I Navigli tra mobilità e commercio. A Milano il caso del Pavese

I Navigli tra mobilità e commercio. A Milano il caso del Pavese

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Gonfie vele per il Grande, bonaccia per il Pavese. La vicenda dei due Navigli di Milano raccontata pochi giorni fa dal Corriere della Sera ci consente una breve riflessione su una delle zone più vivaci del capoluogo lombardo. E sulle potenzialità della mobilità attiva, quella alternativa all’auto, per il commercio e il quartiere.

Messi sulla bilancia, gli studenti, i turisti e i residenti che animano l’ora dell’aperitivo e non solo pendono decisamente a favore del Naviglio Grande. Isola pedonale, bar e ristoranti affollati sulle vie che lo costeggiano. Dall’altra parte, lungo il Pavese, una pedonalizzazione incompleta e i commercianti che, sempre dai commenti sulla stampa, lamentano un giro d’affari diverso dai colleghi sull’altro canale.

«Uno dei problemi riguarda l’amministrazione: i due Navigli sono di competenza di due diversi municipi, le ex Zone di Milano. Per questo non si è mai avuta un’attività di concerto». Questa parte della diagnosi per Andrea Painini, Presidente di Confesercenti Milano-Lodi-Monza Brianza, che aggiunge tra le criticità del Pavese l’assenza di progetti che avrebbero dovuto arricchire una zona pedonalizzata soltanto in parte.

Diverso il discorso per la mobilità ciclistica sui Navigli di Milano. Strade strette, plateatici e tanti pedoni non favoriscono una circolazione scorrevole per le due ruote. «Si tratta senz’altro di una zona importante e vivace per l’ingresso e l’uscita dal centro di Milano – ci ha spiegato la Presidente di Fiab Milano Ciclobby Guia Biscaro – ma non penso sia una delle zone preferite per i ciclisti». La strada giusta è quella della riqualificazione e della vivibilità. «Ottima la direzione verso la ciclopedonalizzazione, sempre però con un occhio di riguardo per i residenti».