Finanziamenti stabili per la mobilità ciclistica

Finanziamenti stabili per la mobilità ciclistica

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Nel 1995 la FIAB avanzò una proposta di legge, per chiedere una svolta alla politica in tema di mobilità ciclistica.

Le legislazioni precedenti, (sia nazionali che regionali), si erano limitate a finanziare la realizzazione di piste ciclabili, mentre FIAB chiedeva una politica in favore della bicicletta con molti altri interventi (strutturali e culturali, sia nell’ambito della mobilità urbana che del cicloturismo).
Ma soprattutto la normativa non prevedeva un finanziamento duraturo per la ciclabilità. Pertanto FIAB propose di destinare ogni anno allo sviluppo della mobilità ciclistica il 3% degli investimenti in opere stradali, creando un meccanismo automatico di finanziamento.

Chi ha seguito queste storia sa che, dopo varie vicende e modifiche parlamentari, nel 1998 venne finalmente approvata la legge 366. Una legge che però non recepì questo meccanismo del 3% e che pertanto funzionò per pochi anni, dopo i primi fondi assegnati, ma poi non fu più rifinanziata e perse quindi ogni efficacia.

Fiab nel 1995 propose, con una cartolina, la campagna 3% e, dopo il 2000, un’altra campagna per un piano di incentivazione della mobilità ciclistica.

In quegli anni non c’erano le petizioni internet e quindi si procedeva con queste campagne inondando di cartoline il Presidente della Repubblica, oppure parlamentari e ministri.

Ci son voluti 20 anni, ora forse si sta prendendo coscienza del fatto che non si può incentivare la mobilità ciclistica con continue operazioni “spot”, occorre una continuità, così come per tutte le altre forme di mobilità o per le strade, finanziamenti stabili.

Si arriva così ai giorni d’oggi, quando leggiamo sul Sole 24 ore del 30 giugno che l’on. Paolo Gandolfi (coordinatore Gruppo Interparlamentare Mobilità Nuova e Ciclistica) sta depositando il disegno di legge per la mobilità ciclistica, legge quadro che FIAB aspetta da tempo.

Scrive il sole 24 ore che “per trovare risorse che, a regime, consentano di risolvere la mancanza di piste ciclabili nel nostro paese. Il disegno di legge, allora, prova a incidere sul Fondo previsto dall’articolo 202 del Codice appalti che (..) Una quota pari al 2% di questo nuovo plafond dovrà essere riservata, in maniera obbligatoria, a interventi mirati a favore della mobilità ciclistica: quindi, piste ciclabili e affini.”

Vi riproponiamo le vecchie cartoline disegnate a suo tempo da Aldo Monzeglio per la Campagna 3%.

Cari parlamentari, per favore, non fatecele ridisegnare con il 2%. Questa volta bisogna che il provvedimento passi, e in fretta!! L’Italia è già troppo indietro rispetto un’Europa che investe in mobilità ciclistica; su quella urbana quotidiana per riqualificare e rendere più vivibili le nostre città, su quella cicloturistica per favorire un turismo che risolleva economie e territori.