Caro-benzina e gilet gialli: come la politica può orientare il cambiamento bike friendly?

Caro-benzina e gilet gialli: come la politica può orientare il cambiamento bike friendly?

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“Il presidente Emmanuel Macron si preoccupa della fine del mondo per la minaccia dei cambiamenti climatici, noi ci preoccupiamo della fine del mese”. Così recita uno slogan delle proteste dei gilet gialli in Francia scoppiate nelle ultime settimane dopo la decisione di aumentare il prezzo del carburante. Lo scenario sembra mettere gli uni contro gli altri, automobilisti e persone che hanno la metro sotto casa o possono permettersi di non usare il mezzo privato. In effetti, la rabbia del caro-benzina fotografa una situazione diffusa in Francia, in Italia e in altre parti d’Europa: molte persone non vogliono (e in alcuni casi non possono) fare a meno dell’automobile per gli spostamenti quotidiani. Ma possiamo permetterci di ignorare le conseguenze dei cambiamenti climatici? Ne abbiamo discusso con la presidente Fiab Giulietta Pagliaccio.

«Premettendo che la violenza dei manifestanti va sempre condannata, le ragioni della proteste dei gilet gialli in Francia suggeriscono una domanda non da poco: cosa siamo disposti a fare per affrontare le emergenze del clima? Rinunciare all’automobile è davvero impossibile per tutti?». Secondo la presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta è la politica che deve aiutare e suggerire modelli di trasporto meno inquinanti e più sostenibili. «I cambiamenti sono dolorosi, ma i governi hanno il compito di sostenerli se gli obiettivi sono quelli giusti. L’ambiente è minacciato e stiamo ampiamente pagando, in termini economici e di vite umane, lo scotto della mancanza di politiche ambientali lungimiranti. Facendo un parallelo con la medicina, non bastano più gli antibiotici: bisogna operare perché la malattia è troppo grave».

Guardando a noi, come è cambiata tra gli italiani la percezione e l’urgenza riguardo ai temi ambientali e bike friendly? «Negli ultimi anni registriamo dei miglioramenti, non grossi ma comunque concreti. Dal rapporto Isfort emerge che il 76% degli intervistati vorrebbe più incentivi per la mobilità ciclistica: è compito della politica far sì che questi numeri diventino più ciclisti in circolazione. In altre parole facilitare la mobilità attiva delle persone». L’ambientalismo da salotto, così battezzato dal Ministro degli Interni Matteo Salvini, è una battuta fuori luogo che non rende merito alle tante battaglie di cittadini e cittadine o associazioni come Fiab che hanno contribuito a quel miglioramento registrato anche da Isfort e hanno portato all’attenzione di tanti i temi dell’ambientalismo a tutto tondo.

«Il tema delle città del futuro è politico e non si risolverà aumentando il prezzo del carburante – spiega ancora la presidente Fiab – ma avendo una visione globale dello sviluppo economico che non può che essere sostenibile. E significa tante cose, a partire dalla tutela del territorio e il contenimento dei consumi. Le amministrazioni pubbliche, per esempio, dovrebbero iniziare a far pagare in base a quanto si inquina, a quanto spazio si occupa. Ma gli introiti dovrebbero essere chiaramente reinvestiti nella riqualificazione della città e nel potenziamento dell’offerta di trasporto collettivo». Il diritto allo spazio pubblico e la dieta del traffico valgono gran parte del programma elettorale bike friendly che Fiab ha proposto a tutti i partiti nell’ultima campagna per le Politiche. Nella Legge di Bilancio Fiab ha purtroppo constatato uno scarso impegno da parte del Governo sul fronte mobilità attiva. «Vediamo poche risorse per la bicicletta – commenta Giulietta Pagliaccio – e aspettiamo ancora un ragionamento concreto sulla riforma del Codice della Strada perché finora l’unica misura sul tavolo è quella di aumentare il limite di velocità in autostrada a 150 km/h».