Eben Weiss ĆØ uno dei ciclisti più conosciuti del pianeta, autore del famoso blog Newyorkese Bike Snob. Il quotidiano Washington Post il 15 aprile 2016 ha pubblicato un suo articolo sottotitolato “Casco obbligatorio e spray riflettente dimostrano chi comanda nelle strade”.
Weiss afferma che, in teoria, automobilisti, ciclisti e pedoni dovrebbero condividere la strada, ma in realtĆ cent’anni fa l’industria automobilistica ha rubato la strada pubblica, provocando centinaia di morti ogni anno. Le industrie automobilistiche apparentemente dicono di essere preoccupate della sicurezza degli utenti deboli della strada, ma non ĆØ cosƬ.
Intanto le nuove generazioni nelle cittĆ chiedono strade vivibili, si realizzano piste ciclabili e ogni domenica si chiude una strada per un mercatino di quartiere.
“E i fabbricanti di auto sono cambiati?” si chiede Weiss. Apparentemente si. Ad Henry Ford ĆØ seguito Bill Ford Jr. che sponsorizza il bike sharing. Le industrie automobilistiche producono auto elettriche, oltre a sensori e telecamere. Google e Apple presto renderanno gli incidenti una cosa del passato. “Ma non fatevi ingannare. Ciò che le industrie automobilistiche stanno facendo ĆØ di trasformarci tutti in automobili, iniziando dai ciclisti.”
Il primo passo ĆØ la legge che rende obbligatorio l’uso del casco per i ciclisti adulti, come ĆØ accaduto in California (che richiede anche il gilet catarifrangente la notte). GiĆ ora ogni incidente in cui la vittima sia un ciclista ĆØ sempre colpa del ciclista e non indossare il casco automaticamente equivale a colpevolezza. Ecco perchĆØ ogni volta che si legge che un ciclista ĆØ stato ferito o ucciso, l’articolo parla del casco, anche se ciò non ha nessuna rilevanza con l’incidente (se le gambe del ciclista sono state schiacciate da un rullo compressore a vapore, non ĆØ un crimine… la vittima non aveva il casco!)
Scrive Weiss āPerchĆØ rendere obbligatorio il casco? Per la sicurezza del ciclistaĀ ? Ma per favoreā. Le statistiche sui traumi alla testa sono talmente ambigue che il governo federale americano, che ne aveva esagerato lāefficacia, ĆØ stato smentito con il Data Quality Act.
āForse siete tra coloro che pensano che non indossare il casco equivale ad un suicidio o forse non mettete il casco per non rovinare la capigliatura, o forse invece siete come me, non vi importa dei capelli perchĆØ li perdete comunque, e mettete il casco solo quando prendete la bici da corsa in abbigliamento sportivo, ma non lo prendete quando girate in bici in cittĆ vestiti normalmente. Il punto ĆØ si può scegliereā.
Ecco perchĆØ le industrie automobilistiche e i politici che le sostengono vogliono leggi pro-casco. Prima di tutto obbligare le persone a mettere il casco sposta le responsabilitĆ sui ciclisti ed assolve i governi dal non costruire migliori infrastrutture e gli automobilisti dal rispettare le misure sul traffico.
Volete la sicurezzaĀ ? Non costruiamo piste ciclabili perchĆØ in ogni caso tolgono troppo spazio ai parcheggi per le auto. Mettevi lo stupido copricapo in plastica e tutto andrĆ bene. Ecco fatto.
In secondo luogo le leggi pro-casco scoraggiano l’uso quotidiano della bici, rendendo il pedalare più scomodo e dando l’impressione che andare in bici ĆØ più pericoloso di quello che ĆØ in realtĆ . In Australia molti studi hanno dimostrato che l’obbligatorietĆ del casco ha avuto l’effetto di diminuire il numero dei ciclisti piuttosto che di metterli in sicurezza. Basta guardare lo share delle bici nel traffico a Melbourne. Quasi nessuno usa la bici perchĆØ prima si deve comperare un casco. D’altra parte, in paesi come l’Olanda e la Danimarca, dove i ciclisti sono numerosissimi, un ciclista con il casco ĆØ raro quanto un automobilista con il casco in America. Eppure se la passano piuttosto bene. Forse perchĆØ hanno le infrastrutture per la bici e perchĆØ credono che un automobilista sulle strade pubbliche deve essere responsabile di non uccidere le persone con il suo mezzo.
Weiss contesta anche la Volvo, che vorrebbe āche i ciclisti si cautelino ancora di più e si spruzzino con qualcosa che si chiama « LifepaintĀ Ā» (vernice della vita) cosƬ da brillare nel buio. Questo ĆØ un altro modo per gli automobilisti di scrollarsi di dosso ogni responsabilitĆ per ciò che fanno ad altri utenti della strada con i loro veicoliā.
CosƬ i politici vogliono leggi per rendere obbligatorio l’uso del caso e le compagnie automobilistiche suggeriscono di spruzzarci dalla testa ai piedi con vernice che brilla nella notte. Andando di questo passo non ci vorrĆ molto perchĆØ ci voglia un permesso o la registrazione per usare la bici e bisognerĆ indossare un enorme Dayglo fosforescente con circuito illuminante, uno di quei « smart hatsĀ Ā» e un GPS sul didietro per non essere investiti da una Apple iCar.
Poi saranno i pedoni ad essere presi di mira. Se trovate fastidiosi i ciclisti non ridete troppo a lungo. Presto cammineremo tutti in cittĆ come Dynamo nel film Ā«L’implacabileĀ» e non dite che non vi ho avvertito.
Libera traduzione di Doretta Vicini e adattamento di Stefano Gerosa
FIAB ed ECF (la Federazione Europea dei Ciclisti) sono favorevoli allāuso del casco ma contro lāobbligatorietĆ per legge (e contro le campagne pro-casco di stampo āterroristicoā).
In questa sezione del sito potete trovare vari articoli, tra cui:
– il documento che spiega le posizioni di ECF
– il documento che spiega le posizioni di FIAB
– la recente mozione congressuale FIAB che chiede prioritĆ per la sicurezza attiva dei ciclisti (non scaricare sui ciclisti e sullāutenza vulnerabile lāonere della sicurezza, in linea con alcuni concetti espressi nellāarticolo)
