ECF: chi pedala sta con l’Ucraina. Advocacy FIAB modello europeo

ECF: chi pedala sta con l’Ucraina. Advocacy FIAB modello europeo

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Le associazioni di cicloattivisti europee, rappresentate dall’European Cyclists’ Federation di cui FIAB fa parte, hanno manifestato tutto il proprio sostegno al popolo ucraino. Per questo l’ECF ha deciso di rivolgere un appello, dal titolo Cyclists stand with Ukraine, in cui viene citato anche il modello di advocacy di FIAB messo in campo nelle scorse settimane grazie alla lettera aperta rivolta ai sindaci. «ECF ha membri sia in Ucraina sia in Russia: sosteniamo le organizzazioni bike friendly e i ciclisti ovunque essi siano», ha premesso il presidente ECF, Henk Swarttouw.

I gesti di solidarietà si moltiplicano da settimane e l’ECF ha realizzato una grafica specifica per manifestare il proprio sostegno al popolo ucraino. Lo trovate a questo link: vi invitiamo a condividerlo sui vostri canali social. Anche l’associazione ucraina che fa parte di ECF ha rivolto un appello.

Ma si deve fare di più, molto di più. Tra i gesti concreti che ciascuno di noi può compiere in questo periodo suggeriamo la scelta di utilizzare di più la bicicletta per lanciare un segnale inequivocabile: come da anni chiede FIAB, è infatti tempo di una rivoluzione bici che metta in primo piano la mobilità attiva e tolga spazio alle automobili. Non si tratta di pedalare per la pace, ma di realizzare la pace pedalando per un mondo diverso, in cui il contributo di ciascuno può far la differenza.

Per questo FIAB, dopo l’aggressione russa, ha rivolto un appello ai sindaciche potete trovare a questo link – in cui il presidente Alessandro Tursi ha chiesto una presa di posizione netta da parte delle amministrazioni per avviare un percorso di transizione davvero ecologica e bike friendly. «Di fronte a questa nuova crisi voi amministratori pubblici potete fare la differenza già nel breve termine e offrire finalmente  ai vostri cittadini la libertà di poter scegliere un modello di mobilità alternativa che già in tantissimi desiderano e che vorrebbero abbracciare, se solo le città diventassero più sicure e adatte alle persone».

«Avete dunque nelle vostre mani – ha aggiunto Tursi nella lettera ai sindaci – la responsabilità e il potere di una scelta che contribuisca alla sicurezza strategica del Paese e protegga le tasche dei singoli cittadini; che stringa il flusso di denaro che nutre gli autocrati delle fonti fossili, le loro armi e le loro guerre; una scelta  che coniuga salute e rigenerazione urbana, e una risposta concreta alla pressante richiesta delle giovani generazioni di contrastare la crisi climatica globale».

Nel messaggio rivolto ai propri membri l’ECF ha anche sottolineato un fatto grave: sono numerosi i cicloattivisti russi che nelle scorse settimane, anche prima dell’invasione dell’Ucraina, hanno subìto abusi da parte delle forze dell’ordine (alcuni di loro sono stati anche arrestati). Questo perché la bicicletta è uno strumento di libertà e, come spiega ECF, «è una ragione più che sufficiente per la quale noi cicloattivisti non andiamo a genio ai regimi repressivi».

Il modello di advocacy di FIAB con la lettera aperta ai sindaci è stata riconosciuta e citata dalla stessa ECF nel documento Cyclists stand with Ukraine. «La mobilità ciclistica – ha scritto l’European Cyclists’ Federation – contribuisce a ridurre la nostra dipendenza dal petrolio e dal gas russo, permettendo di opporci direttamente all’aggressione della Russia».