La maggioranza di governo ha blindato il testo del disegno di legge di riforma del Codice della Strada in discussione alla Camera dei Deputati che oggi è stato approvato nonostante le tante proteste che si sono avvicendate nelle scorse settimane, nonostante il tam tam mediatico e le forti critiche sollevate su molteplici fronti. Il cosiddetto “Codice della strage” prosegue indenne il suo iter e passa al Senato. A quanto pare non c’è spazio ad oggi in Italia per recepire delle norme che se da una parte in Europa sono ormai sempre più una prassi consolidata e condivisa, da noi possono essere solo il frutto delle decisioni lungimiranti ed individuali di amministrazioni locali che con le regole introdotte saranno di sempre più difficile realizzazione.
Nuovo codice della strada: è mancato il confronto politico
Il rifiuto di un confronto politico che avrebbe dovuto basarsi sui numeri e sulle evidenze scientifiche con l’unico obiettivo di tutelare la sicurezza e la vita delle persone sulle strade italiane è stato scritto nero su bianco dai banchi della Camera dei Deputati. Infatti, uno ad uno, sono stati respinti tutti gli emendamenti presentati proprio allo scopo di cambiare il corso di un disegno di legge che fin dalla sua prima presentazione anche FIAB non aveva esitato a definire inefficace e dannoso. Confronto politico al cui posto risuona stridente il tentativo di definire ideologiche, da parte del Ministro dei Trasporti, le battaglie di chi da mesi porta avanti le proprie istanze chiedendo un dibattito onesto basato sulla realtà di numeri e dati scientifici.
“C’è ancora spazio per un dialogo”: FIAB cerca il confronto con il Senato
Sulle strade, soprattutto su quelle urbane, si muore in primo luogo (ed è bene ripeterlo ancora una volta) per l’alta velocità, per la distrazione alla guida e per il mancato rispetto di precedenza agli utenti più vulnerabili. Poca educazione, pochi controlli, infrastrutture inadeguate e sempre più lontane dalla trasformazione e rigenerazione urbana che ognuno di noi può toccare con mano varcando i confini nazionali dove i numeri riguardanti l’incidentalità vanno, guarda caso, in una direzione opposta a quella italiana. Se veramente c’è un obiettivo comune di salvare vite, la strada per perseguirlo è una sola.
Luca Polverini, consigliere nazionale FIAB, ha seguito da vicino il coordinamento delle mobilitazioni e commenta: “C’è ancora spazio per un dialogo, per un cambio di rotta e sicuramente faremo tutto il possibile, come già avvenuto in queste settimane ed in questi mesi con iniziative locali e nazionali Occorre ascoltare la voce della società civile, delle associazioni che si occupano di mobilità sostenibile e di quelle dei familiari vittime della strada. Occorre avviare un confronto tecnico con le centinaia di esperte ed esperti in materia che in questi mesi hanno espresso il loro giudizio negativo su questa riforma e recepire le linee guida sul quadro strategico dell’UE per la sicurezza stradale 2021-2030 – Raccomandazioni sulle prossime tappe verso l’obiettivo “zero vittime”.
Prima di tutto però è necessario leggere e comprendere i numeri che gli stessi Ministeri italiani, l’Istituto nazionale di statistica e l’Automobile Club d’Italia diffondono ogni anno sull’incidentalità e, più semplicemente, anche provare osservare con occhi sgombri da preconcetti quello che succede sulle strade ogni giorno. Perché l’evidenza ancora prima che dai numeri passa proprio attraverso un’esperienza quotidiana da cui questa riforma è purtroppo totalmente sconnessa, nonostante la realtà sia sotto gli occhi di tutti.
“Oggi è una giornata triste”, le parole dei familiari delle vittime sulla strada
La Camera dei Deputati ha votato senza accogliere nessuna delle richieste avanzate da mesi in sede parlamentare e, con grande vigore, nelle ultime settimane dalle associazioni familiari vittime sulla strada e da oltre 40 piazze in tutta Italia, animate da associazioni e attiviste/i per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile.
“Oggi – dichiarano Paolo Pozzi e Angela Bedoni, genitori di Lucia, investita e uccisa a 17 anni, nella notte di Natale del 2004, a Melegnano – è una giornata triste per l’Italia: l’approvazione alla Camera del nuovo Codice della Strada è una brutta notizia perché questa riforma rappresenta un passo indietro per la tutela della vita umana. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: troppe persone muoiono a causa della velocità delle automobili, nel nostro Paese, quasi il doppio rispetto agli altri paesi europei. È la prima causa di morte tra i giovani, proprio come nostra figlia Lucia. Ma il nuovo codice, insieme a decreti e direttive, limita gli autovelox, ostacola i provvedimenti comunali di riduzione della velocità e addirittura delega il governo ad aumentare i limiti, ad esempio. E moltissime altre sono le norme critiche come denunciamo da tempo. Per questo motivo chiediamo al Governo Meloni e a tutte le forze di maggioranza e opposizione di riscrivere in profondità insieme alle nostre associazioni la riforma del Codice della Strada, che dovrà essere discussa al Senato nelle prossime settimane, eliminando tutte le gravi criticità dell’attuale testo e inserendo le norme necessarie invece mancanti”.
Anche la CIGL manifesta il suo disappunto
A ridosso della votazione si fa sentire ance Cigl Milano che diffonde un messaggio di forte preoccupazione, in cui si dice che dietro ad un inasprimento delle sanzioni a carico dello stato psico-fisico di chi abusa di alcool e/o utilizza droghe, si nasconde un arretramento sulla prevenzione in materia di sicurezza stradale. A maggior ragione se si considera che la maggior parte degli incidenti stradali si registra nelle aree urbane.
Nel comunicato leggiamo: “Ogni giorno milioni di lavoratrici e lavoratori si spostano in automobile per recarsi a lavoro. Ogni giorno decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori utilizzano veicoli a motore per lavoro guidando automobili, furgoni, autobus e mezzi pesanti. Ogni giorno migliaia di riders si riversano nelle strade della nostra città in biciclette e scooter per consegnare cibo e bevande. Nel 2023 in Italia si sono registrate quasi 100.000 denunce di infortunio nel solo tragitto casa-lavoro, di queste quasi 300 con esito mortale. L’assenza o la limitazione della prevenzione mette a rischio l’integrità fisica e la vita di chi lavora. Se si diminuisce la velocità nelle città, se si fanno più piste ciclabili, se si regolamenta la circolazione dei mezzi pesanti nelle aree urbane si diminuiscono i rischi”.
Dati importanti da Bologna: in diminuzione collisioni e vittime grazie alla Città 30
Intanto da Bologna arrivano numeri importanti che confermano la validità del modello Città 30, tanto osteggiato dal Ministro Salvini. Nelle prime otto settimane di Città 30 (15 gennaio – 10 marzo 2024), sulle strade urbane si sono verificati in totale 377 incidenti, di cui 1 mortale, 252 incidenti con feriti (che hanno provocato 304 persone ferite), nessuno con feriti in prognosi riservata e 124 incidenti senza feriti.
Nelle stesse settimane dell’anno scorso (16 gennaio – 12 marzo 2023) gli incidenti erano stati in totale 452, di cui 3 mortali, 296 incidenti con feriti (che avevano provocato 377 persone ferite), 1 con ferito in prognosi riservata e 152 senza feriti. In termini percentuali si tratta quindi di un calo del 16,6% degli incidenti totali -19,4% persone ferite (che corrisponde a 73 persone in meno rispetto allo scorso anno), -18,4% di incidenti senza feriti, due incidenti mortali in meno.
“Meno velocità uguale a meno incidenti e meno gravi – è il commento dell’assessora Valentina Orioli -: come già accaduto nelle città europee che l’hanno adottata prima di noi, grazie alla Città 30 anche Bologna dopo due mesi di applicazione continua a registrare trend reali positivi per la sicurezza stradale e la tutela della vita umana.
Siamo consapevoli di aver chiesto ai cittadini un cambiamento di abitudini alla guida: è importante che i bolognesi sappiano che, dati alla mano, il loro impegno sta portando concretamente ogni giorno a salvare vite e a ridurre il numero di persone e famiglie colpite dagli effetti negativi delle collisioni stradali nella nostra città. Non dimentichiamo che ogni giorno in Italia muoiono in strada 9 persone; ricordare questo dato ci fa capire quanto questo impegno sia importante per la nostra comunità”.