Il futuro va in bici. Intervento dell’on. Paolo Gandolfi.
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“Il Codice della Strada parla della strada ma in realtà si occupa dello Spazio Pubblico, quindi è il Codice delle relazioni tra le persone nello spazio pubblico”. Molto stimolante l’intervento dell’on. Paolo Gandolfi ​all’Assemblea nazionale FIAB, svolta a Firenze lo scorso aprile.

 

Ricordiamo che l’on. Paolo Gandolfi è il coordinatore dell’intergruppo parlamentare per la “Mobilità Nuova e mobilità ciclistica”, al quale aderiscono deputati e senatori di diversi schieramenti. Gruppo a cui FIAB fa riferimento per portare in parlamento le proposte a favore della mobilità ciclistica.

 

Potete leggere l’intervento in queste pagine (grazie a Luciano Lorini per la “sbobinatura”!) oppure vederlo ed ascoltarlo su Youtube.

 

 

Assemblea Generale FIAB Firenze 17-19 aprile 2015

Convegno “IL FUTURO VA IN BICI” 18 aprile 2015

 

Lasciamo la parola all’onorevole Paolo Gandolfi. Credo sia conosciuto nel nostro ambiente, quindi non ha bisogno di particolari presentazioni. Ricordiamo solo che è membro del gruppo interparlamentare della Mobilità Nuova e degli Amici della Bicicletta, quindi una funzione molto importante e strategica.

 

On. Paolo Gandolfi:

 

Grazie dell’invito. È sempre un piacere enorme essere qui con FIAB.

 

L’unica cosa è che c’era questo impegno ieri a Cagliari, era fissato da tanto tempo, quindi ho dovuto dare la priorità. Però è importante, l’opportunità di girare l’Italia, di andare a parlare dei nostri temi (perché poi io vado a parlare sempre e solo di quello..). Ieri sera si parlava di Mobilità Sostenibile, gli ho spiegato che d’ora in poi non si usa più il termine sostenibile, perché la Mobilità DEVE essere sostenibile, quindi non abbiam bisogno di declinarlo; che si parla di Mobilità Nuova.. Comunque è stata un’occasione molto importante, perché ho visto che c’è molta sensibilità, molta attenzione, quindi era anche importante che facessi questo passaggio. Quindi mi scuso, perché mi trovo a intervenire fuori dal dibattito che avete già fatto, è comunque opportuno, perché è sempre un piacere essere qua e scambiarsi le opinioni.

 

Le novità, più o meno, le sapete tutte, diciamo anche rispetto all’anno scorso, abbiamo concluso parte del lavoro di cui avete parlato nella giornata di ieri, quindi almeno come Camera dei Deputati abbiamo concluso l’approvazione della delega sul Codice della Strada, che per ora non ha dei contenuti, diciamo così, cogenti, nel senso che essendo una delega scatta poi come norma solo a seguito della riscrittura vera e propria del Codice della Strada. Però oggi possiamo testimoniare a valle di tutto il percorso fatto alla Camera e di quello che è successo nel frattempo al Senato, possiamo testimoniare che quei contenuti che noi ritenevamo molto avanzati nei confronti della Mobilità Nuova, e in particolare della Mobilità ciclistica, quei contenuti evidentemente c’erano e davano anche un po’ fastidio. Lo dico perché su quei contenuti sono partite delle discussioni.. (qualcuno di voi si ricorderà l’estate scorsa il tentativo di far fuori la norma per il doppio senso ciclabile nei sensi unici). Molto più di recente al Senato, tramite un parere che veniva dalla Commissione Bilancio era stato sostanzialmente svuotato il testo, ma anche questo assalto l’abbiamo in qualche misura recuperato, ma a questo punto dovremo essere a posto e garantire che il testo, non voglio usare uno slogan che stanno usando altri “neanche una virgola”, insomma, non pretendo che non sia modificata neanche una virgola, anzi, pretendo che sia migliorato dal Senato, però men che meno che vengano sottratti quegli elementi che caratterizzano le qualità e la novità del Codice della Strada, ben consapevole che il Codice della Strada non è lostrumento con cui cambiamo la Mobilità in Italia, però oggi ci han dato in mano la possibilità di cambiare quello, facciamolo, perché così superiamo anche quelle frustrazioni che molti di voi come associazioni ma credo anche molti amministratori, come è toccato a me, dovevamo subire ogni volta che anche nel piccolo delle nostre città cercavamo di migliorare qualcosa e ci trovavamo sempre degli ostacoli di natura legislativa, a volte anche semplicemente burocratica cioè a volte semplicemente la difficoltà ad interpretare una norma, non necessariamente una norma contraria..

 

Credo però che l’elemento che più di tutti rappresenti una novità che in una qualche maniera segna il fatto che quella sfida è stata colta ed è stata vinta è che non certamente per le nostre motivazioni però che c’è stato un cambio anche al Ministero dei Trasporti che era il nostro interlocutore e che era il soggetto diciamo anche in una qualche misura “concorrente” rispetto al disegno del Codice della Strada che avevamo pensato. In questo senso devo dire che il fatto che sia diventato ministro il mio ex sindaco, al di là della gratificazione perché è una persona che conosco e stimo molto, Graziano Delrio, dal punto di vista soprattutto etico, cosa che sappiamo all’interno del mondo dei lavori pubblici quanto sia fondamentale, anche senza pensare ai problemi della bicicletta, ma pensando anche propriamente ai Lavori Pubblici come tali, ma soprattutto perché so che su questi temi è convinto, la visione è giàsua, cioè non ha bisogno di essere trascinato e portato. Di nuovo, il Ministero del Lavori Pubblici e dei Trasporti (o meglio sarebbe meglio chiamarlo Trasporti e Infrastrutture, però insomma diciamo che questi sono i contenuti), anche quello non sarà in grado di cambiare completamente le condizioni la vita degli italiani dal punto di vista Mobilità, però cominciamo a mettere insieme due punti importanti.

 

Perché se si cambia il Codice della Strada, che è come si diceva, sostanzialmente (io addirittura, nella relazione della legge, prendendomi forse una libertà, l’ho definito “forse il più importante social network concreto, materico che esiste”) perché è lo strumento attraverso cui fai funzionare le relazioni tra i cittadini all’interno di un intero paese, visto che la legge ha un valore nazionale, visto che è lo strumento che li fa dialogare, se li vuoi far dialogare, oppure li fa scontrare se li vuoi far scontrare, ma proprio nel luogo in cui si incontrano, che è lo spazio pubblico, tant’è vero che anche qui una definizione che abbiamo introdotto e che ho capito essere stata apprezzata ed essere diventata un po’ anche un punto di riferimento che il Codice della Strada parla della strada ma in realtà si occupa dello Spazio Pubblico, quindi è il Codice delle relazioni tra le persone nello spazio pubblico, perché poi alla fin fine non sono i veicoli che ci interessano ma sono le persone che usano i veicoli o che eventualmente anche non li usano, perché come si diceva ieri sera, non so se l’Italia è mai stato il paese delle automobili, ma è sicuramente il paese delle scarpe, quindi non ci dobbiamo mai dimenticare che c’è anche una maniera di muoversi a piedi, e che forse fa scopa con una delle più importanti industrie nazionali.

 

Battute a parte, il Codice della Strada ha quella caratteristica se anche il Ministero dei Trasporti riesce a recuperare quell’enorme vuoto che c’è nella politica italiana non solo nell’azione del Governo ma proprio nella cultura politica e in parte anche nella cultura tecnica di chi in una qualche maniera fa andare le cose a livello nazionale, di chi si occupa di trasporti, che è l’assenza di una visione forte sulla Mobilità urbana e su come la Mobilità urbana debba diventare centrale anche nella visione nazionale, perché di quello ci dobbiamo occupare.

 

Ieri sera, ve lo dicevo prima, ero in Sardegna, e c’era presente anche l’ex presidente di regione Soru, che come sapete è un imprenditore di Internet, del Web, una persona che, vi assicuro, si è quasi commosso all’idea che la Mobilità smetta di essere un elemento funzionale per la città, cioè puramente la necessità di muoversi da un luogo all’altro e diventilo strumento attraverso cui cresce e si rafforza la capacità di relazione e quindiintrinsecamente l’intelligenza, la capacità di creatività e di produzione intellettualeche le città possono esprimere, perché, diavolo, sono fatte per quello, in fondo in fondo, le città. E’ vero che ci siamo tutti, nei secoli dei secoli, inurbati in ragione del fatto che si veniva a cercare un posto di lavoro però è altrettanto vero che nell’ultimo secolo tutte le città europee (e guardate, quelle che vanno di più in bicicletta sono quelle che l’hanno capito per prime e che il processo di industrializzazione l’hanno vissuto per prime) sono tutti soggetti che le città del futuro, in un territorio come l’Europa occidentale, vivono se sonoin grado di fare dialogare e parlare i cittadini tra di loro. All’incrocio, dentro alle automobili, ognuno di noi, anche la persona più perbene, proprio quello che non ha mai detto una parolaccia in vita sua, ma che genere di relazioni riesce ad instaurare con gli altri cittadini della sua città? A chi non è capitato di mandare a quel paese qualcuno dall’interno della propria macchina in relazione del fatto che quel rapporto sociale è non mediato, è troncato dall’impossibilità di comunicare l’un l’altro. Ma guardate che la sociologia (e qualcuno dice giustamente la sociologia del traffico che dovremmo introdurre nella disciplina per la costruzione delle leggi e delle decisioni che si prendono rispetto alle nostre città) la sociologia che genera il traffico automobilistico in termini di soddisfazione e di costruzione di un rapporto di confidenza nei confronti dei propri concittadini e della propria città è devastante. Uccide sostanzialmente la capacità di una comunità di costruire qualcosa insieme. Adesso, riuscire a costruire questo ragionamento, dargli un senso, con mia grande sorpresa ieri sera, per esempio, per esempio ha effettivamente come dire sfondato il cuore di questa persona che pensavo essere distantissima dai temi nostri, della Mobilità. Proprio perché, probabilmente lui, parlo sempre di Soru, è sensibile al tema delle comunicazioni..

 

Perché io mi accontento come dire, di incrociare una persona, di sorridere e salutarla ed eventualmente fermarmi a scambiare qualche parola. Ma come funzionano oggi le città, come funzioniamo noi che siamo connessi costantemente ovunque, e anche nello spazio pubblico, queste relazioni possono essere anche fertili in termini di scambio di idee, immediata connessione con un’altra parte del mondo e quindi sostanzialmente esportazione nello spazio pubblico delle attività che più ci piace fare che è quella delle relazioni con lealtre persone. Ma quanto diventano più belle, quanto migliorano le nostre città se, non solo le piazze, non solo Piazza della Signoria pedonalizzata, o le più belle strade dei centri storici, ma anche i nostri quartieri di periferia diventano luoghi in cui il rapporto tra le persone può avvenire anche per caso, e anche semplicemente nel momento in cui ci si sposta da un luogo all’altro. Quando si è capito che forse il fattore tempo non è un fattore nemico, non è un elemento che ci ostacola nella nostra esistenza, ma è un fattore su cui possiamo anche contare in quella fase, che quindi è la scommessa, il paradigma non è quello di annullare iltempo dello spostamento, ma quello di renderlo fertile, renderlo vivo, renderlo fattore diricchezza. Questa cosa noi l’abbiamo già vinta questa partita (come italiano, dico, non come FIAB o come amministratori o gente strana) nelle nostre piazze, perché oggettivamente ce le invidiano tutti. Però non è possibile che arrivati alla soglia dei viali delle circonvallazioni il pedone, il ciclista, la persona che in una qualche maniera si presenta al mondo alla strada allo spazio pubblico, semplicemente col suo corpo, si senta un oggetto estraneo, minacciato, e necessitato di correre, scappare il più rapidamente possibile da quel luogo. O che trovi degli ostacoli insormontabili, se semplicemente ha deciso che per sua convinzione personale lo spostarsi lo vuol trasformare in un’occasione di salute per se stesso, di movimento, di godimento dell’ambiente eccetera.

 

Ecco che intervenire sulla città non più intesa come centri storici, ma inteso come il resto del tessuto urbano, trasformare lo spazio pubblico, quindi non inteso come Piazza della Signoria, ma inteso come la circonvallazione, come le strade delle nostre periferie, in luoghi dove è facile incontrarsi, dove appunto, ormai attraverso una formula che uso spesso, dove alla fin fine un bambino possa permettersi di girare da solo, giocare in strada, è sostanzialmente la sfida vera che sottende ogni sforzo che si cerca di fare. Poi dopo, che questo sforzo sia tradotto correttamente all’interno di un buon Codice della Strada, lo vedremo solo alla fine del percorso, perché comunque è una “palude cambogiana”, quindi ce n’è ancora di lotte da fare prima di arrivare a portare a casa il risultato. Però l’importante che l’ispirazione che noi cerchiamo di mettere anche in quella fredda norma è questa: tu non ti stai più occupando, ministero dei Lavori Pubblici, questo Codice della Strada non lo devi pensare come lo strumento per far funzionare meglio il traffico; non lo devi neanche solo più pensare come lo strumento per evitare che la gente muoia, si uccida in strada (che è pure importantissimo). Lo devi pensare come lo strumento che fa sì che i tuoi cittadini italiani, ovvero l’80% di essi, perché l’80% degli spostamenti avviene dentro le città, facciano questa parte della loro vita, che in alcuni casi, nel caso delle grandi città, può essere anche molto tempo, la facciano nelle condizioni migliori, e soprattutto in condizioni di restituire qualcosa in termini di capacità di relazione, di invenzione, di creatività alla città stessa.

 

Noi che ci muoviamo in bicicletta in città questa cosa l’abbiamo già capita. Io stesso nell’andare (adesso, Roma è un contesto diverso, faccio un passo indietro e torno alla mia città d’origine) nell’andare al lavoro avanti e indietro in bicicletta, potendo sfruttare degli spazi dedicati, tranquilli, calmi, che quindi non ti generano la preoccupazione che è la strada (anche se come ciclista urbano delle volte la strada torna anche comoda, quando hai un po’ di fretta, perché poi si ha fretta anche come ciclisti delle volte, non è che..) però, sfruttando questi spazi che poi sono le piste ciclabili o comunque gli spazi dedicati, essendo questi luoghi nati per le biciclette poi stati colonizzati dai pedoni, eh, ragazzi, viene naturale: se fai quel percorso tutte le mattine, guardate, la terza la quarta, la settima mattina, le persone cominci a salutarle, eh.. vi assicuro. Dopo, quando le incontri, più o meno alle stesse ore.. passato un mese ti capita anche di fermarti a parlare. Guardate che è un cambio radicale rispetto alla condizione attraverso cui impostavi.. non è una cosa da poco perché sembrano fantasie, è una maniera di cambiare l’idea della città e la maniera con cui si vive e ci si relaziona. Guardate che si recupera in termini di qualità della vita forse di più di quanto si possa fare con interventi diciamo.. d’accordo il Governo deva dare lavoro agli Italiani, questa è la priorità, però insomma bisogna anche cominciare a pensare come si vive e quindi come si garantisce..

 

Ci occupiamo quest’anno di un tema fondamentale come paese e credo che lo facciamo in maniera intelligente , che è quello dell’alimentazione, intuendo e spiegando anche al resto del mondo che l’alimentazione non è solo un problema di qualità, di cosa mettiamo dentro al nostro corpo, ma è anche, diciamo, il punto di incrocio tra l’esperienza di vita, tra forme di lavoro più intelligenti e più sensibili, e perché no, anch’esso un momento di socialità, un momento di relazioni, qual è appunto il momento del cibo. Se riusciamo a spiegare che anche il muoversi intelligentemente, anche la Mobilità Nuova è uno degli asset per il futuro sviluppo del nostro paese, sfondiamo anche questa porta. Allora, non siamo arrivati lì, non ci siamo neanche vicini al traguardo, tantissimo, però sono convinto che parecchia strada l’abbiamo fatta. L’abbiamo fatta, in relazione al fatto che vedo che persone che non avrei mai pensato usano già delle terminologie nuove, anche a Roma, degli ingegneri grigissimi che finora ci avevano sempre dato sul muso delle risposte cattive su ogni richiesta, vedo che si sono tutti innamorati della Mobilità Sostenibile, chissà che non li veda anche un giorno andare in bicicletta.. Il fatto che il Ministro, diciamo così, probabilmente più per farci un saluto, perché io immagino, adesso, non conosco bene l’organizzazione, ma credo che il Ministro, per muoversi in bicicletta, abbia comunque bisogno di una macchina che lo segue, insomma, non era una cosa comunque così facile, che uno fa di scelta sua, però il fatto che ci abbia voluto mandare questo messaggio, andando al primo giorno a Palazzo Chigi e al MIT in bicicletta, che tra l’altro è una bella salita (poi l’ha fatta in discesa e lì era più facile.. e poi aveva la bicicletta a pedalata assistita, bisogna dire..) e abbia pure inforcato un senso unico, sia anche andato senza mani (adesso, il senza mani non c’è nel codice, non prendiamolo come un punto riferimento al momento), però, insomma, è un segnale che ci ha mandato che, almeno in quel settore, su qualche novità possiamo contare.

 

Io, come dire, cercherò di fare in maniera che la nostra voce, insomma, il nostro mondo, la nostra maniera di vedere le cose sia sempre presente nei palazzi romani. Adesso che ne abbiamo forse “conquistato” un altro, cercheremo di tenerlo come un fortino e di portare lì dentro tutta la nostra cultura, tutto il nostro buonumore, tutta la nostra voglia di qualità e di vita della città. Questo è l’impegno che mi sento di testimoniare al convegno di quest’anno e son contento perché, a prescindere da tutto, è comunque un bel passo avanti rispetto agli anni scorsi, quindi mi piace poterlo dire, potervela raccontare così e, che dire, ci troviamo l’anno prossimo, e chissà di non poter portare qualche novità ancora più bella e di poterla festeggiare insieme.

Grazie.

 

Vedi e ascolta questo discorso su Youtube