«Festeggiamo quel che abbiamo raggiunto a livello europeo e lo facciamo per mobilitare l’opinione pubblica e ottenere altri risultati a favore della mobilità ciclistica». Il vicepresidente di ECF e di Fiab, Alessandro Tursi, è appena rientrato da una riunione a Bruxelles dell’European Cyclists’ Federation, dove si è tracciato un bilancio dei successi politici con uno sguardo alle prossime sfide. A pochi mesi dalle elezioni europee ECF intende infatti dialogare con i tanti candidati all’Europarlamento per avere come interlocutore un gruppo trasversale di europarlamentari impegnato a sostegno della mobilità ciclistica.
Come vi avevamo segnalato a fine gennaio, ECF è stata la prima a comunicare il voto favorevole del Consumer Affairs Committee del Parlamento Europeo che ha escluso le e-bike dalla nuova direttiva sull’assicurazione dei veicoli. Senza l’azione di advocacy della federazione europea e di tutte le associazioni come Fiab attive a livello nazionale, la bicicletta elettrica avrebbe corso il rischio di essere equiparata a un veicolo a motore. ECF sta anche lavorando sulla sicurezza per i ciclisti sia sul fronte delle infrastrutture stradali sia su quello della tecnologia a bordo delle auto, temi che potrebbero portare nei prossimi anni a una vera rivoluzione per il diritto a muoversi sicuri in sella. «Con il nuovo Europarlamento e la nuova Commissione – aggiunge Tursi – vorremmo anche ottenere il raddoppio dei fondi comunitari destinati alla mobilità ciclistica».
Il lavoro di ECF, di Fiab e di tutte le altre federazioni nazionali è teso a uno sforzo corale di advocacy per portare i decisori politici sulle nostre tematiche. «I successi sono tanti, sia sul nazionale come Fiab, sia sull’internazionale», spiega Tursi in riferimento alla fondazione della World Cycling Alliance, il nuovo attore globale di cui è parte fondamentale ECF, nato per creare consapevolezza del ruolo della bicicletta in contrasto ai cambiamenti climatici e a vantaggio della vivibilità nelle aree urbane. Ma i successi sono il frutto di un lavoro sul lungo periodo cha ad esempio ha permesso a Fiab di esprimere posizioni chiare su vari capitoli della mobilità: l’idea che la pedalata assistita fosse, ad esempio, parte integrante della mobilità ciclistica è stata raggiunta e consolidata nel tempo.
«Un altro fronte fondamentale è l’intermodalità bici+treno, indispensabile per liberare le città e il loro spazio pubblico dall’assalto quotidiano delle auto dei pendolari. In Italia è merito di Fiab se oggi è possibile viaggiare sui regionali con la bici al seguito, e in diverse regioni abbiamo persino ottenuto che il servizio diventasse gratuito. Il prossimo obiettivo è estendere questo diritto a tutti i treni, inclusi quelli a lunga percorrenza», conclude Tursi. Ed è qui che farà la differenza il gioco di squadra tra le associazioni nazionali come Fiab, che influenzano i rispettivi europarlamentari attraverso le nostre realtà locali radicate nei territori, e ECF che porta avanti le proposte ai tavoli comunitari. Si sono già avute le prime aperture ufficiali per rendere il trasporto bici sui treni dei paesi membri un diritto per i cittadini comunitari, quindi valido su tutti i treni di tutti paesi. Il motto potrebbe essere “no celebration without mobilazation”.