7a Giornata nazionale delle Ferrovie Dimenticate – 2 marzo 2014

7a Giornata nazionale delle Ferrovie Dimenticate – 2 marzo 2014

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Il patrimonio ferroviario dismesso ammonta in Italia a quasi 6000 km e tende ad aumentare con la costruzione di rettifiche o varianti di percorso o sospensioni di tratte che corrono a un ritmo sempre più frenetico, denotando una miopia dei decisori politici e istituzionali, anche dove le prospettive potrebbero essere diverse. In tutto il Paese inoltre esistono ancora piccole ferrovie che potrebbero funzionare come veicoli per un turismo diverso, meno impattante sull’ambiente, più vicino alle realtà locali, ai territori emarginati. Così come esiste tutto un patrimonio di impianti (stazioni, depositi, ponti, gallerie ecc.) e rotabili che meritano considerazione e rispetto per la ricerca ingegneristica che li ha creati e per il valore storico e paesaggistico che rappresentano a tutti gli effetti.

Su questo tema si è fortemente battuta fin dalla sua nascita la Confederazione per la Mobilità Dolce (Co.Mo.Do.), una piattaforma formalizzata nel 2006 che raduna numerose Associazioni ambientaliste nazionali fra cui anche la FIAB Nazionale, con l’obiettivo di sollecitare la creazione di una rete della mobilità dolce italiana, recuperando a nuova vita tutte le infrastrutture territoriali in abbandono (ex-ferrovie, argini, alzaie, percorsi storici, strade dismesse) e integrandone la riprogettazione con la rete di itinerari attivi e dei trasporti pubblici locali e con l’ospitalità diffusa.

Iniziativa di punta di Co.Mo.Do è la Giornata delle Ferrovie dimenticate che si tiene per la settima edizione, domenica 2 marzo 2014 in tutta Italia, con escursioni, passeggiate in bicicletta lungo tratti ferroviari in abbandono, incontri, convegni, mostre fotografiche rievocative, sensibilizzazione verso le scuole, visite a impianti ferroviari ecc.

Con questa iniziativa intendiamo portare all’attenzione della popolazione, degli amministratori e dei media locali e nazionali il patrimonio ferroviario ‘minore’, e pertanto. Pensiamo infatti che anche questa parte di patrimonio sia parte essenziale della vita sociale e della storia dei nostri territori e che non solo non debba essere perduto ma possa essere posto al centro del rilancio delle aree interne del Paese.

Il Presidente di Co.Mo.Do.
Arch. Massimo Bottini