«È positivo il metodo dell’ascolto scelto dal Ministero dei Trasporti per coinvolgere esperti che rappresentano le varie utenze della strada e le varie categorie produttive legate ai traporti. Purtroppo le proposte emesse non sono basate sui dati. Si punta molto a una colpevolizzazione generalizzata quando si parla di sicurezza stradale e non si guarda invece alle cause effettive dell’incidentalità, dovuta all’eccesso e alla pericolosità delle auto in circolazione». Alessandro Tursi, presidente FIAB, ha commentato così l’incontro tenutosi ieri, mercoledì 22 marzo, a Roma al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. L’obiettivo della riunione, come ha spiegato il ministro Matteo Salvini, era di ascoltare le realtà presenti per informarle sui piani del dicastero: decreto omnibus delle infrastrutture e revisione del Codice della Strada entro fine 2023.
Per la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta era presente Edoardo Galatola, esperto di sicurezza stradale. Il suo intervento è partito dall’importanza dei dati per fare qualsiasi ragionamento e intervento di riforma. Ha citato il Codice della Strada che (all’art. 1 comma 2) recita che “le norme e i provvedimenti attuativi si ispirano ai principi della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile, perseguendo gli obiettivi: di ridurre i costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare; di migliorare il livello di qualità della vita dei cittadini anche attraverso una razionale utilizzazione del territorio; di migliorare la fluidità della circolazione; di promuovere l’uso dei velocipedi”.
Quando si parla di incidenti stradali i dati sulle cause sono inequivocabili, come ribadisce da sempre FIAB. Secondo l’Istat quelli mortali sono provocati da eccesso di velocità (27%), guida distratta (23%), mancato rispetto agli attraversamenti pedonali (8%) e mancato rispetto della distanza di sicurezza (8%). La stragrande maggioranza dei sinistri (73%) avviene all’interno dei contesti urbani, con l’80% delle vittime che è utente vulnerabile della strada (pedone, ciclista o motociclista).
All’incontro al Ministero dei Trasporti a Roma FIAB ha ribadito le sue storiche proposte per affrontare l’annosa questione della sicurezza stradale: l’introduzione del modello Città 30, come sta per avvenire a Bologna e Milano, e la strategia Safety in Numbers. Su quest’ultima ricordiamo che a fronte di un aumento dei ciclisti i decessi a causa di incidenti sono in costante riduzione:-13% tra il 2001 e il 2011 e -20% tra il 2011 e il 2021.
FIAB, come sempre, parte dai numeri e dalla conoscenza dei tantissimi contesti urbani in cui è attiva grazie alle associazioni locali. Ecco perché serve prevedere un investimento nella raccolta dei dati: analisi incidentalità su scala locale, composizione modale, km percorsi. Infine la pianificazione va effettuata sull’analisi dell’incidentalità non solo in termini di morti, ma di morti per miliardo di passeggeri km/anno e va impostato un criterio per la valutazione del rischio. «Sicuramente c’è spazio per le nostre proposte che presenteremo – ha spiegato Galatola al termine dell’incontro a Roma – ma il clima non sembra vada nella direzione di rendere le città più sicure e vivibili».