvolta usurpato, dalle auto anche dove dovrebbe essere libero.
Dibattito più che mai attuale oggi che indiscutibilmente sta crescendo la sensibilità verso le forme di mobilità alternativa e che la bicicletta si sta diffondendo sempre più nelle nostre città. Un cambiamento positivo ma che, purtroppo, sembra generare incomprensioni da chi si trova “costretto” a condividere la strada con altri.
FIAB, insieme a tante altre associazioni, è impegnata da anni nell’aprire una relazione con le istituzioni a livello nazionale e locale, per far valere le esigenze di chi si muove con le due ruote soprattutto in ambito urbano, dove più si verificano incidenti anche mortali.
Purtroppo la vicenda di Torino s’inserisce in una serie di situazioni più o meno gravi a danno di cittadini che, in tutta Italia, utilizzano la strada in modo diverso dall’auto, cioè in bicicletta. Bicicletta che è, per eccellenza, un mezzo democratico che si pone come strumento di dialogo a cui, in nessun caso, si deve rispondere con la forza».